Se dovessi rispondere, prenderei pezzi di ognuno dei vostri ultimi interventi e li unirei, in quanto per me ognuno di voi ha detto cose giuste.
Ora vi pongo un'altra questione, che a me personalmente preme. Non avendo competizioni, noi riserviamo una parte importante dell'allenamento allo sparring. E all'interno dello sparring, una parte si fa a contatto pieno e con tutte le protezioni (guanti da almeno 12 once, paratibie, corpetto leggero, conchiglia, caschetto e paradenti, o caschetto e griglia). Questo momento non è paragonabile a un incontro su un ring, ma cerca di avvicinarcisi. Però non avendo arbitri, gli arbitri sono i contendenti stessi. Questo fa sì che, come diceva Jack, ogni sessione di sparring faccia storia a sé. Da un lato non c'è nessuno che sancisce (a parte i ko, che a volte sono capitati) la vittoria di uno sull'altro, dall'altro però pone i contendenti di fronte al fatto che devono capire da sé tutta una serie di cose (colpo da ko, tecnica giusta o sbagliata, superiorità o inferiorità, etc.).
Ovviamente noi non ci si stacca la testa a mazzate, ma per esempio, se ho aperto la guardia e sono entrato al volto con un calcio e una combinazione di pugni e il mio avversario è inerme, non gli salto sulla testa con tutti e due i piedi ma mi fermo perché per me "è finita lì".
Però a volte mi chiedo (e dopo questo preambolo chilometrico arrivo alla domanda): nella realtà, o su un ring, sarebbe davvero finita lì, oppure sbaglio a giudicare?