Comunque ritengo il chi sao un esercizio utile e la sua mancanza, a mio parere, sul lungo termine, sarebbe peggiorativo per il percorso.
Cerco di "estendere" un po' la mia domanda.
Anche da noi ci sono degli esercizi di "base" per apprendere dei principi. Però, una volta "trasportati" nella pratica (sparring e altre cose), questi esercizi non si fanno più, in quanto si continua a studiare il principio nella sua "applicazione finale".
Invece mi pare che il chisao accompagni il percorso sempre, giusto?
Mi autoquoto
mi e' sembrato che nel wc questo si attui attraverso una sorta di chiusura\compressione della struttura ... tipo " cavalcare una capra "
sbaglio?
Quali tipi di vantaggi ha questo approccio? ci sono "controindicazioni" ?
Dorjie questo non lo so, ripeto sono un giovane praticante, ma a mio parere dovrebbe proprio funzionare così almeno in parte, perchè ovviamente se parliamo di chi sao come principi allora sì, deve essere propedeutico al combattimento, sparring e quant'altro ed utilizzato in quei contesti, se parliamo di chi sao come esercizio credo che la pratica vada sempre un pò "rinfrescata" e mai abbandonata del tutto.
Un pò come il tui shou, conosco qualche praticante, anche avanzato, che comunque fa sempre tui shou, poi non so se più in avanti viene abbandonato, ma mi pare di no.
Per te iperbole rispondo citando un articolo di cui non conosco la fonte, sicuramente non mio, ma molto interessante che esprime bene le mie idee:
Siete dei moderni atleti del combattimento. Andate in palestra. Fate sparring. Usate i colpitori. Correte. Vi allenate per sviluppare degli attributi, e probabilmente questo allenamento è sistematico, progressivo e progettato per portarvi dal punto A (dove siete ora) al punto B (dove dovete arrivare).
Anche se i metodi di allenamento personali e le attrezzature sono cambiati nel corso degli anni, la necessità di allenarsi certamente non l’ha fatto.
Cosa c’entra tutto questo con forme come Siu Lien Tao, Chum Kiu ecc.? Diamine se c’entra!
A volte si sente dire che le forme sono una sorta di alfabeto e di grammatica per gli allievi, un modo semplice per avere a portata di mano tutte le tecniche e le loro applicazioni. Questa definizione, che in sé non è errata, spiega però solo il contenuto delle forme, e non il modo in cui sono strutturate e organizzate.
Perché nella Siu Len Tao si sta fermi? Perché nella Chum Kiu si ruota e ci si muove? Perché nella Biu Jee si ri-gira e ci si ri-muove? È solo una progressione strategica? O c’è dell’altro?
Nei moderni sport da combattimento c’è bisogno di sviluppare prima alcune funzionalità di base e di raggiungere un certo livello di forma fisica. Si devono sviluppare la basi e la capacità di esercitarle abbastanza per ottenere dei benefici dall’allenamento. Parlando di programmi, si inizia da un livello introduttivo e poi, quando il corpo e la mente si abituano e i benefici iniziano a palesarsi, si passa a un programma più impegnativo. Una nuova sfida. L’autocompiacimento sparisce e ci si deve adattare di nuovo. E di nuovo. E di nuovo.
Tutto questo lo sappiamo oggi e credo lo sapessimo anche allora.
Prendete la Siu Len Tao. State lì fermi sul posto e muovete le braccia. Ma non funziona così. Mentre state fermi sul posto state correggendo la postura, rafforzando la struttura interna e iniziando a sviluppare potere. Nel sistema che ho imparato ci si allena MOLTO a creare le fondamenta del potere “a spirale”. Questa è una forma (scusate il gioco di parole) di Yik Ging (Yi Jing, “Metamorfosi dei tendini”). Insegni al tuo corpo una modalità di movimento differente, e lo fai in maniera non troppo dissimile dai moderni circuiti di allenamento. Un braccio e poi l’altro. Ruoti da una parte e dall’altra. Su e giù. Avanti e indietro. E il tuo corpo impara a sostenere tutto questo dai piedi attraverso ginocchia, anche/vita e torace.
Poi, quando il corpo si abitua alla Siu Lien Tao e al suo allenamento, quando ormai è diventato tutto abbastanza semplice, si passa alla Chum Kiu, e si affronta uno spettro di movimenti più ampio. Stessa cosa con la Biu Jee. E quando si è arrivati al massimo di ciò che gambe e braccia possono fare, ecco che il manichino aumenta il carico di lavoro e di stress. Poi arrivano il peso del bastone lungo, e la complessità dei due coltelli.
In maniera similare procede, parallelamente, l’allenamento a coppia: da prestabilito a libero, da leggero a pesante, da lento a veloce, da fisso a in movimento. Tutto fa parte dell’addestramento.
Tutto questo meccanismo si guasta nel momento il cui il Wing Chun Kuen diventa un affare, quando gli allievi vengono fatti stare fermi a muovere le braccia non finché il loro corpo non ha raggiunto un certo livello di addestramento, ma finché non c’è il rischio che si stanchino (e quindi viene dato loro nuovo “materiale di studio” semplicemente per non farli andare via. Vengono munti come mucche, non addestrati come allievi.
In un passato non troppo lontano, i grandi maestri studiavano per pochi anni, non per i decenni che a volte vediamo oggi. Conoscevano il loro Sifu, si addestravano senza posa, combattevano, miglioravano, e poi andavano per la loro strada. Quando praticavano la Siu Lien Tao non stavano perdendo tempo: stavano investendo il loro tempo, si spaccavano il culo per tirarne fuori il massimo risultato possibile.
Immaginate che un moderno personal trainer vi metta su un tapis roulant, impostato a velocità minima, vi dica di iniziare a camminare e vi prometta che, a furia di farlo, un giorno raggiungerete l’illuminazione e diventerete dei centometristi.
Sembra una follia, vero? E allora perché non dovrebbe valere lo stesso con il Wing Chun Kuen? È diverso solo perché viene dalla Cina e non dalla palestra sotto casa?
Le forme non sono inutili, ma spesso lo è il modo in cui vengono allenate. Le forme hanno una funzione molto specifica e, usate in questo modo, sono uno strumento importante sulla strada dell’apprendimento. Bisogna solo assicurarsi che vi accompagnino lungo quella strada nel modo più efficace possibile