Se c'è una cosa che dovrebbe accumunare tutte le arti marziali orientali è il miglioramento di se stessi, ciò vuol dire necessariamente avviare un processo di trasformazione. Cammin facendo con gli esercizi che fai per migliorare il tuo insieme corpo - mente potrai imparare a colpire con la spada, o a proiettare o a colpire. Qui inizia l'arte marziale vera e propria, cioè la specializzazione, ma senza il corpo trasformato resta solo l'arte senza la sostanza.
Mai detto il contrario
L'obiettivo è il nostro essere, non l'arte. Me ne fotto dell'arte, io voglio cambiare me stesso. Fammi fare taiji, chi kung, muai thai, judo karate ecc. ... Non me ne frega. Quello che m'importa è fare ciò che mi migliora meglio con l'insegnante che mi fa migliorare meglio. Per me può girare in calza maglia e dire che che fa il pantera rosa jitsu. Non m'importa. Mi sarebbe piaciuto trovare un insegnante così nell'arte che piace a me, ma o sempre tempo per provare quell'arte e verificare i risultati, che se non ci saranno, vorrà dire o che ho sbagliato maestro o che ho dei limiti insormontabili.
Un maestro in calzamaglia rosa, uno con un kimono e un'altro con la tutina di seta...facciamo na sfilata?
Ogni metodo/arte porta a dei risultati proprio di quel metodo/arte e non delle persone che lo perseguono.
Ogni persona che pratica una AM lo fa per imparare a difendersi e non per danzare o per correre piu' veloce. Per queste ultime ci sono altri metodi.
Il cambiamento e' insito in ogni percorso, anche nella vita stessa.
Qualunque maestro insegna secondo un SUO metodo, anche il più ortodosso. Ci sono un miliardo di modi d'insegnare, quello migliore è quello che mi fa migliorare al massimo. Non funziona? Cambio insegnante, punto e a capo, molto semplice.
Se cerchi e guardi ci sono un miliardo di modi d'insegnare il taiji ... E allora? Qual è quello giusto? Io credo quello che fa al caso mio.
Vedrò io di utilizzare nella mia vita quel miglioramento che quell'insegnante con il suo metodo è in grado di fornirmi. Smettiamola con l'impazzire con dei kata che t'insegnano a entrare sul tatami con il piede sinistro e uscire con il destro, senza fornirti i fondamenti per lavorare su te stesso in un modo che comprendi e che puoi studiare per migliorare sempre più.
Occhio alla penna!
Ogni maestro ha un SUO modo di insegnare ma OVVIAMENTE segue il metodo che gli e' stato trasmesso. Se no che fa, se lo inventa?
Qui non si parla di modi di insegnare ma di un metodo/sistema.
In giro ci sono centinaia di "scuole/metodi di tjq" e non di modi di insegnare IL tjq. A volte un percorso puo' essere limtato a pochi esponenti, a volte puo' contare varie persone, ciascune con il suo modo di insegnare ma che condividono un unico percorso che genera un definito insieme di risultati.
Qui non si discuteva di quello piu' giusto x me quanto il cambiare il metodo per adattarlo a te stesso, ovvero cambiare una cosa per renderla secondo la TUA idea piu facile, efficace, produttiva, ecc.
Il problema e' : come fai ad avere una TUA idea di una cosa che ancora non conosci/possiedi?
Io non sto parlando di piedi o di manine....
Il mio intervento non vuol essere una spacconata.
Ma mi stupisce che molti che scrivono qui si spaccano la testa su questioni che, proprio perché si parla di arte o stile interno (taiji), non dovrebbero, secondo me, esistere.
Si possono praticare arti diverse, ma l’arte solo in parte si caratterizza dalle tecniche che la compongono e dai metodi scritti, ogni arte ha un fattore umano preponderante sull’arte stessa.
Il judo che insegnava Mifune, non era il Judo di Tomiki che non era il judo di Kano. Sono quasi certo di poterlo dire. Questo vale per il karate e l’aikido e inevitabilmente per il taiji. Il tratto comune a tutte le arti marziali orientali è la ricerca del miglioramento di se stessi.
Nel judo, penso che i fondamenti siano: la posizione naturale del corpo e gli adattamenti che compie il corpo per mantenerla sotto le azioni e la rottura di caduta. Non sono i kata e il randori. Quelli hanno scopi diversi sui quali si può dibattere. L’errore è nel credere che essere capaci a fare il kata o eseguire il randori (vale lo stesso per kata e kumite del karate) sia in se indice di capacità nell’arte.
Io parto dal punto di vista opposto, secondo me puoi fare bene il kata se hai studiato è capito l’arte, o meglio il tuo livello nel kata cresce a seconda della qualità acquisita dal corpo, ma il kata o il randori in se non forniscono tale qualità.
La posizione naturale del corpo e gli adattamenti sono il nocciolo del problema e qui il maestro la fa da padrone, una volta che l’altro ha perso la posizione potrai effettuare una proiezione, tirare un atemi, ammazzare il tuo compagno, a seconda dell’arte che pratichi e dei tuoi fini in quel momento, ma il maestro ti deve insegnare il prima, la tecnica, viene dopo e dipende appunto dall’arte e da altri fattori contingenti. Quindi Mifune non ha cambiato il judo e nemmeno Tomiki (esempio), ma entrambi avevano un loro metodo per insegnare non replicabile, unico, più o meno efficace per tizio o per caio (inventato? Si! Unico per quella persona che crea in continuazione).
Ma se non esisteva questo tratto comune a cui gli artisti marziali miravano, perché Kano avrebbe voluto che Mifune studiasse da Ueshiba, perché Tomiki è stato mandato da Ueshiba e perché Mifune non è stato accettato da Ueshiba (troppo bravo? Nel judo no! Non doveva essere un problema, perché Ueshiba faceva aikido)?
Quindi, che ogni arte porti a risultati differenti è vero come c’è chi è capace di maneggiare una spada o di tirare una spazzata senza rompere la tibia di chi gli sta di fronte. Ma stiamo parlando di tecniche. I risultati sulla qualità dell’individuo devono tendere invece ad essere i medesimi, ma poiché le persone sono una diversa dall’altra anche i risultati saranno diversi (ma non per effetto del metodo che, se è corretto, tende ai medesimi risultati per l’uomo).