So che quel punto é anche parte della tradizione cinese e agopuntura, ma credo che il lavoro dei bandha sia specifico dello yoga.
Nel senso che non credo che nella tradizione cinese si vada a contrarre questo punto, quanto piuttosto lavorarci con agopuntura o similar. In oltre so che japponesi e cinesi hanno pratiche dove fanno ricorso a contrazione ano (per esempio il dozen yoga che ho praticato), mentre nello yoga indiano non avviene quasi mai, si lavora su moola bandha non sull'ano. In piu una respirazione simile ad ujjiayi l'ho vista nel Karate Goju, in una pratica di condizionamento duro.
Non parlavo di agopuntura.
I metodi non si differenziano per nazione o area geografica. Probabilmente anche nello yoga vi sara' chi contrae l'ano, non credo vi sia un'unica visione.
Puo' anche essere che la stessa regola sia presente in alcune scuole fin dall'inizio della pratica e invece sia usata solo dopo un po' in la un'altra scuola. Come puo' anche essere che sia sbagliato farlo e vi sia stata una errata interpretazione in alcune scuole.
Non ho esperienza per poterlo dire e mi pare assurdo poter generalizzare su queste cose dato che si profiggono spesso risultati differenti.
Per rispondere al tuo intervento sull'autoapprendimento ti do ragione, le tecniche dei bandha non sono separate dal contesto in cui si usano e vanno studiate con un maestro. Credo peró che un praticante di yoga, possa beneficiare di dettagli scritti sui libri per andare in profonditá con la pratica. Per esempio la contrazione di moola bandha viene mantenuta per tutta la pratica nell'ashtanga yoga abbinata con il respiro ujjiayi. Ho provato questo abinamento anche facendo altre attivitá sportive (ballo, lavoro al sacco) e il risultato non cambia, nel senso che lo scopo del lavoro é generare e controllare prana e a prescindere dai movimenti, l'abinamento funziona a se stante. Un marzialista per esempio puo decidere di usarlo durante la pratica di forme, oppure contrarlo alternativamente tra un colpo e l'altro in un combattimento (rilasciandolo quando il colpo viene esploso e contraendolo in fase di recupero per accumulare energia).
Come si era gia' detto in passato (credo fosse YM il primo a propendere per questa tesi) una volta che hai completato una buona parte di un percorso/metodo lo puoi applicare in ogni contesto.
Resta il fatto che prima devi apprenderlo bene da una guida.
Credo che se uno abbia delle buone conoscienze di yoga, leggersi libri seri non possa altro che giovare alla pratica. Questo non lo faccio solo io, ma lo fanno pure persone che praticano da 30 anni con risultati impressionanti. Se fai il corso istruttori di yoga in india della durata di 3 anni o piu, molte scuole hanno veri e propri testi didattici non solo teorici ma anche pratici. Non voglio suggerire di sostituire il maestro con i libri, ma di affiancare l'appredimento in ashram (palestra) con un po di letteratura specifica sperimentando. Chi ha inventato ste tecniche le ha inventate sperimentando, non sono cadute dal cielo, e i libri sono ottime guide scritti da maestri che condensano un retaggio di millenni di sperimentazioni.
Per me se uno ha "buone conoscenze di yoga" vuol dire che e' arrivato ad un certo livello di pratica del suo metodo cioe' ha ottenuto risultati tangibili e oggettivi. Cosa che come dicevo si puo' fare solo seguendo un maestro. Almeno io credo cosi'.
Dopo si che puoi apprendere in modo autonomo. Ma devi cmq trovare riferimenti in linea con il tuo metodo. Non puoi prendere parti di un metodo dove le regole di pratica sono differenti.
Certo che sono basate sulla sperimentazione e se non ti preoccupa di fare del tuo corpo un laboratorio di esperimenti ben venga. Ma chi ti assicura che non lo danneggi?
Ripeto se fai delle cose blande no prob ma se spingi oltre misura verso i limiti allora un piccolo errore puo' creare non pochi problemi.
E' lo stesso nel training in palestra (giusto xche' l'hai citato). Se vai per fare 1h al gg per perdere qualche kilo o stare bene tutto va piu' o meno bene. Se invece vuoi arrivare a dei traguardi e spingi forte allora devi avere delle buone basi e uno esperto che ti segue o ti farai male, a volte in modo permanente.
Non solo, rischi di metterci 10 anni per fare un passo quando con una guida lo fai in 2-3 (dico a caso).
E poi che senso ha di sperimentare a caso quando c'e' chi conosce gia la strada possedendo determinate capacita' come tu dici? Meglio seguire la loro strada che inventarsela da se.
E' cosi in ogni campo, l'esperienza non la apprendi dai libri ed ha un suo peso importante.
Praticando in ashram spesso é impossbile assimilare certi concetti. In oltre certe tecniche nemmeno vengono spiegate nei corsi ordinari. inutile dire che molti maestri nemmeno le sanno.
Questo e' comune anche nel tjq, anzi direi che e' cosi per il 99% delle scuole. Serve avere tanta fortuna.
L'approccio cinese mi sembra un po quello di preservare, con paura di svelare troppe tecniche e principi. Il fatto che tu insista a con il discorso di non affidarsi a libri lo sottolinea. Questo modo di ragionare non fa altro che aumentare il numero di allievi dei maestri e i soldi guadagnati. Rende l'allievo schiavo del sifu di turno e non promuove la sperimentazione e l'autoapprendimento, nonché il miglioramento.
Infatti i risultati si vedono. I maestri cinesi di solito hanno prestazioni fisiche sopra la media mentre i coglioni degli allievi occidentali che seguono come pecore fanno 1 decimo di quello che sa fare il maestro. Se invece vai a guardare gli yogin europei e americani scoprirai che ci sono veri e propri pionieri dello yoga che hanno studiato con diversi maestri e hanno ottenuto risultati impressionanti (dimostrabili quando vuoi). Alcuni addirittura hanno creato nuovi stili e modificato alcune pratiche in modo molto intelligente e migliorativo.
Che vi sia riservatezza e' ovvio. Che spesso i cinesi ci lucrino sopra idem. Ma non credo siano gli unici.
Non so cosa intendi tu con risultati impressionanti.
La pratica va migliorata, non preservata. La tecnica deve evolvare non disperdersi con le generazioni.
E tu (tu in senso generico) ti ritieni all'altezza e degno di tale compito?
Io personalmente no. Io umilmente mi ritengo onorato di imparare quello che mi viene insegnato e di praticarlo al meglio che posso.