Allora per tornare a discutere in modo costruttivo...al di là della scuola o arte...quando si può iniziare a proporre ad un allievo un esercizio di sensibilità serio?
Perchè personalmente penso ad un mio allievo, che dopo tre anni se gli parlo di sensibilità per gestire, ad esempio, il braccio e pugno dell'avversario stringe talmente tanto forte la sua mano che la perde da solo....la sensibilità sulla mano.....
non credo sia un problema da poco.
Sicuramente più l'esercizio è semplice e di "routine" meglio si presta.......
Intanto sono contento che si parli dell'argomento "sensibilità" di cui all'interno degli stage di ogni tipo e latitudine (luoghi di aggiornamento e approfondimento della materia ju jitsu) non ho mai sentito parlare.
Sono anche contento che si parli di fasi di apprendimento del kata che non sono il kata stesso, anche di questo non ho memoria.
Entrando nel problema specifico da te postato credo che se dopo tre anni di ju jitsu si stringe in quel modo, il problema stia nel manico, cioè nel ju jitsu che si è fatto in quei tre anni oppure nel ju jitsu in senso assoluto.
Il ju jitsu dovrebbe essere (non sto parlando delle scuole di ju jitsu ma del significato originario) un mezzo per ottenere senza sforzo la vittoria sull'avversario. Quindi l'uso della forza che ti fa fare sforzo (meglio non riesco a dirlo) è sbagliato e dovrebbe essere la PRIMA cosa da imparare.
Ma qui viene il PROBLEMONE. Se faccio un kata la mia attenzione andrà verso la riuscita del kata e non "nel non fare sforzo" e sarò portato ad usare ciò che la mia mente e il mio corpo mi suggeriscono per farlo riuscire, cioè a fare sforzo.
Voglio dire che il kata è fatto di movimenti complessi che necessitano di coordinazione e di usare tempi e spazio in modo specifico, preciso, se poi ci si mette pure il compagno con resistenze volte a far vedere che sei una Pippa, il patatrac è fatto, vai in direzione opposta.
E' vero che se prendi un allievo di ju jitsu hai dei problemi con certi esercizi, ma bisognerebbe chiedersi il perché.