Permettetemi di fare un piccolo “esperimento”. Se ho commesso degli errori, segnalateli pure, non garantisco sulla rigorosità del metodo, ma magari può essere uno spunto di riflessione.
Spero.
Mi auguro.
Se volessi costruire una forma di 99 movimenti utilizzando solamente i tre colpi fondamentali della boxe (diretto, gancio, montante)
[1], utilizzando un approccio matematico, potrei procedere nel modo seguente:
-i colpi fondamentali sono 3;
-i colpi posso tirarli di destro o di sinistro (3x2=6);
-a questo punto, arbitrariamente (e per comodità di calcolo), scelgo di utilizzare di questi 6 modi di tirare delle disposizioni semplici da 3 colpi, per evitare di avere ripetizioni ridondandi e improbabili di più colpi identici;
-perciò, le disposizioni semplici di 3 colpi che si possono ottenere dai 6 fissati sono: 6!/(6-3)!=120;
-a questo punto, avendo fissato delle sequenze brevi da 3 colpi, posso assemblarle a formare la sequenza della forma da 99 movimenti: per farlo sceglierò 33 tra le 120 disposizioni semplici;
-nello scegliere le “terzine” da assemblare, posso ragionevolmente pensare di poter utilizzare delle sequenze di colpi identiche ripetute anche più volte; ma per evitare “ridondanze”, decido di mettere assieme delle sequenze brevi non identiche, in modo da avere la massima variabilità possibile;
-perciò qui andrò a calcorare le combinazioni semplici di 33 “terzine” che si possono ottenere dalle originali 120 disposizioni: 120!/(120-33)!33!=3,655x10
29.
Riassumendo, utilizzando solo 6 tipi di colpi, organizzati in gruppi da tre, per comporre una forma di 99 movimenti posso scegliere tra 3,655x10
29 possibili combinazioni, che è un numero niente male.
Che succede se decido di aumentare il numero di colpi? Per esempio, potrei decidere di tirare i colpi mantenendo la posizione (6), avanzando (6), o arretrando (6), per un totale di 18 possibili modi di tirare.
In questo caso, già le disposizioni semplici di 3 colpi salgono da 120 a 4896; mentre le possibili combinazioni semplici di 33 “terzine” sono talmente elevate che il mio foglio di calcolo OpenOffice non riesce a calcolarlo!
Restiamo sui 6 colpi. Come scegliere “una” forma tra le tante disponibili? Sicuramente saranno scartate quelle che propongono delle sequenze decisamente illogiche e/o non fattibili. Quante saranno, la metà? Ne restano sempre 1,8x10
29. Un decimo? E saremmo a 3,655x10
28. Un millesimo? Ok, mettiamo pure 26 all'esponente, ma sempre tante sono!
E stiamo tenedo conto di “soli” 6 modi di portare i colpi: se aggiungessimo altri colpi, schivate, parate, proiezioni, ecc..., con relative varianti, i numeri si fanno decisamente astronomici.
Quindi, secondo questo approccio, la forma non “esaurisce” di certo tutti i casi possibili di applicazioni di tecniche, non è un “vademecum” dell'artista marziale.
Però, ammettendo che nella forma ci sia contenuta tutta l'informazione necessaria a “sviluppare”
[2] tutte le tecniche l'arte, questa deve essere necessariamente “multi-livello” e astratta: ogni movimento non è una tecnica, ma può essere diverse cose, da un “semplice” movimento a più tecniche, che devono/dovrebbero essere contestualizzate correttamente per “estrinsecarsi”.
In questo senso, la forma non può essere considerata un “manuale” da cui prendere le istruzioni pedissequamente, ma, al limite, una delle tante possibili rappresentazioni astratte dell'arte marziale in questione.
Parentesi.
Facendo un parallelo con la scrittura, mi verrebbe da dire che le sequanze brevi di “shadow boxing”, ipoteticamente organizzate in lunghe sequenze di più movimenti, siano paragonabili alla scrittura fonografica (o, al limite, morfo-fonografica); mentre le forme delle arti marziali cinesi siano paragonabili alla scrittura logografica, nella quale ogni elemento può indicare sia sinonimi sia omonimi.
E i kata giapponesi? Beh, dovrebbero dirlo i karateki. Ma se è vero che ne possono esistere diverse decine (centinaia?), può darsi che siano il tentativo di sviluppare una forma originaria, esplicitandone e declinandone i diversi “significati”. Ma siamo decisamente nel campo di mere ipotesi, queste sì davvero “astratte”.
Chiusa parentesi.
E, sempre in questo senso, lo studio della forma, inteso come pratica ripetitiva della stessa, non può essere direttamente utilizzabile nell'allenamento (ne tanto meno nel combattimento), perché la sequenza di movimenti eseguita rappresenterebbe solo una frazione infinitesimale di tutte le possibili combinazioni di colpi, parate, proiezioni, ecc...
[3].
Per questi motivi ritengo, ancora una volta, che la forma non sia la base di partenza per l'apprendimento, bensì uno dei risultati da raggiungere in seguito alla pratica di una determinata arte marziale. L'altro risultato dovrebbe essere l'abilità nel combattimento, ma qui, a furia di parlare di forme, sembra che ce ne siamo dimenticati...
[4]