sei passato dalla padella nella brace, (cut)
Onestamente non comprendo le tue obiezioni. O meglio, non le comprendo se fatte al mio intervento, soprattutto se poi mi trovo ad essere d'accordo con gli interventi successivi di Fabio e di R-Eugene.
Evidentemente c'è qualcosa che mi sfugge. Ad una rapida rilettura di quanto ho scritto, direi che l'uso del tempo presente può aver ingenerato "l'equivoco". Se così fosse, rispondo, seriamente e senza ammiccamenti, a questo:
da quanto hai scritto ci si potrebbe quasi aspettare che gli occhi esperti siano in grado di vederci chiaro sulla questione forme, mentre il panorama è abbastanza fosco. se prendi quattro occhi esperti - molto esperti - di una stessa scuola e chiedi loro di decodificare una stessa forma, potresti arrivare a diagnosticare disturbi della vista che ancora non si trovano su alcun manuale di oculistica per la medicina!
Hai perfettamente ragione. Perché, ormai, e fatte le dovute eccezioni che però io non conosco, le arti marziali cinesi hanno perso la parte
veramente marziale, fatta di studio dei fondamentali della preparazione fisica e del combattimento, di studio tecnico applicativo
reale, di allenamento e condizionamento al contatto e allo scontro, di confronto continuo e costante con praticanti
anche di altre discipline, ecc..., e hanno conservato solamente l'aspetto formale. Il quale, essendo astratto e idealizzato, poco o nulla ha a che fare con il combattimento. Per questo ognuno nelle forme attuali ci vede tutto e il contrario di tutto: perché non sa combattere, perché non ha mai messo davvero alla prova il proprio bagaglio tecnico (tralasciamo per il momento la propria abilità, che daremo per scontata...) in un incontro non-collaborativo, perché molto probabilmente non gli è mai stata insegnata la corretta contestualizzazione di determinate soluzioni ne a lui è mai venuto il dubbio che così fosse e perché non gli mai venuto in mente di provare anche solo una volta, per esempio, che quella che per lui è una parata da diretto, in realtà potrebbe essere qualcos'altro. E, quand'anche si ponesse questi dubbi e praticasse un serio esercizio critico della propria arte, comunque non avrebbe gli strumenti necessari per farlo, perché ormai, nella migliore delle ipotesi, sono andati perduti.
La frase "forme strumento utile", andrebbe completata con il fine: utili a cosa? A cosa NON servono l'ha sintetizzato R-Eugene. Io ho scritto, secondo la mia opinione, a cosa servivano: a selezionare le nuove generazioni di
insegnati, non di combattenti, in epoche in cui la tradizione orale la faceva da padrona e in cui lo scritto era sempre in forma criptica e pseudo-esoterica, epoche in cui la conservazione di una tradizione di insegnamento prevaleva sulla condivisione delle informazioni e in cui il confronto era per lo più una sfida e non un momento di accrescimento e di conoscenza.
A cosa servono oggi è stato più volte scritto. Io ho semplicemente aggiunto la mia opinione/esperienza (pur se limitatissime) per ribadire l'ovvio. Credo.
Se poi continuo comunque a leccarmi il culo è perché...
(...) vorrei precisare che in un forum denominato “Artisti Marziali” io mi sento decisamente un clandestino, dato che non considero me stesso un “artista marziale”.(...)
Cordialmente.