Rispetto agli altri non abbiamo zanne, artigli, aculei velenosi, esoscheletri, chele ecc.
Però il mix esplosivo di pollice opponibile, aggressività ed intelligenza ci ha portati ad un modo di vincere basato sull'uso di oggetti, sulle tattiche di squadra, sull'inganno.
Questo è arte marziale: strategia, tattiche basate sulle armi reperibili al tempo in cui siamo, coordinazione intelligente fra uomini, uso di oggetti.
In ogni tempo il combattimento a mani nude diventa extrema ratio in caso di perdita dell'arma o di difesa da attacco a sorpresa, e finalizzato comunque alla fuga o alla ricerca di un'arma improvvisata.
Parallelamente, si sviluppano modi di duellare e lottare a mani nude come gioco, come sfida fra due uomini per vedere chi è più forte.
Il loro valore in un vero combattimento è pari a quello del "chi ride ultimo vince" o del braccio di ferro.
Oggi per qualche motivo la maggior parte delle persone dicendo "arti marziali" pensa ad un tizio in kimono bianco con cintura nera che tira uno shuto contro una tavoletta di giovane abete, o che tira un paio di calci alti.
Addirittura venerdì sera, lavorando in un posto molto fighetto in cui posso lavorare anche con il mio braccio fuori uso, mi è capitato di fare due chiacchiere con uno che si stupiva di vedermi magro (ho perso un bel po' di muscoli), e mi chiedeva come avrei fatto... allora da solo dedusse che dovevo essere armato, e mi chiese che armi avevo con me.
Mi sembrava di sognare... ma davvero non vedeva quello che vedevo io...?
Ero in cima a tre gradini, con dietro i piedi una bottiglia di vetro, accanto un pesante posacenere, il posacenere era pieno di mozziconi e cenere, davanti a me un vaso di piante di quelli sottili ed alti un metro e mezzo, una catenella lunga e sottile dietro le mie gambe legava al muro dei porta candele in vetro, come in vetro era la porta che avevo a destra... a me sembrava di stare in un'armeria... e lui mi chiedeva davvero se fossi armato.
Secondo me il mito per il combattimento ludico di tipo pugilistico-lottatorio ha fatto perdere di vista ai più la realtà di uno scontro predatorio.