ho letto con grande interesse l'articolo in discussione, e lo reputo interessante: dice cose per alcuni versi ovvie, ma che quando si parla del mondo dell'aikido od in generale delle arti marziali giapponesi non sono mai scontate causa la grande chiusura mentale delle discipline cosiddette tradizionali. Oltre un secolo fa un Giapponese di nome Kano si pose delle domande, dalle sue risposte nasce il metodo judo kodokan, che parte proprio dall'idea che la pratica è un percorso che deve iniziare dagli elementi più semplici dal punto di vista motorio per poi arricchirsi via via (il go kyo è pensato in questa direzione nella sua forma originaria). L'aikido parte da considerazioni differenti, il voler essere "marziali" a tutti i costi (cosa significhi in realtà non lo sa nessuno), fa saltare alcuni passaggi che poi nel percorso di un praticante vengono a mancare, e ci si fa male.
Il taiso è uno strumento che consente al praticante di scaldare il proprio corpo (pratica sottovalutatissima nei dojo che frequento), ma serve anche per acquisire abilità motorie, per sviluppare le capacità coordinative, per fissare delle posizioni ed aumentare la propriocezione.
Se una persona conosce il modo in cui è posizionato il suo corpo legge meglio le tecniche, le apprende prima, e soprattutto è in grado di gestire e controllare l'avvicinamento al suolo quando subisce un'azione: tutte queste cose sono ovvie se parlo con un judoka, ma aliene al mondo dell'aikido. Per fortuna le nuove generazioni di insegnanti sono molto più aperte ed in questo senso mi sembra che ci si stia muovendo nella giusta direzione.
ciao a tutti