Mi ha fatto riflettere su questo uno degli ultimi post di sotustu
La forza di gravità (verso il centro della terra) genera in noi una forza uguale e contraria (dalla terra).
Cosa succede quando un’altra forza ci attraversa?
Poniamo di spingere con il piede per terra, riusciamo a muoverci perché dalla terra arriva una spinta che ci fa procedere in avanti.
Poniamo che un compagno di pratica ci spinga con una forza minima, diciamo all’altezza del petto, noi certo non cadiamo, né facciamo un passo, potremo piegarci all’indietro, ma comunque non ci muoviamo – poniamo di non usare le mani e di non piegarci in avanti.
E’ sbagliato dire che restituiamo la spinta in modo uguale e contrario per mantenere l’equilibrio di forze?
Quando la forza di gravità ci attraversa e la forza dal terreno ci attraversa in modo uguale e contrario, non abbiamo bisogno di muscoli particolarmente preparati; infatti riesce anche uno messo tutto storto e debole a stare in piedi.
Non è sbagliato dire che se è possibile restituire una piccola spinta senza irrigidire il corpo e senza spostarsi verso la forza, vuol dire che si è riusciti a mandare verso i piedi la forza e che dal terreno essa è risalita per contrastare la forza iniziale del nostro compagno.
Quindi se è possibile fare questo per una piccola forza, teoricamente è possibile farlo con una forza più grande, fino all’infinito (teoricamente), un po’ come se spingendo noi il compagno spingesse il terreno stesso, la massa di quest’ultimo è talmente grande che non si sposterà mai per effetto di una forza generata da una massa piccolissima in confronto (il compagno). La cosa funziona come per un sasso appoggiato al terreno, fino a quando regge la struttura del sasso, puoi spingere fin quando vuoi il sasso (corpo rigido) non lo sposterai, a meno che tu riesca a vincere la forza d'attrito, la terra restituira sempre la tua forza e il sistema sarà in equilibrio.
Partendo da questo presupposto il problema si sposta da “come generare forza” a “come farsi attraversare dalla forza senza traslare orizzontalmente”. Nel primo approccio è necessario per migliorare, migliorare ciò che genera la spinta dal nulla. Nel secondo caso occorre modificare il proprio corpo per renderlo permeabile alla forza.
E’ chiaro anche che se quando si restituisce la forza ricevuta si agisce sul compagno in modo che egli non trovi più la contrapposizione, la forza che arriva dai piedi (quella della terra) è in grado di spostare o colpire il compagno a seconda di dove va a finire ed in questo caso l’equilibrio statico si rompe, il compagno non riesce più a spingere o la sua spinta diventa piccola.
per logica che spingere con i piedi e le gambe verso il terreno produce l'effetto di spinta verso l'alto, penso ad esempio al sollevarsi da terra quando si è in ginocchio oppure a salire le scale
quindi sostanzialmente il metodo: spingere in giù con le gambe fa effettivamente generare una forza che ci sposta, e che ad esempio può essere utilizzata per scopi marziali (penso ai calci tipo karate, che effettivamente si basano su questo principio e sono molto forti)
quello che non mi tornava era il fatto che per attuare questo metodo e renderlo compatibile con "lo stare rilassati del Taiji" mi generava due inconvenienti:
1- spingendo in giù con le gambe mi sollevavo di fatto da terra
2- i muscoli lavoravano in contrazione
adesso che ho "capito" (o almeno spero di averlo capito) come fare passare la forza dal terreno ho notato che:
sono più radicato (non mi sollevo più da solo da terra)
la "forza" che passa dai piedi alle braccia non è la stessa che ci passava prima
un po alla volta mi torna anche il concetto di "prendere la forza dalla terra"