Luca: no, la cosa non mi risulta
TX: il libro della Despeux deriva almeno al 80% dagli scritti di Gu Liuxin, dai quali ha attinto a pie' pari - quindi come attendibilita' non e' il massimo
YM
Sì me n'ero accorto. In realtà però l'ho trovato interessante (anni dopo la prima volta che l'avevo letto) per il lavoro comparativistico (scusa il tecnicismo) tra alcuni aspetti del rituale "taoista" e certi dettagli del *modo in cui tra dinastia Qing e Repubbliche è visto, vissuto e presentato il* TJQ.
Queste parti le avevo saltate a piè pari la prima volta che l'avevo letto (avevo, in fondo, 12 anni!), ma ora scopro una somiglianza con certi miei lavori sulle agiografie medievali e sulla ritualistica cattolica. E questo mi ha interessato, pur col caveat che il comparativismo, tra mondi così distanti, e pur applicando le metodologie della fenomenologia di van der Leeuw, serve più a noi, per aprirci uno spiraglio di comprensione sul fenomeno, e che rischia di appiattire il fenomeno studiato.
Le pagine sull'esercizio del TJQ (forma, passi eccetera) come forma di rituale, però, mi ricordano tanto gli scritti (in altro campo) di Granet, sulle tradizioni religiose in Cina, per esempio, o sul ritualismo nella scrittura (struttura e numero di tratti, ordine nel comporli eccetera). Ciò che mi lascia insoddisfatto è che potresti applicare molte di quelle pagine ad altre arti marziali cinesi, senza neppure scomodare il canone taoista...
...eppure il ragionamento sul rapporto tra *certi aspetti del* canone taoista e certe pratiche del TJQ mi piacerebbe approfondirli da un punto di vista storico - le somiglianze esistevano di base o vi sono state inserite apposta dopo, come è successo, per esempio, con lo xingyiquan di Sun Lutang? E si parla di derivazione, di somiglianze, di signfiicati condivisi, o...
Chissà se questi aspetti sono stati indagati storicamente - in modo accademico, intendo, come provò a fare la Despeux. In Cina, probabilmente, o dallo stesso YM...?