Il concetto di Karma

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Iperbole

Il concetto di Karma
« on: January 21, 2010, 21:31:48 pm »
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Salve ragazzacci!
Dato che sono un ignorante in questioni Buddiste , volevo saperne di piu' sul concetto di " Karma " ...
grazie anticipatamente

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Offline Trepicchi

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Re: Il concetto di Karma
« Reply #1 on: January 21, 2010, 23:01:42 pm »
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Karma è un termine sanscrito (कर्म, traducibile come agire, azione inizialmente inteso come esecuzione corretta dei rituali) che indica presso le filosofie orientali il principio di causa-effetto, un principio di concatenazione secondo il quale ogni azione provoca una reazione, vincolando gli esseri senzienti al Saṃsāra (il ciclo di morti e rinascite).
È la parte non-materiale delle azioni, ed è la causa del destino degli esseri viventi.[1]
Il concetto di karma, sviluppato nelle Upaniṣad [2] e nel Vedānta, è centrale nell'Induismo, nel Buddhismo, nel Sikhismo e nel Jainismo. In Occidente si diffuse nel corso del XIX secolo, divulgato dalla Società Teosofica, ed è al centro di molte discipline New Age. Nel Neopaganesimo, e nella Wicca in particolare, il karma è legato alla genesi della Rede (Finché non fai del male a nessuno, fa' ciò che vuoi) e della Legge del tre.

Induismo

Il karma riguarda sia l'attività o l'agire in sé sia l'insieme delle conseguenze delle azioni compiute da un individuo nelle vite precedenti. Secondo il principio del karma le azioni del corpo, della parola e dello spirito (i pensieri) sono insieme causa e conseguenza di altre azioni: niente è dovuto al caso, ma ogni avvenimento, ogni gesto è legato insieme da una rete di interazioni di causa/effetto.
Così Gianluca Magi:
« Il karman, pilastro di tutto il pensiero e la spiritualità fioriti in India, è l’intuizione del principio a cui soggiace la realtà e che regola i rapporti che passano tra l’azione, il sentimento, la parola e il pensiero prodotti dall’uomo che, per un tramite che appartiene alla sfera dell’“invisibile” (adṛṣṭa), fruttifica in un evento a cui l’uomo stesso soggiace, essendone il responsabile.  »
(Gianluca Magi in Karman, "Enciclopedia filosofica" vol. 6. Milano, Bompiani, 2006, pag. 6013)
Il principio del karma è valido esclusivamente all'interno del mondo materiale (prakriti) e del ciclo sempre riproducentesi di nascita-morte (Saṃsāra). Se si produce sofferenza o si interferisce negativamente con il Dharma o legge universale, si produce karma negativo; se si fa del bene, si produce karma positivo. Nelle vite successive (o nella vita corrente) si dovrà pagare o si verrà ripagati per le azioni compiute in precedenza. Successivamente assimilato o addirittura identificato come in un "dittico spirituale" inscindibile al Dharma ed associato alla stessa intenzione, buona o cattiva, sottesa ad un qualsiasi atto, che quindi ha ripercussioni positive o negative sulla vita futura di chi la compie o sul proseguio dell'esistenza attuale (assonanze con concetto di Volontà/istinto di vita e Amor fati di filosofia schopenahueriana e nietzscheana. Il Karma Yoga è uno dei modi di ottenere Moksha ovvero la liberazione.
[modifica]Buddhismo

Il karma (sanscrito: कर्म , pāli kamma, cinese: 業 pinyin: yè, giapponese: gō, tibetano: las) è un "principio universale" secondo il quale un' "azione virtuosa volontaria" (che non produce sofferenza, chè etica orientale è quasi tutta al negativo, per cui massimo Bene non è fare bensì astenersi per quanto possibile da ogni fare, anche buono) genera benefici nelle vite successive, mentre un'azione "non virtuosa volontaria" (che produce sofferenza) genera malessere e disagi nelle vite successive. Il karma, dunque, vincola tutti gli esseri senzienti al ciclo del samsāra poiché tutto ciò che l'essere farà, si ripercuoterà in una qualche "condanna" nelle vite future. Quando si compie (o si desidera di compiere) un'azione non virtuosa, si depositano nella vita stessa dei "semi" o "residui" (sans. vāsanā) ) in seguito alla produzione di karma negativo. Quando si compie un'azione virtuosa invece, si produce karma positivo. Questi residui allungheranno la permanenza dell'esistenza nel samsāra. Esiste però un tipo di karma che non è né positivo né negativo, quello che porta alla "liberazione" (Vimukti) ed è indicato come aśukla avipāka karma karmaḳsayāya saṃvartate[3]. Ogni manifestazione degli esseri senzienti possiede una certa quantità di "semi del karma" che, finché non saranno esauriti, li costringeranno a permanere nel ciclo del samsāra. Questi "semi" sono frutto di azioni compiute in innumerevoli vite precedenti. Essi non possono diminuire ma possono essere distrutti con il raggiungimento dell'"illuminazione" (Bodhi). Con l'estinzione del debito karmico, l'essere non sarà più vincolato al karma e quindi al samsāra e potrà raggiungere il Nirvana. Il significato e il ruolo attribuito alla dottrina del karma varia a seconda degli insegnamenti delle differenti scuole buddhiste.
« O monaci, io non insegno altro che l'atto. »
(Mahavastu, ed. E. Senart, I, 246)

« Il mio atto è il mio bene, il mio atto è la mia eredità, il mio atto è la matrice che mi ha generato, il mio atto è la razza cui appartengo, il mio atto è il mio rifugio. »
(Anguttara Nikàya, trad. David-Neel, Le Bouddhisme, p. 152.)
Il compimento (samskhāra) dell'atto (karman) nel Buddhismo è visto in stretta relazione con l'intenzione (cetana), che ne determina le qualità morali[4]. Un gesto compiuto o un pensiero elaborato (prayatna) senza intenzione non produce effetti karmici, né negativi né positivi.
Il buddhismo Theravāda classifica in diversi modi il kamma. Una di queste modalità prende in considerazione il risultato che produce l'azione. E così si hanno le seguenti classi di kamma.
[Atti] oscuri con risultati oscuri. Questi sono atti che sono dannosi, che violano uno o più precetti. Conducono ad una nuova esistenza di intenso dolore.
Brillanti, o puri, con esiti brillanti. Una tale azione è innocua. In questa categoria è inclusa l'astensione dal prendere la vita, dal furto ecc. quando ciò è compiuto con l'intenzione di ottenere una rinascita favorevole. È detto che l'astensione dal male in tali circostanze conduca veramente ad una rinascita in uno stato di autentica benedizione.
Sia oscuri che brillanti con esiti misti. Tali atti sono quelli che sono allo stesso tempo dannosi e benefici. Hanno esito in stati di esistenza che, come l'esistenza umana, conoscono sia il piacere che il dolore. Una caratteristica significativa di ciascuna di queste prime tre categorie è che muovono da un proposito. Ossia, sono compiute con l'intento di ottenere un godimento sensuale in questa vita, oppure una specifica rinascita.
La quarta categoria di atti è chiamata "[atti] né oscuri né brillanti, con nessun tale esito". Atti di questa categoria finale conducono al consumo del kamma passato. Questa categoria di atti implica la rinuncia agli atti che conducono alla rinascita, che sia dolorosa o piacevole. Una tale azione, contrariamente a quelle delle prime tre categorie, è priva di sé. Per cui, dal punto di vista buddhista, è la sola da doversi perseguire.[5]
Condizionata dalla sola esistenza (bhava), la nascita (jati)[6] delle intenzioni non è reversibile e niente di ciò che esiste (tranne il nirvana) che sia una divinità, una pratica rituale, un rimorso, un rimpianto o la morte potrà impedire che se ne formi il frutto, che maturi e che si riversi sull'agente nelle condizioni determinate solo e solamente dall'atto medesimo. Per cui l'implacabile responsabilità personale va ricondotta sempre alle vite precedenti per una piena comprensione ed eventualmente distruzione degli atti medesimi, siano essi positivi (kusala) o negativi (akusala).
« Le nascite sono esaurite, la condotta pura è stabilita, il compito è adempiuto, non seguirà più un'altra vita. »
(Cāturvargīya-vinaya (Quadruplici regole della disciplina , 四分律 pinyin: Shìfēnlǜ, giapp. Shibunritsu) vinaya della scuola Dharmaguptaka, ed. Taishò Issaikyò (Canone cinese), n. l428, p.789a-b)
Scrive lo studioso theravāda Ñanatiloka nel suo dizionario pāli-inglese:
« karma (sanscrito), pāli: kamma: 'azione', correttamente inteso denota le volizioni profittevoli o dannose (kusala- e akusala-cetanā) e i loro fattori mentali concomitanti, che causano la rinascita e modellano il destino degli esseri. Queste volizioni karmiche (kamma cetanā) si manifestano come azioni profittevoli o dannose tramite il corpo (kāya-kamma), la parola (vacī-kamma) e la mente (mano-kamma). E così il termine buddhista 'karma' in nessun senso significa il risultato delle azioni e certamente non indica il destino di un uomo, o magari persino quello di intere nazioni (il cosiddetto karma all'ingrosso o di massa), fraintendimenti che, per via di influenze teosofiche, si sono diffusi ampiamente in occidente.
"La volizione (cetanā), o monaci, è quello che chiamo azione (cetanāhaṃ bhikkhave kammaṃ vadāmi), che per via della volizione si compiono azioni con il corpo, la parola o la mente... C'è karma (azione), o monaci, che matura nell'inferno... karma che matura nel mondo animale... karma che matura nel mondo degli uomini... karma che matura nel mondo celeste... Triplice, tuttavia, è il frutto del karma: quello che matura nel corso della propria vita[7], (diṭṭa-dhamma-vedanīya-kamma), quello che matura nella prossima nascita (upapajja-vedanīya-kamma) e quello che matura in ulteriori nascite (aparāparīya-vedanīya kamma)..."

(Anguttara Nikāya VI, 63). »

Ma si tenga presente che nel Buddhismo Mahāyāna l'errore nella condotta verso la Liberazione è duplice, vale a dire che esso «mette in moto la rinascita e allo stesso tempo è causa della sua estinzione»[8] per diretta conseguenza della visione mahayana dell'ignoranza (avidya) che è duplice, vale a dire falsa conoscenza (viparyasa) e non conoscenza (ajnana) che si risolve con l'eliminazione della prima e l'acquisizione positiva dell'onniscienza buddhica (sarvajna).
« Se ottenete l'illuminazione alla Legge del Buddha, la saggezza onnicomprensiva e i dieci poteri e manifestate i trentadue segni, quella sarà la vera estinzione. »
(Il Sutra Del Loto, La parabola della città fantasma, VII, 182-3 (Esperia Edizioni, Milano, 1998))

http://it.wikipedia.org/wiki/Karma
...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***

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Iperbole

Re: Il concetto di Karma
« Reply #2 on: January 21, 2010, 23:17:58 pm »
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Ciao Trepicchi e grazie per la valanga di info utili  ;)
Quello che mi fa pensare e' molto piu' " terra terra " ... nel senso ... a volte sento " fai bene e ti tornera' bene " .... ma io povero scemo penso che il concetto bene\male e' talmente relativo che non capisco come si possa interpretare .......

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Offline Trepicchi

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Re: Il concetto di Karma
« Reply #3 on: January 21, 2010, 23:57:30 pm »
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un articolo interessante

Il concetto buddhista di karma
Ven. Punnadhammo Bhikkhu

fonte: http://appamatta.googlepages.com/art_concepto_buddhista_karma.htm
(mia traduzione)

Benché il Buddhismo sia ancora una religione considerevolmente minoritaria nei paesi occidentali, sta causando un impatto culturale contundente. La pratica della meditazione, per esempio, si sta espandendo rapidamente. A poco a poco, idee e parole di origine buddhista continuano ad entrare nella cultura. La metà delle volte vengono distorte per altri fini. Ad esempio chiamare “Samsara” un profumo,o “Nirvana “un gruppo di rock.

Una delle appropriazioni più frequenti di queste parole è “karma”( in pali: kamma) . Questa parola ha un significato tecnico preciso nel pensiero buddhista che si perde praticamente nell’uso corrente, generando una costante confusione. Nell’uso buddhista, karma significa sempre “azione volitiva”. ? un atto di volontà, originato nella mente di un individuo che avrà un effetto determinato in un tempo futuro. In altre parole, la legge del karma ci dice che se facciamo il bene, sperimenteremo il bene, e se facciamo il male, sperimenteremo il male.

Formulandolo in questa maniera, karma suona come una specie di giudizio morale. Tuttavia, ciò non è possibile perché nel Buddhismo non c’è nessuno che giudichi. ? meglio pensare al karma come una legge naturale, come la gravità. Un’espressione colloquiale che si avvicina all’idea è: “ciò che si semina, si miete.”

Nel Buddhismo esiste una certa controversia riguardo al karma. Da una parte, i testi dell’Abhidhamma insegnano che ogni impressione sensoriale, e tutte le nostre esperienze, possono essere classificate come “risultato” del karma. D’altra parte, il Buddha una volta dichiarò che è un errore credere che tutto è karma. La mia propria opinione è che, in questo passaggio, il Buddha stava confutando la visione dei deterministi che non lasciavano posto per il libero arbitrio. Il nostro libero arbitrio è scegliere un’azione o un’altra; ma, una volta fatta la scelta, si ottiene il risultato in maniera inesorabile.

A volte, questo insegnamento è screditato perchè considerato una dottrina crudele che incolpa la vittima e che, perfino, giustifica le ingiustizie sociali. Secondo questo argomento, se una persona nasce povero, il karma è una scusa conveniente per non fare niente per lui, poiché si tratta della sua propria colpa di una vita anteriore. Questa è una grave distorsione e non trova posto negli insegnamenti buddhisti. Al contrario, karma significa che abbiamo la responsabilità di agire compassionevolmente verso gli altri. Se non ci riusciamo, crediamo che un karma negativo sia in noi stessi. Atteggiamenti come il giudicare sono stati mentali negativi che causano cattivo karma soltanto a noi stessi.

Prendiamo il caso di qualcuno che nasce con un problema fisico come la cecità. Ad alcuni sembra crudele “gettare” la colpa alle azioni precedenti della persona. Anche questo è un malinteso. La parola emotiva “colpa” non deve essere fraintesa. Il potere determinante del karma non è un giudizio morale, bensì, semplicemente, un risultato esplicativo. Se il karma è respinto come spiegazione, esiste un’altra alternativa meno “crudele”? Sarebbe, in tale caso, o l’azione deliberata di un Creatore o il risultato del cieco caso in un universo senza speranze né senso.

Quando una persona accetta il concetto di karma, e tenta di vivere la sua vita in accordo con esso, l’effetto non sarà, sicuramente, un’insensibile accettazione della sofferenza. Al contrario, si impegnerà a guidare i suoi pensieri, parole ed azioni secondo qualità karmicamente positive come la saggezza, la compassione e la generosità. Il Buddha insegnò che niente è più corrosivo del benessere personale o sociale della credenza che le buone o le cattive azioni non producono frutti.

L’insegnamento buddhista del karma risolve con chiarezza molte delle questioni discusse nella filosofia occidentale. Permette una visione centrale del libero arbitrio in un universo determinato. Sopprime il supposto “problema” del male. Più confacentemente, proporziona una base solida per l’etica che non è né arbitraria né né punitiva.

http://www.canonepali.net/blog/2009/02/il-concetto-buddhista-di-karma/
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Offline (morgana)

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Re: Il concetto di Karma
« Reply #4 on: January 22, 2010, 00:18:15 am »
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In Occidente si diffuse nel corso del XIX secolo, divulgato dalla Società Teosofica, ed è al centro di molte discipline New Age. Nel Neopaganesimo, e nella Wicca in particolare, il karma è legato alla genesi della Rede (Finché non fai del male a nessuno, fa' ciò che vuoi) e della Legge del tre.

Se posso permettermi... credo che il concetto di karma nelle filosofie occidentali non sia arrivato interamente dall'oriente, ma sia stato ripreso dalla spiritualità celtica antica. Purtroppo non so se ci sono prove sufficienti per stabilire se sia stata una riscoperta di radici effettivamente esistenti oppure un'invenzione dei teosofi del 19° secolo, cercherò di informarmi...
How long? Not long.
'Cause what you reap is what you sow.


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Offline Trepicchi

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Re: Il concetto di Karma
« Reply #5 on: January 22, 2010, 06:41:19 am »
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é probabile Morgana ....e' comunque possibile  che i celti e i saggi Druidi abbiano girato nel

mondo e  che siano venuti a contatto anche con verita'-interpretazioni dell'oriente..

buona giornata
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Re: Il concetto di Karma
« Reply #6 on: January 22, 2010, 06:53:06 am »
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BUDDHISMO - Il Karma

 IL KARMA

 
Introduzione sommaria alla legge di causa ed effetto (karma)
Basilarmente esistono tre modalità di accumulazione del karma:
accumulazione con il corpo, con la parola e con la mente.
Per ciò che riguarda il karma fisico devono esistere quattro condizioni perché possa
maturare:
1 - il corpo, che viene considerato quale base operante;
2 - il pensiero;
3 - Fazione;
4 - il compiersi dell'azione.
Il karma, ai fini della maggiore o minore maturazione dell'effetto, può risultare essere:
a - accumulato e compiuto;
b - accumulato e non compiuto;
e - non accumulato e compiuto.
Per esempio, rispettivamente alle precedenti modalità:
a - desiderare di uccidere ed uccidere effettivamente;
b - desiderare di uccidere ma non farlo;
e - uccidere senza intenzione o perché costretti.
Si distinguono inoltre:
- un karma proiettante o introduttore, in quanto introduce alla rinascita;
- un karma determinante che crea le condizioni nelle quali si svolgerà l'esistenza.
Anche in questo caso esistono più combinazioni:
- karma introduttore e determinante virtuosi, che daranno luogo ad es. ad una
nascita di tipo umano piacevole;
- introduttore e determinante non virtuosi, che daranno luogo ad una rinascita
animale spiacevole;
- introduttore virtuoso e determinante non virtuoso, che daranno luogo ad una
rinascita umana non provvista di tutte o di parte delle condizioni circostanziali
favorevoli alla pratica del Dharma;
- introduttore non virtuoso e determinante virtuoso, che daranno luogo ad una
rinascita animale piacevole, quale quella di un animale da appartamento.
Vi è una ulteriore quadripartizione dell'esito karmico, che si riferisce principalmente alla
similarità con l'azione compiuta, si tratti di un'azione virtuosa o di un'azione non virtuosa.
Prendendo come esempio l'azione non virtuosa estremamente negativa dell'uccidere,
avremo:
1 - l'effetto principale: la rinascita in uno stato sfavorevole di esistenza;
2 - l'effetto simile alla causa: in una futura rinascita si verrà uccisi o si vedranno uccise le persone più
. prossime;
3 - l'effetto simile all'azione: si manterrà la tendenza ad uccidere ancora nelle vite future moltiplicando :
. così il karma negativo;
4 - l'effetto sull'ambiente: se pure verrà ottenuta una rinascita in uno dei tré reami superiori (esseri umani,
. semidei mondani o dei mondani) ci si troverà in un ambiente carico di tensioni violente.
Il karma viene infine incrementato dalla frequenza e regolarità con le quali viene compiuta
una determinata azione, nonché dall'intensità della motivazione ad essa relativa.
 

Istituto Samantabhadra, Roma febbraio 1994

http://www.samantabhadra.org/articles.php?lng=it&pg=39

scarica il file pdf
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Re: Il concetto di Karma
« Reply #7 on: January 22, 2010, 13:26:59 pm »
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La Verità del Karma

Da una serie di conferenze tenute presso The China Institute,
New York, 1976
 
   
“Non può succedere che il frutto di un atto ben fatto di corpo, parola, o pensiero possa avere un risultato che sia sgradevole, o che inciti odio o porti sventura. Ma è possibile che esso possa anche interessare gli altri...” (Vedi sotto…)
   
 
 

Il concetto di Karma svolge un ruolo molto importante in tutta l'Asia. In generale, le religioni asiatiche hanno stabilito il noto codice morale universale basato su questa legge, che le buone azioni producono effetti buoni e le cattive azioni producono effetti cattivi. Tuttavia, occorre ricordare che il Buddhismo aggiunge ulteriori qualificazioni a questo codice:

I. Il risultato buono o cattivo non è né un premio né una punizione.
Il cosiddetto buono o cattivo risultato non è un giudizio né è dato come ricompensa o punizione da un’autorità ultraterrena come Dio. Il buono o il cattivo risultato prodotto dal buono o cattivo Karma è puramente e semplicemente un fenomeno naturale governato da leggi naturali che agiscono in modo automatico, in piena giustizia. Se Dio non c’entra niente, allora anche Dio deve agire in base a questa legge naturale. Questa causa produce questo effetto. Quell’altra causa produce quegli altri effetti. Dio non può cambiare questo processo naturale a motivo del suo gradimento o della sua avversione nei confronti di una determinata persona.

II. Il bene e il male non sono definiti da un codice di diritto umano.
Il bene e il male a cui ci si riferisce qui, non sono definiti da alcun codice o legge creati da esseri umani, se non da quei codici o leggi che seguono il sentiero naturale. Per esempio, quando all’inizio si è stabilita la democrazia negli Stati Uniti, le donne non avevano il diritto di voto. A quel tempo, le donne che ottemperavano a tale status erano considerate buone e quelle che combattevano contro di esso erano considerate in modo negativo. Tuttavia, il giudizio non era giusto. Il percorso naturale è che gli esseri umani sono tutti uguali e, di conseguenza, il sistema che dà alle donne la parità di diritti con gli uomini per poter votare è veramente quello giusto. Pertanto, quelli che si opposero alla disparità del sistema di voto furono in effetti i buoni.
Questa Legge del Karma, o di causa ed effetto, è così potente che governa tutto l'universo, secondo il Buddismo, ad eccezione di chi si è illuminato o di chi riconosce la Natura Fondamentale. Dopo l’Illuminazione, il ciclo di causa ed effetto perde il suo significato, così come con l'illuminazione cessa il Samsara, cioè il ciclo di nascita e morte. Poiché la Natura Fondamentale trascende ogni dualità ed è l’Assoluto, o Ultimo, non c'è più nessuno a riceverne gli effetti, sia buoni che cattiva, e nessuno a cui un qualsiasi effetto possa essere applicato. Questa unica spiegazione del Buddha sui benefici della legge del Karma è molto importante. Ne discuteremo in seguito.
Con questa breve spiegazione del Karma come sfondo, facciamo ora un altro passo avanti per vedere come funziona Karma. In uno dei testi Buddisti è registrato che qualcuno chiese al Buddha:
“Perché vi sono donne brutte che però sono ricche?
“Perché vi sono donne belle, ma povere?
“Perché vi sono persone povere, ma con una buona salute e una lunga vita?
“Perché alcuni sono ricchi però malati e con vita breve?
Le risposte del Buddha furono:
“Chi è brutto, ma ricco, nelle vite passate fu poco temperato, facilmente si irritava e si arrabbiava, ma è stato anche molto generoso e ha fatto offerte ai Buddha, al Dharma ed al Sangha e ha fatto elemosine a molti esseri senzienti.
“Chi è bello, ma povero, nelle vite passate è stato molto gentile, sempre sorridente e dolce nel parlare, ma è stato avaro e riluttante a fare offerte o ad aiutare altre persone.
“La persona che è povera, ma in buona salute e gode di una lunga vita, nelle sue vite passate è stata molto avara o riluttante a fare donazioni, ma è stata gentile con tutti gli esseri senzienti, non ebbe intenzione di nuocere o uccidere gli altri, e anche salvò la vita a molti esseri senzienti.
“La persona che è ricca, ma spesso malata, o che ha vita breve, nelle sue vite passate è stata molto generosa nell’aiutare gli altri, ma amava la caccia e l'uccisione, ed a causa sua gli esseri senzienti si sono sentiti spesso preoccupati, insicuri e spaventati.
Gli esempi sopra riportati ci danno un'idea del perché le persone sulla terra, quindi tutti gli esseri umani, sono così diversi in apparenza, natura, durata di vita, salute, capacità mentale e destino. Ed è ancora più interessante notare quanto le circostanze in cui una persona è nata possono influenzare il suo destino. In quale razza, nazione, colore della pelle, in quale epoca nascere, tutti questi fattori fanno una grande differenza. Non sarebbe più logico pensare che ciò che è accaduto prima della nascita possa aver causato tutti gli effetti piuttosto che dire che essi siano puramente accidentali, o addirittura a dire che quella è la volontà di Dio? Se un bambino non avesse una vita passata, allora su quale base Dio dovrebbe giudicare se premiare o punire quel bambino, facendo sì che esso nasca in circostanze diverse? Dovrebbero sempre essere presi in considerazione intenzioni, pensieri ed azioni. Ricorda:
“Non può succedere che il frutto di un atto ben fatto di corpo, parola, o pensiero possa avere un risultato che sia sgradevole, o che inciti odio o porti sventura. Ma è possibile che esso possa anche interessare gli altri...”

"L’effetto del Karma è inconcepibile!" L’affermazione del Budda suggerisce non solo la complessità degli effetti del karma, ma anche la difficoltà di prevedere quando un effetto karmico maturerà.
In linea generale, tuttavia, il Karma è come l'azione di accendere una candela. Appena è accesa, la candela immediatamente illumina l'intera stanza e durerà fino a quando non si consuma. Allo stesso modo, il Karma ha le seguenti caratteristiche:
A. Il Karma non colpisce solo colui che agisce, ma riguarda anche gli altri. L'entità del Karma determina la sfera del suo effetto.
B. La maggior parte del Karma produce un effetto immediato che durerà finchè non è consumato. La natura e l’entità di un’azione karmica determina la durata degli effetti, che possono rimanere molti anni, o che possono anche non farsi sentire fin quando non maturino altre condizioni karmiche.
C. Gli effetti Karmici possono combinarsi ed accumularsi.
Questi tre punti sono alquanto condensati. Non ho molto tempo per darvi una dettagliata descrizione di essi. Tuttavia, gli esempi successivi potrebbero aiutarvi a capire un po’ di più questi punti:
A. La scoperta dell’energia elettrica da parte di Benjamin Franklin e la conversione dell’elettricità in luce da parte di Thomas Edison hanno enormemente cambiato la vita degli esseri umani, e l'effetto è ancora in fase di sviluppo.
B. Un'azione presa dal Congresso degli Stati Uniti di modificare la legislazione fiscale immediatamente colpisce le tasche di milioni di Americani. Gli effetti possono essere sentiti nel corso della loro vita da molti Americani, e saranno sentiti anche dagli Americani delle future generazioni.
C. Il combinato e cumulativo karma del sistema di schiavitù utilizzato da molti Americani per molto tempo ha prodotto svariati effetti che negli Stati Uniti costituiscono un grande problema nazionale.
D. La scoperta teorica dell’energia atomica da parte di Albert Einstein e lo sforzo congiunto di tutti i partecipanti al Progetto Manhattan produsse così complicati effetti, buoni e cattivi, che probabilmente solo ora stiamo cominciando a capire il significato di questi sviluppi.

III. Un confronto tra l'entità degli effetti di vari tipi di Karma.
Questi raffronti sono registrati in molte scritture Buddiste. Citerò alcuni esempi che permetteranno di farsi una propria idea di come una persona può creare effetti karmici di maggiore portata.
A. Un giorno, mentre camminava per strada, il Buddha incontrò un mendicante che era un cosiddetto ‘intoccabile’ nella rigorosa società di caste in India di quel tempo. Non solo il Buddha fu amichevole con lui, ma accettò il mendicante come discepolo nel suo ordine del Sangha. Questa azione ebbe un effetto che fu infinitamente più grande dell'accettazione di un principe come suo discepolo.
B. Quando il monaco Bodhidharma andò dall’India in Cina, egli fu accolto con favore dall'imperatore Liang. L'imperatore gli chiese, "Che merito ho acquisito dato che ho costruito così tanti templi, eretto così tante pagode, ho fatto così tante offerte al Buddha, Dharma e Sangha, e ho fatto numerose altre opere virtuose?" Bodhidharma deluse molto l’imperatore Liang, rispondendo così: "Maestà, non vi è alcun merito di sorta. Non hai ottenuto nessun merito. Ciò che hai fatto produce solo ricompense mondane, che sono buona fortuna, grande potere, o grande ricchezza nelle vostre vite future, ma tu dovrai ancora vagare nel Samsara…".
C. Il Buddha sottolineò spesso che studiare, e spiegare agli altri anche solo poche frasi degli insegna-menti che mostrano come liberarsi dal samsara crea un merito infinitamente più grande che non fare grandi offerte ai molti Buddha in tutto l'universo, che sono numerosi come i granelli di sabbia del grande Fiume Gange.
D. Il Buddha ha insegnato anche questi principi:
• Chi fa numerose offerte al Buddha, Dharma e Sangha, aiuta gli esseri senzienti, e compie molte buone azioni, e però dedica tutti i meriti così accumulati all’interesse proprio o dei suoi parenti, come il guadagnare più denaro o godere di una più lunga o migliore vita presente o futura, produce effetti limitati.
• Chi fa le stesse opere buone, ma dedica tutti i meriti al salvare gli esseri senzienti dalla sofferenza nel Samsara riceve molto più merito rispetto a quello fatto a fini egoistici.
• Infine, uno che fa le stesse buone azioni senza alcun scopo specifico o desiderio, riceve dei meriti infinitamente maggiori rispetto ai due casi di cui sopra.
In una successiva elaborazione di ciò che è stato detto sopra, riguardo alle parole del Buddha, come pure l'incontro tra Bodhidharma e l’imperatore Liang, non importa di quale azione si tratta, in materia di azioni, o di quali meriti o non meriti che possono o non possono venirne, ciò che segue dovrebbe essere rimarcato:
• L’imperatore Liang invitò Bodhidharma nella sua capitale Nanjing (Nanchino). L'imperatore era un devoto del Buddismo, e spesso indossava indumenti Buddisti e recitava preghiere Buddiste. Egli era, tuttavia, assai più orgoglioso del suo inflessibile e incondizionato sostegno verso il Buddismo di tutto il suo intero regno. Insuperbito delle sue conoscenze e dei contributi verso il Buddismo, egli chiese a Bodhidharma, "Da quando sono salito al trono, ho costruito molti templi, pubblicato numerosi Sutra e sostenuto innumerevoli monaci e monache. Quanto grande è il merito di tutto questo?"
"Nessun merito di nessun tipo" fu la sconvolgente risposta di Bodhidharma.
Ora, l'imperatore pensò che spesso aveva sentito insegnamenti da maestri di fama che avevano detto, "Fai il bene, e riceverai il bene; fai il male, e riceverai il male. La Legge di Causa ed Effetto è immutabile, gli effetti seguono le cause come l’ombra segue la figura". Ma ora, costui dichiara che io non ho ottenuto nessun merito. Così, l'imperatore restò alquanto perplesso.
L'imperatore non era riuscito a capire le parole di Bodhidharma, che significavano che uno non sta realmente praticando il Buddhadharma, se fa il bene con il desiderio di ottenere merito per se stesso. Egli sarà più interessato a soddisfare il proprio ego, o a promuovere il proprio benessere, oppure per il vantaggio di essere riconosciuto e apprezzato dagli altri.

IV. Karma e Libero Arbitrio.
Questo argomento è stato discusso spesso. La domanda è: "C'è spazio per il libero arbitrio, nella legge del Karma?" Una domanda più forte è: "Il libero arbitrio potrebbe non essere semplicemente un’opinione soggettiva? Il cosiddetto libero arbitrio è anche un effetto del Karma?".
Per la maggior parte degli Indù e delle scuole di pensiero religiose dell’India, soprattutto quelle più antiche, credevano e promossero il concetto che il Karma opera in maniera retta, con le azioni del passato che influenzano il presente, e le azioni presenti che influenzano il futuro. Di conseguenza, davano poco spazio al libero arbitrio. Molte di queste interpretazioni hanno poi permeato la cultura e il pensiero occidentale, tanto che il Karma finì con l’essere un tipo di concetto di inflessibile "destino" o "fato".
Tuttavia, il Karma opera più strettamente secondo la visione Buddista, come formulata dal Buddha, agendo più o meno con reazioni circolari, con il momento presente che è formato sia di azioni del passato che del presente; e le azioni presenti formano non solo il futuro ma anche il presente. Questa costante apertura all’input presente nel processo di causalità rende possibile il libero arbitrio. Questa libertà è simboleggiata nell’immagine che i Buddisti usano per spiegare il processo: l'acqua che scorre: A volte il flusso dal passato è così forte che si può fare poco se non restare fermi, ma ci sono anche momenti in cui il flusso può essere deviato in quasi tutte le direzioni. (fonte)
Per ulteriori chiarimenti per quanto riguarda la possibilità di modificare o cambiare l'esito del Karma, o come dice il Buddha, "per deviare il flusso in quasi tutte le direzioni" vedere: “SIDDHI, Chaos Magic e Joriki: Mind Power in Zen Tradition”. Vedi anche “Mantras, Mantrams and Chants”, e “Chi Kung”, e “The Power of the Shaman:Where Does It Come From” e “Diablero”.
Potremmo trovare molti esempi che sembrano indicare che non vi è spazio per il libero arbitrio nella Legge del Karma. Significa forse che il destino di una persona è determinato dal suo Karma passato, che una persona non ha alcun modo per cambiarlo? Come si è visto sopra, nella visione Buddista del Karma non è proprio così. Allora, come e perché, si può cambiare il proprio destino?
Si consideri, ad esempio, il testo di Dogen Zenji, "Hotsu Bodaishin", nel dodicesimo fascicolo, in cui egli enfatizza il "sorgere della 'mente-Bodhi'(bodaishin), che comporta il voto di salvare tutti gli altri prim’ancora di se stessi (ji mitokudo sendota)". Se la causalità non è altro che l’essere 'a' quindi necessariamente l’essere 'b', allora "Hotsu Bodaishin" diventa assurdo, dal momento che nessun altro agente causale diverso dal ‘Sé’ può quindi avere nulla a che fare con la salvezza. Ciò, chiaramente, implicherebbe una sorta di personale causalità atomica, in cui il ‘Sé’ è isolato da tutte le influenze "esterne" - proprio il tipo di posizione che Dogen si preoccupa di evitare.
Dobbiamo inoltre ricordare che le azioni positive producono Karma positivo, ed il Karma positivo interagisce con il Karma negativo. Nel dodicesimo fascicolo del "Kuyo Shobutsu" di Dogen, si legge che "Può esservi un grande frutto da piccole cause, e un grande beneficio da piccoli atti". E qui si implica che il Karma soteriologico è più potente del Karma negativo. Ancora, nel dodicesimo fascicolo del "Sanji-go", leggiamo una storia tratta dall’ “Abhidharma-mahaavibhaasaa-saastra”(Sezione 69) che racconta di un uomo buono (in questa sua vita), che, al momento di morire, scopre che sta per rinascere in un inferno. All’inizio è risentito, poiché egli credeva di esser destinato ad una rinascita in Cielo. Ma poi realizza che la sua rinascita infernale è dovuta al male che egli aveva fatto in una vita precedente. Questa realizzazione (cioè, saggezza) ha modificato il suo Karma, così che egli in realtà si troverà a rinascere in un regno celeste.
Questi passaggi mostrano che Dogen non aveva una visione semplicistica e deterministica del Karma.
Per Dogen, il Karma non è una statica, sostanziale e lineare ‘serie’ di cause ed effetti. C'è sempre la possibilità di cambiamento, soprattutto attraverso la realizzazione della saggezza spirituale. Dogen, quindi, senza negare la struttura causale della vita e della pratica, respinge una interpretazione rigida del Karma, in favore di un universo fluido, karmicamente interdipendente, che dipende dalle nostre stesse azioni e dalla comprensione, come parte della sua struttura causale.
Per aiutarvi a comprendere che il destino non è affatto predeterminato da un Karma del passato, devo chiedervi di ricordare quanto ho detto prima circa la nostra natura fondamentale: ‘Causa ed effetto, proprio come la nascita e la morte, perdono il loro significato a livello di Essere Illuminato, perché a livello della natura fondamentale non c'è nessuno che possa ricevere l'effetto del Karma, sia positivo che negativo. Quindi, per assurdo, quando si è diventati Illuminati, la legge del Karma non è più applicabile. Tutto ciò che l'Illuminato fa, dice, o pensa, lo fa, lo dice e lo pensa attraverso il libero arbitrio, una manifestazione della natura fondamentale, e non per l'effetto del Karma passato.
Tutti gli insegnamenti del Buddha mirano ad un unico obiettivo: cioè, ad identificare se stessi con la propria natura fondamentale. Tutti i suoi metodi sono concepiti per consentire che uno a poco a poco entri in armonia con quella sua natura fondamentale.
Ora, la natura fondamentale possiede tutti i tipi di buone qualità umane, come la amorevole gentilezza, la compassione, la gioia, e l'equanimità. Tutte queste buone qualità possono generare buon Karma, il quale produce effetti positivi. Pertanto, nel corso del processo di coltivazione della armonia con la natura fondamentale, queste buone qualità saranno pian piano rivelate, come un occasionale raggio di sole che penetra attraverso una oscura e densa nube. Queste rivelazioni sono i veri prodotti del libero arbitrio di una persona. Poiché un tale libero arbitrio crea un buon Karma, e poiché il buon Karma produce effetti positivi, che a sua volta sono buon Karma per il successivo effetto, e così via, una persona ha quindi il potenziale per diventare Illuminata, riconoscere la natura fondamentale, e così diventare un Buddha.
Così, uno non solo potrà eliminare il Samsara, ma potrà anche ottenere la perfetta compassione e saggezza, necessaria per insegnare agli altri esseri senzienti come seguire lo stesso Sentiero.
Il Karma è un argomento così importante e vasto, che potrei stare a parlarne per ore senza esaurire il materiale. Temi come questi che seguono, potrebbero essere assai interessanti:
1. Possono il Karma buono ed il Karma cattivo compensarsi reciprocamente?
2. Il Karma può essere cancellato?
3. Possono gli effetti del cattivo Karma essere minimizzati con la confessione e il pentimento?
Per esempio, la Bhakti si differenzia nettamente dalle credenze tradizionali Indù e dal pensiero di base Buddista sul Karma. Questa forma di credenza del Karma da parte della Bhakti, differisce dalla ordinaria concezione di un karma che consuma, o elimina, il Karma buono e cattivo che l'individuo ha sviluppato, o acquisito, nelle vite precedenti. Nel concetto della Bhakti, il Karma è messo da parte; il devoto infatti si aspetta che il Signore restituisca Amore per amore, ed ignori il predestinato corso del Karma. La questione se il Signore si atterrà alla ferrea legge del Karma, o grazie alla bhakti glielo rimuoverà, elargendogli la sua grazia, rimane nelle mani delle caste sacerdotali, senza soluzione.
Si veda il punto n. 2 qui sotto, e si consideri cosa succede se si può cambiare il concetto di Signore, come citato sopra, con il concetto di ‘identificare se-stessi con la propria ‘natura-fondamentale’.
Con l'idea generale del Karma che ho presentato, voi potreste essere in grado di trovare le risposte a queste questioni. In conclusione, desidero sottolineare due punti:
1) Il buono o il cattivo Karma produrranno inevitabilmente i loro rispettivi effetti. Le nostre quotidiane azioni, parole e pensieri, influenzeranno il nostro futuro. Una persona saggia, quindi, sa bene che deve vivere correttamente.
2) Ricordatevi che la legge del Karma si può arrestare e ci si può liberare dal Samsara solo attraverso l'identificazione con la propria ‘natura-fondamentale’. Il modo come si può gradualmente identificarsi con la ‘natura fondamentale’, e realizzare che essa è proprio ‘se-stessi’, è l'essenza dell’insegnamento del Buddha. Vi consiglio sinceramente di studiarlo e di praticarlo.
Tra tutti gli ostacoli alla nostra coltivazione dell’Illuminazione, l’ostacolo più grande è il nostro erroneo concetto del ‘Sé’. Questo è il cuore di tutta la nostra ignoranza e sofferenza. Per saperne di più su come ridurre questo erroneo concetto si veda: DEATH OF THE EGO: A Buddhist View.. Per alcuni approfondimenti e potenziali "risposte" alle tre domande poste in apertura di paragrafo di questa sezione vedi: WHAT THE BUDDHA SAID.
Fondamentalmente, la nostra esperienza come la viviamo, non è diversa da quella dei maestri Zen. Il modo in cui siamo diversi, è che noi abbiamo una sorta di nebbia, un particolare tipo di sovrapposizione concettuale su quella esperienza, e poi facciamo un investimento emotivo su quella sovrapposizione, sostenendo che essa è "reale" in sé e per sé.
Ecco ciò che dice un saggio Indiano contemporaneo, Ramesh S. Balsekar, nel suo libro: “Libero Arbitrio, o Destino… A chi importa?”
"Nulla accade che non debba accadere, gli individui sono semplicemente dei personaggi all’interno di una commedia. Non c’è nessuno a cui dobbiamo nulla e nulla ci deve essere restituito; per questo non ha senso porre questioni riguardanti il biasimo o l’errore".
Quando un ricercatore analizza e pondera l’insegnamento di Ramesh per la prima volta, anche se ha iniziato la sua ricerca da moltissimi anni, resta spesso esterrefatto. Certi Maestri insegnano a combattere l’ego, o ad uccidere l’ego. Invece Ramesh suggerisce di accettarlo: "Chi ha creato l’ego? La Sorgente lo ha creato e, in determinati casi, la Sorgente stessa lo sta distruggendo".
Ramana Maharshi era solito dire: "La vostra testa è già in bocca alla tigre". Questa sua famosa frase significa che non si può evitare il processo avviato dalla Sorgente e tanto meno tentare di combattere l’ego. Continuando a combattere l’ego, la tigre manterrà la bocca aperta per secoli. Accettando l’ego la tigre lo eliminerà in tre secondi, in un sol boccone.
“ESSENDOCI QUESTO, QUELLO SUCCEDE, SENZA DI QUESTO, QUELLO NON ACCADE”.
(SRI Ramana Maharshi)

 
...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***

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Offline Trepicchi

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Re: Il concetto di Karma
« Reply #8 on: January 22, 2010, 13:31:00 pm »
0
Questo file è molto interessante di Italo Cillo

(che conosco personalmente) leggilo con calma se lo

ritieni opportuno

http://www.vajrayana.it/BuddhaeBuddhismo.pdf
...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***

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machine gun yogin

Re: Il concetto di Karma
« Reply #9 on: January 22, 2010, 14:40:06 pm »
0
3picchi ci stai inondando  ;D

il concetto di karma non é solo legato al buddismo, e comunque e le origini, che sono sicuramente indiane e descritte nei veda, hanno punti in comune con religioni pagane di cui parlava Morgana, ma il termine karma é sanscrito quindi indiano.

Scusate se insisto con il libero "The Secret", ma la legge dell'attrazione descrive alcuni aspetti del karma, inteso come entitá universale che reagisce ai nostri pensieri ed azioni!
I taoisti parlavano di "qualitá del tempo" nell I-Ching, si QUALITÁ non quantitá.
É un concetto difficile ma essendo tutto ciclico, capire l'andamento temporale diventa estremamente vantaggioso.
Karma inteso come entitá universo che reagisce a pensieri e azioni e risponde con precisione (difficile per noi da capire e tante volte diciamo che ci sembra un "mondo ingiusto") legata comunque ai cicli temporali, quindi alla qualitá del tempo:

Un pensiero fatto in un certo momento, produrrá reazioni differnti nel momento successivo!

Astrologi e chiaroveggenti taoisti erano in grado di capire la qualitá del tempo, e anche in battaglia le strategie venivano fatte secondo questi parametri (i greci stassi si affidavano a "religiosi" per strategie belliche)

Il karma é legato alla qualitá del tempo, non solo alle azioni e a pensieri!


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Iperbole

Re: Il concetto di Karma
« Reply #10 on: January 22, 2010, 14:52:54 pm »
0
Il karma é legato alla qualitá del tempo, non solo alle azioni e a pensieri!

Ciao Machine, scusa se sembro scemo ... ma io sono terra terra  ;D
esempio :
Ho un importante colloquio di lavoro e non ho assolutamente tempo da perdere, abito pulitissimo, e mi sento lindo e profumato.
Per strada incontro un perfetto sconosciuto che si sente male, esige delle cure ospedaliere ma e' solo.
Dobbiamo decidere cosa fare
a)trascuriamo lo sconosciuto, quel lavoro e' molto importante per me.
b)Porto lo sconosciuto al pronto soccorso, sto mezza giornata li e perdo il colloquio.

Ovviamente potrebbe darsi che lo sconosciuto sia un assassino,un miserabile, oppure si e' ferito difendendo una bambina da uno stupro.

Qualunque sia la mia scelta, che influenza potrebbe avere sul mio futuro?

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machine gun yogin

Re: Il concetto di Karma
« Reply #11 on: January 22, 2010, 15:17:04 pm »
0
Il karma é legato alla qualitá del tempo, non solo alle azioni e a pensieri!

Ciao Machine, scusa se sembro scemo ... ma io sono terra terra  ;D
esempio :
Ho un importante colloquio di lavoro e non ho assolutamente tempo da perdere, abito pulitissimo, e mi sento lindo e profumato.
Per strada incontro un perfetto sconosciuto che si sente male, esige delle cure ospedaliere ma e' solo.
Dobbiamo decidere cosa fare
a)trascuriamo lo sconosciuto, quel lavoro e' molto importante per me.
b)Porto lo sconosciuto al pronto soccorso, sto mezza giornata li e perdo il colloquio.

Ovviamente potrebbe darsi che lo sconosciuto sia un assassino,un miserabile, oppure si e' ferito difendendo una bambina da uno stupro.

Qualunque sia la mia scelta, che influenza potrebbe avere sul mio futuro?

dovresti menzionare anno, data, giorno, ora, luogo, umiditá, temperatura, pressione, condizione sociale in quel paese citta', ecc, avvenimenti successi prima (atti terroristici, vincita del super enalotto di qualche compaesano) e avvenimenti in previsione (ripresa economica, elezioni politiche, il compleanni di tua sorella) e tutto in modo preciso e, se sei in grado di capire la qualitá del tempo, agire di conseguenza.

La qualitá del tempo ha valore a prescindere da quello che devi fare (colloquio, salvare una vita umana).
C'é punto e basta e sei tu che ti devi adeguare a lei.

SE RIESCI A FARE CIO' É COME FARSI TRASPORTARE DALLA CORRENTE INVECE DI NUATARE CONTRO, E LA VITA NON DIVENTA PIU' UNA LOTTA MA UN SEGUIRE IL FLUSSO DEGLI EVENTI IN MODO ARMONICO.

Hai mai notato che ci sono persone che hanno la vita facile e senza fare grossi sforzi ottengono risultati pazzeschi, mentre altre sono costantemente stressate perché devono lottare per ottenere qualcosa?

Be' ti sveleró un segreto, i primi in un qulache starno modo, riescono a capire la qualitá del tempo!
Ad alcune persone viene naturale, é innata, altre devono impararalo da qualcuno.

Leggi l'I-Ching se hai voglia, ti farai un'idea di cio di cui parlo.

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Offline Simons

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Re: Il concetto di Karma
« Reply #12 on: January 22, 2010, 15:22:48 pm »
0
magari se ti avessero preso a quel lavoro saresti stato investito il giorno dopo mentre quello che hai salvato scoprirai dopo 30 anni che morirà che ti avrà lasciato metà della sua eredità milionaria! ;D siamo troppo "finiti" per comprendere come gira l'universo secondo me,quindi ogni tentativo rimane inutile,si può avere una visione solo molto superficiale di tutto

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machine gun yogin

Re: Il concetto di Karma
« Reply #13 on: January 22, 2010, 15:24:56 pm »
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siamo troppo "finiti" per comprendere come gira l'universo secondo me,quindi ogni tentativo rimane inutile,si può avere una visione solo molto superficiale di tutto
vero ma piú la tua visione é precisa e profonda, piú avrai la vita facile!

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Offline Simons

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Re: Il concetto di Karma
« Reply #14 on: January 22, 2010, 15:35:00 pm »
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si ma secondo me ci avventuriamo in un campo troppo controverso e quindi possiamo solo definire il karma ma non capire come agisce,non per niente in india esistono 2000 modi di pensare differenti a tal proposito con relativa scissione in caste religiose differenti