Probabilmente quella della codifica e del programma è una deviazione tipica delle AMT (?)
non solo.
Se intendo male il tuo dubbio no_belt ti prego di smentirmi.
Credo che il busillis in questo caso sia in un metodo didattico più o meno uniforme all'interno dei diversi dojo dello stile.
Nel senso che uno SDC parte dalle regole e funzionalmente a quello ogni istruttore/allenatore si muove in autonomia.
Ed è un metodo sotanzialmente molto buono per piccoli gruppi di allievi/atleti, e proprio per la competizione ogni insegnante/preparatore/istruttore cerca di fare meglio di quelli di altri teams con le metodologie che reputa migliori.
Il "programma" invece serve a garantire uno standard ed uno "schema di apprendimento" codificato e ottimizzato sullo statistico della media degli allievi.
Unica maniera di poter gestire una larga base di praticanti dislocati in tante diverse scuole dello stesso stile.
Esempio del mio discorso sono i pareri discordanti sul metodo didattico usato dall'insegnate di Kudo dell'ex utente che non sudava, a Roma, e su quello usato dal nostrano Moai.
Due insegnanti delo stesso stile che usano due metodi didattici differenti tali da uno disincentivare un nuovo allievo perchè si sentiva "trascurato sulle basi" per l'altro ci sono solo, meritati, apprezzamenti per la perizia di come le basi vengono trattate.
La domanda diventa a questo punto: uno "stile" non dovrebbe per sua definizione, magari rischiando di appiattire il metodo, dare una maggiore uniformità?
Domanda che in un ambito più propriamente di SDC dove, come giustemente alcuni spiegavano conta l'efficacia e le regole di scontro definisco solo i paletti entro cui muoversi, non avrebbe ovviamente senso.
No_belt ho inteso bene?