Un aspetto per cui trovo che certi percorsi didattici siano utili e importanti, è certamente la parte della esattezza tecnica, il motivo per cui si svolgono movimenti lenti, su cui prestare attenzione ai dettagli anche più piccoli eccetera, quindi un lavoro (il Kihon) volto a raggiungere la tecnica nel dettaglio, cosa più complessa se il lavoro è solo e soltanto dinamico, mentre per il Kata, a parte la questione filosofico/meditativa, c'è il fatto di mantenere una memoria fisica rispetto al maggior numero di tecniche e movimenti possibili utilizzandoli come dei vocabolari tecnici o dei promemoria (se proprio non si vuole svolgere uno studio più approfondito) del bagaglio tecnico generale.
Ma l'aspetto che più mi preme in una certa didattica, è proprio la tempistica, ovvero, il non arrivare a una certa perizia tecnica prima di un certo lasso temporale, questo perchè ritengo essenziale che, accanto alla padronanza tecnica crescente, debba esserci una maturità, una padronanza di sè, una consapevolezza altrettanto crescenti, altrimenti c'è il rischio di formare potenziali inconsapevoli picchiatori.
Ritengo che l'aspetto non violento delle arti marziali sia proprio li, nel giungere a padronanza contemporaneamente al momento in cui si è abbastanza maturi da non abusarne.
Spesso mi piace usare come una massima la volta in cui chiesi (l'ho già raccontata
) a Kase quando sarei diventato un bravo combattente (avevo 12 anni) e lui mi disse "quando non più voglia non più bisogno", risposta che capii 15 anni più tardi nella sua profondità.
Detto questo, per me il Kudo e i suoi derivati
sono Karate, ho già detto quanto apprezzo la completezza e la perizia tecnica, li trovo davvero preparati.
Ho delle riserve solo sulle tempistiche con cui si giunge a un certo livello tecnico per i motivi detti sopra.