mai detto che servono a provocare dolore. evidentemente studiamo cose diverse.
e` come se mi dicessero che il maegeri chudan serve a far cadere uke o a provocargli un`escoriazione al pancino. magari succedono anche queste due cose ma studiare maegeri per avere questo effetto in termini marziali non avrebbe senso, lo renderebbe poca cosa.
poi se chi sostiene che la leva rompe mi spiega secondo quale principio e perche` anche con una forza modesta si dovrebbe riuscire a rompere una braccio molto grosso, qual`e` insomma la meccanica per cui ad esempio wakigatame dovrebbe rompere (non lussare, stirare, torcere) delle ossa....sono tutt`orecchi.
alt..forse ci stiamo capendo male...le leve agiscono sulle articolazioni..e sono queste a subire i danni!
rompere un osso applicando una leva...direi che è alquanto improbabile!
ciao
allora, sul fatto che a rompersi siano le braccia in prossimita` delle articolazioni e non a meta` osso siamo d`accordo. quello che mi sembra faccia la differenza tra i nostri modi di praticare e pensare e` che tu scrivi che le "leve servono a rompere" quindi implicitamente lo vedi come lo scopo, il risultato estremo dell`azione che chiami leva.
io non la vedo cosi`, credo che il danno alle articolazioni sia comunque possibile ma non sia lo scopo primario di certe tecniche perche` cio` ne limiterebbe in gran parte gli scopi che invece, anche in virtu` di una maggiore marzialita` intesa come lesivita ` della tecnica, sono piu` ampi.
mi spiego: intanto con il termine "leva" diciamo tutto e niente. se prendiamo alla lettera il termine quelle che rompono non sono leve, perche` hanno uno scopo diverso da quello meccanico della leva. qualora si rompesse qualcosa non sarebbe per effetto della leva ma per la pressione esercitata su un punto compreso in uno spazio tra due punti. da questo ne deriva che la tecnica, se fosse realizzata in virtu` della rottura, sarebbe tanto piu` efficace quanto piu` la pressione dovesse superare la resistenza del punto d`appoggio, cosa che non funzionerebbe se banalizzando il braccio fosse di un omone e la "leva" la applicasse una persona piccola e debole. potrebbe anche succedere, come nel video, che parte dell`azione derivi dalla dinamica, dal risultato dei movimenti dei due partecipanti, ma non potrebbe assurgere a principio, sicuramente non come principio legato al ju.
sul termine "leva" poi bisogna capirsi. prendendo a prestito i termini giapponesi, in generale parliamo di kansetsu waza, cioe` di tecniche sulle articolazioni. waki gatame, ude osae, kote mawashi, shihonage, juji garami eccetera sono tutte kansetsu waza ma non sono tutte "leve" alla stessa maniera. alcune, come spiega bene la traduzione del nome, sono osae o katame waza, cioe` tecniche per bloccare, tenere, immobilizzare. gia` dal nome sappiamo lo scopo. alcune poi agiscono immobilizzando l`articolazione per eliminare qualche punto di "snodo" e agire sul bersaglio grosso, come waki gatame/hiji osae che immobilizzano il gomito per agire su spalla, tronco (e poi bacino, piedi... ma e` un discorso lungo), altre amplificano invece la normale torsione come kotegaeshi, shihonage, kotemawashi eccetera, che sono rovesciamenti, proiezioni attuati amplificando una curva naturale del corpo per entrare in modo spiraliforme sul centro di uke e guidarne il movimento.
ci sono poi "leve" che solitamente chiamiamo proiezioni ma sono a ben guardare piu` vicine al concetto di leva/fulcro come le proiezioni d`anca ad esempio dove si diventa il fulcro, il punto d`appoggio.
poi ci sono quelle che rompono, ma parliamo di leve dove la resistenza dell`arto e` inferiore generalmente alla forza applicata (torsioni contrarie alle dita delle mani, al collo, ai gomiti o alle caviglie o alle spalle in posizioni dove e` il peso dell`altro, magari a terra, ad offrire la giusta resistenza e la "leva" come principio meccanico non e` sufficiente e si spezza)
insomma un sacco di cose che per me rendono riduttiva l`affermazione che "le leve servono a rompere".
se poi la devo vedere dal punto di vista estremo, a me di rompere un braccio a uno in una situazione di vita o di morte o anche di semplice litigio non me ne frega niente. mi interessa poterlo bloccare o al limite uccidere. ma la lesione fine a se` stessa e` parziale e rende parziale uno studio finalizzato a questo risultato.
ci sta tutto che se sei piu` grosso di me, se mi muovo male o se non ho una buona resistenza/allenamento a livello delle articolazioni, il fatto di avermi rotto un braccio sia almeno un risultato, ma non posso allenarmi per questo. anche perche` devo allenarmi su principi che siano validi indipendentemente dalle disparita` fisiche o dai casi fortuiti. altrimenti tanti manubri e allenamento sulla presa delle mani, altro che jujutsu. io parto pero` sempre dal punto che non posso affidarmi alla forza fisica per studiare. poi al tempo stesso posso allenare la forza, ma per me e` come studiare la dinamica del salto ad ostacoli: la tecnica deve essere corretta e il principio valido per tutti gli atleti, poi ognuno implementa e migliora con il proprio allenamento fisico, ma il principio resta e permette di saltare l`ostacolo anche a chi realizzera` il peggior tempo, non solo al recordman o al dotato per natura.
sul fatto che nelle palestre ci si alleni cercando il dolore dell`articolazione supponendo che il passo successivo sia la rottura dell`arto rende la pratica zoppa. e` il classico zuccherino che ci fa pensare che "se facevo sul serio erano ca22i amari, invece al dojo l`ho risparmiato" quando invece non abbiamo modo, per ovvi motivi, di verificare il principio. soltanto rifarci a casi fortuiti, incidenti, video che esaltano la parte meno razionale di noi.
io non sono contro il dolore durante la pratica, sono stato gia` frainteso diverse volte su questo, sono contrario al fatto che la pratica di tori sia orientata verso il causare dolore, magari attraverso azioni elaborate come quelle che chiamate "leve", perche` se dolore deve essere un morso alla mano intrappolata e` molto piu` diretto e non lascia dubbi sulla sua efficacia. imho se devo fare qualcosa di elaborato come i kansetsuwaza devo farlo per uno scopo altissimo/bassissimo: controllarlo o ucciderlo. che poi sia cosa buona e giusta che uke scopra che il risultato dei suoi movimenti possa provocargli dolore ci sta pure, altrimenti diventa un`altra farsa.
quello del dolore, della rottura, della lesione articolare e` un argomento sacrosanto e su certe tecniche implicito anche negli scopi, basti pensare a tutto quello che oslitamente viene indicato come koppo ma non e` lo scopo di
tutte le tecniche di "leva".
io pratico nella direzione in cui il mio movimento potenzialmente non sia doloroso ma che il dolore eventuale se lo procuri uke cercando di resistermi. idealmente non intendo punzecchiare o ferire qualcuno con il coltello ma metterlo nella condizione in cui si trafigga da solo se si muove.
anche pensandola in modo meccanico semplificatissimo, ogni volta che l`altro incontra dolore e` perche` c`e` un contrasto tra il mio movimento e il suo arto/corpo. per vincere questo contrasto devo essere necessariamente piu` forte o in una condizione specifica (tipo a terra ad esempio, per assicurare il punto di pressione tra l`estremita` che tengo io e l`altra "tenuta" dal suo peso/forza di gravita`). se invece il contrasto non c`e` (yawara, ju, aiki o come preferite) l`unico momento in cui ci sara` dolore sara` quando cerchera` di sottrarsi al movimento senza contrasto, andando nella direzione opposta. in quel caso il dolore (non cercato ma derivato) sara` il giusto campanello d`allarme che lo fara` tornare eventualmente a seguire il movimento. se non lo fara`, probabilmente o riuscira` ad uscire dal "percorso" che sto disegnando con la tecnica (ma la colpa e` la mia che ho lasciato porte e finestre aperte) o si causera` una lesione ( stiramento, rottura eccetera in base ai tanti fattori in gioco...). piuttosto pero` che dargli il campanello che stimoli una reazione preferisco studiare in una direzione che lo porti a terra o alla mia merce` senza dargli uno stimolo che lo induca ad una reazione.
non so se si capisce, mi rendo conto che spiegarlo per iscritto e` difficile ma provandolo e` lampante e risolve tante questioni su temi come uke che non sente il dolore, disparita` di fisico eccetera. certo e` piu` difficile e frustrante e non toglie che nel momento che i fattori in gioco dovessero permettere di poter "rompere" qualcosa non ci si tirerebbe indietro ma ocme ripeto non e` a mio avviso lo scopo di certe tecniche, ne` ora ne`, imho, in passato.