Precedentemente avevo aperto un 3d in cui esponevo secondo me cosa era il primo punto da sistemare nella progressione didattica delle arti interne. Ora espongo il secondo punto, ovvero prendere coscenza di cosa può permetterci di fare l'asse centrale, ripeto questa è la mia esperienza, giusta o sbagliata che sia. Il mio attuale livello di comprensione dell'arte è questo e su questo mi baso! Un bellissimo passo tratto dal libro dello Xin Yi Liu He Quan del mio Maestro espone in maniera ben formulata quanto sto allenando. Grazie agli OCR posso permettermi di scansionarlo e darvi la possibilità di leggerlo! Ovviamente sono graditi pareri sul contenuto del testo.
I 3 POTERI
Un corpo che si muove nello spazio lo fa secondo tre “onde portanti” di movimento:
1° - si alza e si abbassa come le onde del mare,
2° - oscilla avanti e indietro come un bambù,
3° - ruota alternativamente a destra e a sinistra come il bilanciere di un orologio.
“Onde portanti” generate biomeccanicamente da tutta la struttura muscolo-scheletrica del corpo, e in particolare dalle tre funzionalità basiche della colonna vertebrale identificabili e sintetizzabili in tre poteri strutturali: torsivo, flesso-estensivo, estensivo assiale che, fusi insieme, creano una particolare e potente forza elicoidale che veicolata lungo la colonna stessa arriva agli arti facendoli muovere liberi lungo un’infinità di percorsi.
Infinità di percorsi tutti basati su questi pochi, ma essenziali, movimenti del corpo, che si possono sintetizzare in tre primari di base più due complementari.
Primari:
1° - torsivo rotatorio alternato destra-sinistra ,
2° - flesso-estensivo destra-sinistra/avanti-indietro ,
3° - estensivo assiale alto-basso
Complementari:
4° - tensivo antero-posteriore
5° - tensivo destra-sinistra
Metaforicamente possiamo definire:
- il torsivo rotatorio effetto ciclone,
- il flesso-estensivo effetto bambù oscillante,
- l’estensivo assiale effetto molla,
- il tensivo antero-posteriore e tensivo destra-sinistra effetto arco.
Ogni stile d’arte marziale sviluppa le sue tecniche fondamentali dalla selezione accurata di questi percorsi degli arti nello spazio, ne enfatizza alcuni e ne trascura altri, in funzione del tipo di strategia di combattimento utilizzata sintetizzabile in due grandi categorie: di percussione (calci e pugni), di lotta (proiezioni, leve, prese).
Però, indipendentemente dalle scelte operate, nessuna arte può prescindere dallo sviluppo armonico di ognuno dei cinque poteri per essere davvero efficace e funzionale senza sfruttare e usurare il corpo. Pochi si rendono conto di questo fatto, la maggior parte si perde nei meandri della pratica “violentando e sacrificando” il corpo sull’altare della tecnica, non riuscendo a trovare quella visione operativa d’insieme necessaria per trascenderla e farla ri-diventare strumento espressivo (techne - arte del fare) della propria arte.
Ogni tecnica, a seconda di come si sviluppa nello spazio, affinché risulti efficace, deve poggiare su un mix variabile, ma bilanciato, tra questi poteri che, va da sé, nella fase esecutiva non sono separabili, ma che debbono essere portati con l’allenamento ognuno alla loro massima espressione: quello torsivo per sviluppare le due forze primigenie: la forza centrifuga e la centripeta; quello flesso-estensivo per imprimere forza di spinta e trazione e infine l’ultimo per imparare ad usare uno degli alleati più potenti che abbiamo, ma di cui pochi hanno coscienza: la forza di gravità.
Forze che seguono leggi universali a cui è sottoposto il nostro corpo, dalle quali non si può prescindere e che non possono essere contraddette: la centrifuga crea un campo di forze vorticoso che sradica verso l’alto come un ciclone, la centripeta uno che risucchia verso il basso come un vortice d’acqua; quelle di spinta e di trazione generano forze schematizzabili in vettori agenti parallelamente al suolo in direzioni opposte; la forza di gravità un vettore perpendicolare che ci vincola al suolo.
Allenare il corpo all’uso intelligente di queste forze è di primaria importanza per capire, non solo come e quale parte del corpo usare per generarle, ma anche il fondamentale rapporto interattivo che queste devono intrattenere con la forza di gravità. Forza con la quale bisogna sempre fare i conti sia in situazioni statiche (quando si eseguono tecniche a piedi fissi) e dinamiche (in movimento), sia in termini di corretta “tempistica d’azione”.
Per esempio, un errore di “tempistica” molto comune, quando si proietta avanti il corpo in attacco è di usare subito, nella fase di stacco, una potente forza di spinta delle gambe per vincere la forza di gravità.
Non bisogna farlo, non bisogna cercare di staccarsi da terra usando, in prima battuta, un vettore forza (la spinta della gamba posteriore contro il terreno) in diretta opposizione al vettore gravità, ma usare per primo il potere torsivo che, non essendo in opposizione diretta con il vettore gravità, non solo fa scivolare il corpo sul terreno senza sforzo, ma lo proietta in avanti con forza, come una porta sbattuta dal vento. Per avanzare correttamente bisogna pensare di avere sotto il piede posteriore una macchia d’olio che, annullando la spinta del piede contro il terreno, ci costringa ad usare il potere torsivo come il servo-meccanismo sul cardine di una porta automatica girevole. Errore paradigmatico molto diffuso è quello di pensare che per scattare in avanti velocemente bisogna avere muscoli forti nelle gambe per generare una potente forza di spinta contro il terreno per vincere la forza di gravità, dimenticando il “potere di lancio-stacco” generato dalla forza centrifuga.
La figura della rondine esemplifica in maniera chiara la corretta dinamica
La forza di gravità “non si vince” la si può solo imparare a gestire e usare in maniera intelligente a nostro favore. Il potere torsivo rotatorio ci permette di fare questo. Pensate ad un pattinatore sul ghiaccio quando piroetta, lo può fare senza sforzo per un tempo lunghissimo, non potrebbe fare lo stesso facendo stacchi in elevazione, dopo poco sarebbe stanco ed esaurito; e ancora provate a staccare dal terreno una piccola radice e vi renderete conto che se non lo fate torcendola non sarà così facile sradicarla.
Andando ancora più nello specifico possiamo continuare dicendo
1° FUNZIONE - POTERE TORSIVO: 6 MOVIMENTI – XU BU
Gli esercizi della serie rappresentano il primo gradino nell’addestramento, ma nello stesso tempo sono un punto d’arrivo importantissimo che, una volta raggiunto, apre un livello di pratica dove cessa la differenza tra tecnica d’attacco e tecnica di difesa, dove si è “nel flusso dell’azione”, dove ogni figura di animale, al centro di una rete strategica multidimensionale, è interconnessa con tutte le altre.
Nella filosofia buddista questo processo d’interconnessione profonda tra le parti è espresso con il concetto del Dharmadhatu, simboleggiato come un reticolo di gioielli disposti su una ragnatela multidimensionale, in cui ogni gioiello riflette tutti gli altri (vedi “Le Tre Vie del Tao” , op. cit., pag. 151).
Essere nel “flusso dell’azione” significa che ogni tecnica muta nell’altra in maniera fluida, continua, “non pensata”. Le figure degli animali sono come i diversi componenti di un “robot trasformer” che cambiando il loro modo di aggregarsi danno vita a macchine con funzioni diverse. Così è anche per il nostro corpo, dove imparando ad usare bene i movimenti relativi tra i diversi componenti (testa, torace, bacino – mani, avambracci, braccia – piedi, gambe, cosce), ‘bypasso’ la necessità di studiare infinite combinazioni per rispondere alle infinite situazioni di un combattimento reale.
- Non lo studio di infinite tecniche, ma una tecnica infinita –
LE SEI TECNICHE
1 - il gatto si lava la faccia
2 – il leone si aggiusta la criniera
3 – l’orso si gratta
4 – il volo del falco
5 – il serpente dardeggia la lingua
6 – il drago gioca con la palla
Il potere torsivo è il primo ad essere allenato perché è il punto di partenza ideale per inserire potenza fisica nel gesto, è il più semplice da capire e mettere in pratica, si sviluppa dal sistema anche-vita-collo.
È il primo ad essere studiato anche per ragioni gerarchiche, strutturali ed evolutive nel senso che oltre ad essere il più semplice da avvertire ed usare, è anche quello che caratterizza maggiormente l’essere umano dal punto di vista dinamico rispetto agli altri animali.
Infatti l’uomo è l’unico essere vivente ad aver approssimato al meglio la stazione eretta e quindi ha momenti angolari vantaggiosi lungo l’asse verticale della colonna vertebrale che permettono rotazioni più veloci rispetto alla maggior parte degli animali.
S’impara a realizzare attacchi e parate senza soluzione di continuità sui 3 piani spaziali di riferimento, costruendo uno scudo n-dimensionale, adattabile, in grado di deflettere ogni tipo d’attacco e rispondere indipendentemente dal punto di deflessione, agendo come un rullo che estende la sua azione in tre dimensioni. Gli arti superiori si estendono sopra la testa e sotto l’inguine in torsione continua.
La mente è sempre impegnata nel seguire il profilo del corpo, aumentando la percezione della propria fisicità e dello spazio occupato; è processato un unico infinito movimento continuo, si crea una specie d’attitudine: massima scioltezza e protezione totale, unite ad un grande potenziale d’attacco senza soluzione di continuità.
La progressione didattica prevede che l’esercizio sia eseguito in prima battuta dalla posizione xu bu, con particolare attenzione alla torsione di anche, vita, asse centrale, per passare poi alla sensibilizzazione traslatoria da xu bu a gong bu, in modo da sfruttare anche la flesso-estensione (effetto bambù oscillante), appesantire alternativamente i gomiti in armonia con le ginocchia, e disporre continuamente l’arco della schiena in modo corretto, anche durante i cambi di peso, mentre le ginocchia spingono in opposizione di fase.
I movimenti prevedono la seguente progressione:
1 - ripetizioni in posizione naturale
2 - ripetizioni in xu bu su ambo i lati
3 - ripetizioni da xu bu a gong bu su ambo i lati
2° FUNZIONE – POTERE TENSIVO AD ARCO: 2 MOVIMENTI – XU BU
Sono esercizi basici che sviluppano il potere della schiena, in particolare la componente tensiva ad arco in senso antero-posteriore.
Le due figure utilizzate si sviluppano l’una dall’altra:
il cavallo, più corto e chiuso, porta a una tensione torsiva estrema le braccia con le mani serrate a pugno, la tigre, più lunga e distesa, invertendo questa torsione colpisce con i palmi aperti.
Attivano il potere del collo (il collo della tigre) e dei reni (la schiena dell’orso), sensibilizzano il pulsare ritmico del dantian addominale con il toracico, attivano il Ming Men.
I movimenti prevedono la seguente progressione:
ripetizioni in posizione naturale
ripetizioni in posizione xu bu su ambo i lati
FIG 21 POTERE TENSIVO AD ARCO
Il potere tensivo è il secondo ad essere allenato perché richiede più propriocezione del precedente.
Aumenta la potenza dei colpi e permette di pulsare alternando fasi d’espansione a fasi di contrazione, attraverso un uso armonioso e funzionale del gesto respiratorio.
Si affina il lavoro sui movimenti degli arti in sincronia con la schiena che si tende come un arco.
E’ necessario accoppiare a questi esercizi la respirazione addominale inversa, che è la più usata nelle arti marziali, e consiste nel ritirare l’addome in fase d’inspirazione per poi espanderlo in fase di espirazione.
La mente è sempre impegnata nel sentire il pulsare del corpo, ed estendere in direzioni contrapposte la forza, per generare una sorta d’esplosione interna, capace di proiettare in avanti gli arti pur mantenendo stabile la posizione, e garantire un recupero elastico automatico dopo ogni esplosione.
La didattica prevede che l’esercizio sia compiuto in prima battuta da posizione xu bu, con particolare attenzione al potere di flessione della colonna ed alla parte bassa della schiena, per passare poi alla sensibilizzazione traslatoria da xu bu a gong bu, in modo da sfruttare anche la flesso-estensione (effetto bambù oscillante) appesantire alternativamente i gomiti in armonia con le ginocchia, e disporre sempre l’arco della schiena in modo corretto, anche durante i cambi di peso, mentre le ginocchia spingono in opposizione di fase.
I movimenti prevedono la seguente progressione:
ripetizioni in posizione xu bu
ripetizioni da xu bu a gong bu (tallone sollevato e posizione corta)
E’ buona regola evitare flessioni accentuate sulla zona lombare, si cerca di non incurvare la schiena in modo dannoso, evitando di far sporgere il sedere. Questo potrebbe mettere a rischio le vertebre lombari, la cui funzione di sostegno verrebbe a mancare per motivi di allineamento strutturale.
La colonna vertebrale è infatti una struttura che ha 2 funzioni: una statico strutturale, e l’altra dinamico funzionale, in altri termini è progettata sia per sostenere ed assorbire carichi gravitazionali, sia per supportare sovrastrutture flessibili in dinamica. Nonostante questo l’arco della schiena è progettato per essere teso in una sola direzione al fine di trasferire potenza.
Questo ci fa capire la diversa natura della scioltezza necessaria ad un artista marziale, rispetto ad esempio a quella di un ballerino: si parla di funzioni integrate che spesso possono sembrare antitetiche, è quindi necessario allenarsi attentamente ascoltando il corpo e prediligendo una corretta lentezza ad una erronea rapidità.
3° FUNZIONE – POTERE ESTENSIVO ASSIALE: 2 MOVIMENTI - XU BU
Sono basici, sviluppano il potere lungo l’asse verticale, la capacità di usare il corpo come un martello pneumatico, di aprirlo e chiuderlo come una molla avvolta, di estenderlo come un elastico, evitando di usare soltanto spalle e braccia.
In particolare usiamo il vettore gravitazionale nella sua componente peso per proiettare questa forza verticalmente.
FIG 22 POTERE ESTENSIVO ASSIALE
Sono esercizi eseguiti dalle 2 posizioni fondamentali xu bu e gong bu
La mente è impiegata a sviluppare un lavoro a pistone che si propaga lungo la colonna, ed è generato da tutto il tronco, mentre le gambe concorrono ad aumentare l’effetto rimbalzo nei due punti d’inversione del movimento (in cima ed in fondo).
Gli arti superiori sono assorbiti dal corpo e piombano verso il basso come magli. Il bacino è come un tappeto elastico.
Mi comporto come una fisarmonica attiva, trasferendo l’attenzione dalle mani ai piedi: è importante lavorare per forze contrapposte tra alto e basso in modo da estendersi senza perdere la radice dei piedi ed ottenere un torace elastico teso tra 2 punti, in questo modo ad esempio le spalle rimangono basse durante la fase d’estensione conferendo carica stabilità e connessione per supportare la ricaduta dei gomiti.
Il potere estensivo della colonna non prevede spostamenti ampi perché le singole vertebre non producono spostamenti assoluti notevoli. Infatti, le connessioni muscolari più corte tra vertebra e vertebra funzionano come sistemi di sicurezza che impediscono di uscire dall’inviluppo meccanico previsto dalla natura, ma è anche vero che un movimento cortissimo moltiplicato per tutte le singole sezioni intravertebrali, può funzionare come amplificatore, una specie di effetto domino che supporta ed amplifica la mobilizzazione coordinata di tutta la muscolatura vertebrale, paravertebrale, respiratoria ecc.
E’ necessario inoltre imparare ad usare la cassa toracica (dantian mediano) in azione coordinata con l’addome (dantian basso), per ottenere l’effetto pneumatico e conferire potenza ai gomiti, nel caso dell’esercizio dell’aquila, o ai palmi nel caso dell’esercizio dell’orso.
A tale scopo la spalla e il cingolo sterno-clavicolare devono essere legati da precise regole di elevazione/abbassamento dell’omero.
La costante del metodo è quella di mantenere attenzione sui principi, in particolare quelli che definiscono le dinamiche strutturali della colonna.
E’ di vitale importanza controllare sempre l’assetto del cranio sulle cervicali, in particolare sull’atlante, e la relativa stabilità della mandibola in perfetta occlusione stabilizzata sull’articolazione temporo-mandibolare, per preservarci dai rischi d’infortunio, perché il violento contraccolpo della tecnica, alla lunga, potrebbe risultare dannoso.
Anche se questi controlli sono già negli 8 principi base (vedi “I Tre Poteri del Taiji Quan” op. cit.), è opportuno tenerlo a mente in particolare modo in questi esercizi che possono sollecitare aree cervicali delicate.
La didattica prevede l’esecuzione da fermi e poi in movimento, passando a metodi più dinamici e complessi implementando cambi di guardia e/o spostamenti lineari.
I movimenti prevedono la seguente progressione:
ripetizioni da xu bu su ambo i lati
ripetizioni con spostamenti sulla linea retta
Ovviamente tutte queste cose bisogna anche saprle fare e non solo conoscerle! Questa è la progressione didattica nello Xin Yi per come mi viene insegnato a me! Buona giornata a tutti!
E siccome ultimamente i praticanti di TaijiKiller urlano SPARTA noi della Nei Dan di origini calabresi urliamo COSENZAAAAAAAAAAAAAAAAAAA