Rma Systema Italy 2011- 2012 Scuola Vladimir Vasiliev- Istr. Luca Chiarato

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Per orgoglio patrio anche Bud e Terence usavano sapientemente lo spazio...
se la vuoi mettere su questo piano, Ryabko e' Bud.Non si muove molto ma fa muovere gli altri..

Vasiliev e' Terence,piu spettacolare.con una mano caccia la pistola,con l altra ti picchia,e poi rinfodera la pistola

 :D :D :D

 :sur: :sur: :sur: :sur: :sur: :sur: :sur: :sur: :sur: :sur: :sur: :sur: :sur:
 :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-* :-*

Raga', è un sacco di tempo che volevo scrivere quello che avete scritto voi  :thsit:, ma non l'ho mai fatto per evitare di essere preso (un pò troppo) per il culo  XD
Se passo da Roma VI DEVO pagare da bere, anzi da mangiare, dovunque mi diciate, anche a costo di firmar cambiali per il resto della mia vita!!!!  :gh:

Triplo appoggio a lor signori!!  :sbav:
Fondatore dell'omonimo sistema di difesa personale!

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rockyjoe

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mi piacerebbe,ma oramai faccio la vita da emigrante

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Alla fine dei conti
Articolo di Konstantin Komarov del 16 marzo 2010

Qual’è la cosa più importante in ogni arte? Per un artista, un poeta o un musicista è l’ispirazione: quello stato d’animo difficilmente esprimibile a parole, senza il quale non c’è arte, ma solo “abilità nel mestiere”.

Quindi, qual’è la chiave delle arti marziali?
Forza? Agilità? Resistenza? Forse la conoscenza di tecniche segrete? Io non credo. Per spiegare il perché, vi metto a parte di una mia osservazione.

Abbastanza recentemente, sono stato così fortunato da poter lavorare con un team di guardie del corpo di un “alto ufficiale”. Questi tipi erano creme-de-la-creme, “l’èlite”. Tutti atleti, più di 100 kg ciascuno, maestri nonché ex campioni internazionali di tante arti marziali. Fra di loro c’era questo ragazzo senza titoli o medaglie, un semplice ragazzo di campagna, che era molto più piccolo degli altri. Non riuscivo a capire come fosse finito lì in mezzo. 

Durante il corso, tuttavia, si dimostrò il più forte, efficace e pericoloso guerriero fra tutti. Quando dico guerriero, non intendo il migliore nello sport, ma nell’addestramento realistico al combattimento: veloce, brutale, doloroso e spaventoso… Il tipo di addestramento che abbiamo dovuto ricreare per il gruppo, perché all’inizio sono tutti spavaldi e portati a sopravvalutare i propri “superpoteri”.

Ad esempio, uno degli esercizi di base era guidare un VIP attraverso una “folla violenta”. La gente della folla non si limitava solo ad acciuffare o colpire il VIP, ma anche a giocare con le emozioni delle guardie del corpo: fargli perdere l’autocontrollo, farli arrabbiare, offendere o spaventare. Dato che la “folla” conosceva molto bene i punti “sensibili” degli addestrati, il lavoro era spesso molto brutale, molto vicino a lasciare un esaurimento nervoso o delle profonde “ferite psicologiche”.

Durante questo processo, le illusioni sparirono e tutto divenne chiaro. La psiche degli atleti si arrendeva durante lo stress autentico. Vicino a situazioni estreme tendevano a perdere il controllo e a sobbalzare a una minaccia o restare più o meno impappinati. Nessuna speciale abilità fisica li poteva aiutare: il loro corpi si irrigidivano per la tensione muscolare, e i loro movimenti diventavano rigidi, scomodi, sconnessi, imprecisi e quindi inadeguati per il compito.

Ma il ragazzo di campagna controllava la sua psiche sorprendentemente bene. Nonostante la sua (a paragone con gli altri) modesta taglia e abilità fisiche, riuscì ad uscire fuori anche dalle più dure situazioni. Quando gli chiesi quale fosse il suo background, mi rispose che, in tutta onestà, aveva solo fatto faccende di casa e lavori agricoli fin da bambino, e che a volte andava con gli amici in un locale di un villaggio vicino, dove spesso ci scappava la scazzottata.

Allora, qual’è la chiave, l’elemento principale in un’arte marziale? Apparentemente, non è nessuno dei parametri fisici, ma qualcos’altro, che permette l’applicazione delle abilità fisiche in ogni situazione. Questa cosa è di solito la psiche; più precisamente, lo STATO della psiche che permette di lavorare ottimamente col corpo (compresi muscoli e cervello): rilassato, fluido, efficace e spontaneo (cioè più veloce del pensiero). Questo STATO ottimale (“la zona”) permette di calmare la mente “conscia” e di rendere libero il corpo, creando una reazione naturale in ogni situazione.

LO STATO è il fondamento sul quale si basa l’edificio delle arti marziali. Deve essere umano, non di tipo “animale”. A quel punto LO STATO, inteso come il corpo libero e preparato, è più facile da usare come base su cui costruire le altre abilità: movimento, difesa, colpire, lottare, sparare ecc.

Ovviamente, si può raggiungere LO STATO in maniera “circolare”, iniziando dal corpo, attraverso esercizi specifici e la pratica di abilità fisiche. Tuttavia questo è un percorso lungo, e con risultati discutibili.

Spesso, mentre alcune persone studiano tecniche e combinazioni, costruiscono i propri muscoli, imparano diversi “segreti delle arti”, in realtà stanno semplicemente provando a sopprimere la propria paura interna tentando inconsciamente di raggiungere questa familiarità e serenità: LO STATO. Questo vagare nelle tenebre dell’ignoranza, senza sapere cosa si cerca in realtà, crea una pericolosa illusione, che viene puntualmente distrutta dall’esperienza reale e brutale nella vita vera.

Il corpo non vince le battaglie, è lo spirito che lo fa. Questo frammento di antica saggezza si riferisce all’uomo “spirituale”, che sta al di sopra di quello “materiale”. Raggiungere LO STATO è il primo passo per connettersi con LO SPIRITO, che costituisce il potente e invincibile “nucleo” dell’UOMO.

Ma come fa uno a fare il primo passo? Che cos’è LO STATO? Come fare a trovarlo, sentirlo e mantenerlo? Come fare a “stare” sempre lì, non solo durante la battaglia, ma nella vita di tutti i giorni (che a volte è molto più importante)?

A queste importantissime domande cercheremo di rispondere insieme durante il prossimo Summit of Masters.

Insieme, perché un uomo si migliora e vive solo attraverso l’amicizia verso le altre persone.
Insieme, perché un cammino di mille miglia inizia con un solo passo; ma per mostrarlo, uno lo deve conoscere.
Insieme, perché il Systema è più di un arte da combattimento: è un’ARTE DEL VIVERE.

Quindi, benvenuti alla VITA!

Auguro a tutti voi felicità, amore e fortuna!
Ci vediamo in estate al Summit of Masters Camp!

Sinceramente vostro,

K. Komarov (istruttore al Summit of Masters)


Link all'articolo originale:

http://www.russianmartialart.com/main.php?page=article_info&articles_id=41&osCsid=f239d700eaebee0723f4d6ccc2c7f269
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rockyjoe

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e' bellissimo
e' la cosa che piu mi piace del systema

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 :sur:

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kortobrakkio

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Articolo di Konstantin Komarov del 16 marzo 2010

Qual’è la cosa più importante in ogni arte? Per un artista, un poeta o un musicista è l’ispirazione: quello stato d’animo difficilmente esprimibile a parole, senza il quale non c’è arte, ma solo “abilità nel mestiere”.

Quindi, qual’è la chiave delle arti marziali?
Forza? Agilità? Resistenza? Forse la conoscenza di tecniche segrete? Io non credo. Per spiegare il perché, vi metto a parte di una mia osservazione.

Abbastanza recentemente, sono stato così fortunato da poter lavorare con un team di guardie del corpo di un “alto ufficiale”. Questi tipi erano creme-de-la-creme, “l’èlite”. Tutti atleti, più di 100 kg ciascuno, maestri nonché ex campioni internazionali di tante arti marziali. Fra di loro c’era questo ragazzo senza titoli o medaglie, un semplice ragazzo di campagna, che era molto più piccolo degli altri. Non riuscivo a capire come fosse finito lì in mezzo. 

Durante il corso, tuttavia, si dimostrò il più forte, efficace e pericoloso guerriero fra tutti. Quando dico guerriero, non intendo il migliore nello sport, ma nell’addestramento realistico al combattimento: veloce, brutale, doloroso e spaventoso… Il tipo di addestramento che abbiamo dovuto ricreare per il gruppo, perché all’inizio sono tutti spavaldi e portati a sopravvalutare i propri “superpoteri”.

Ad esempio, uno degli esercizi di base era guidare un VIP attraverso una “folla violenta”. La gente della folla non si limitava solo ad acciuffare o colpire il VIP, ma anche a giocare con le emozioni delle guardie del corpo: fargli perdere l’autocontrollo, farli arrabbiare, offendere o spaventare. Dato che la “folla” conosceva molto bene i punti “sensibili” degli addestrati, il lavoro era spesso molto brutale, molto vicino a lasciare un esaurimento nervoso o delle profonde “ferite psicologiche”.

Durante questo processo, le illusioni sparirono e tutto divenne chiaro. La psiche degli atleti si arrendeva durante lo stress autentico. Vicino a situazioni estreme tendevano a perdere il controllo e a sobbalzare a una minaccia o restare più o meno impappinati. Nessuna speciale abilità fisica li poteva aiutare: il loro corpi si irrigidivano per la tensione muscolare, e i loro movimenti diventavano rigidi, scomodi, sconnessi, imprecisi e quindi inadeguati per il compito.

Ma il ragazzo di campagna controllava la sua psiche sorprendentemente bene. Nonostante la sua (a paragone con gli altri) modesta taglia e abilità fisiche, riuscì ad uscire fuori anche dalle più dure situazioni. Quando gli chiesi quale fosse il suo background, mi rispose che, in tutta onestà, aveva solo fatto faccende di casa e lavori agricoli fin da bambino, e che a volte andava con gli amici in un locale di un villaggio vicino, dove spesso ci scappava la scazzottata.

Allora, qual’è la chiave, l’elemento principale in un’arte marziale? Apparentemente, non è nessuno dei parametri fisici, ma qualcos’altro, che permette l’applicazione delle abilità fisiche in ogni situazione. Questa cosa è di solito la psiche; più precisamente, lo STATO della psiche che permette di lavorare ottimamente col corpo (compresi muscoli e cervello): rilassato, fluido, efficace e spontaneo (cioè più veloce del pensiero). Questo STATO ottimale (“la zona”) permette di calmare la mente “conscia” e di rendere libero il corpo, creando una reazione naturale in ogni situazione.

LO STATO è il fondamento sul quale si basa l’edificio delle arti marziali. Deve essere umano, non di tipo “animale”. A quel punto LO STATO, inteso come il corpo libero e preparato, è più facile da usare come base su cui costruire le altre abilità: movimento, difesa, colpire, lottare, sparare ecc.

Ovviamente, si può raggiungere LO STATO in maniera “circolare”, iniziando dal corpo, attraverso esercizi specifici e la pratica di abilità fisiche. Tuttavia questo è un percorso lungo, e con risultati discutibili.

Spesso, mentre alcune persone studiano tecniche e combinazioni, costruiscono i propri muscoli, imparano diversi “segreti delle arti”, in realtà stanno semplicemente provando a sopprimere la propria paura interna tentando inconsciamente di raggiungere questa familiarità e serenità: LO STATO. Questo vagare nelle tenebre dell’ignoranza, senza sapere cosa si cerca in realtà, crea una pericolosa illusione, che viene puntualmente distrutta dall’esperienza reale e brutale nella vita vera.

Il corpo non vince le battaglie, è lo spirito che lo fa. Questo frammento di antica saggezza si riferisce all’uomo “spirituale”, che sta al di sopra di quello “materiale”. Raggiungere LO STATO è il primo passo per connettersi con LO SPIRITO, che costituisce il potente e invincibile “nucleo” dell’UOMO.

Ma come fa uno a fare il primo passo? Che cos’è LO STATO? Come fare a trovarlo, sentirlo e mantenerlo? Come fare a “stare” sempre lì, non solo durante la battaglia, ma nella vita di tutti i giorni (che a volte è molto più importante)?

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Articolo molto interessante,anche più dei(pur sempre interessanti)articoli precedenti.

Lo stato mentale è sempre stata "la qualità prima",anche se molti si ostinano a pensare il contrario.
Ci sono alcuni esempi,celebri all'estero(ho citato più volte il personaggio realmente esistito chiamato Madam Satan che ai suoi tempi in Brasile fece spaventose risse contro avversari soverchianti per numero e dimensioni,facendone polpette....ma più nostranamente si possono segnalare i casi di "bifolchi da osteria"che per beata mancanza di inibizioni in molte situazioni critiche sono più efficaci sia dei maestri marziali che dei grandi atleti SDC....se poi qualcuno si vuole offendere lascio questa libertà...fatto stà che la penso così,punto).

Devo dire per onestà ed umiltà che pratico per il piacere di farlo,mettendomi in "crisi"per sondare i miei limiti....ma non ho pretese di essere un qualcuno nello streetfighting o nella DP;le mie scarse e pregresse esperienze nei due ambiti mi hanno mostrato che ho capacità altalenanti a seconda della situazione/motivazione per cui mi muovo.Cosa che ha solo rafforzato la mia opinione in merito.


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Offline Trepicchi

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Ricordo che Domenica 20 Marzo   siamo presenti a BAZZANO (BO) per uno stage systema e dopo

 per chi vuole unirsi ci tuffiamo su una trattoria del luogo per assaporare delizie .


culinarie    :D

Metteremo allo spiedo Aivia e Wolvie.....  :gh:

...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***

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Offline Trepicchi

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un grazie all'organizzatore di Cuneo ....l'amico Guido ...e a tutti i partecipanti   pieni di entusismo....che hanno permesso di passare una stupenda giornata  :)



stage Cuneo 26 Marzo


alcuni momenti di pratica















« Last Edit: March 27, 2011, 08:36:25 am by Trepicchi »
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Sto caricando su youtube un filmato di 10 minuti su parte dello stage di domenica scorsa  :) ... appena il server si sbriga, posto il link....

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Offline Dottor Wolvie Killmister

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Finalmente il server si è deciso....  :=)

https://www.youtube.com/user/systematrgrpd?feature=mhum

A breve un altro, spero della stessa durata  ;) ...

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Offline Takuanzen

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Articolo di Konstantin Komarov del 16 marzo 2010

Qual’è la cosa più importante in ogni arte? Per un artista, un poeta o un musicista è l’ispirazione: quello stato d’animo difficilmente esprimibile a parole, senza il quale non c’è arte, ma solo “abilità nel mestiere”.

Quindi, qual’è la chiave delle arti marziali?
Forza? Agilità? Resistenza? Forse la conoscenza di tecniche segrete? Io non credo. Per spiegare il perché, vi metto a parte di una mia osservazione.

Abbastanza recentemente, sono stato così fortunato da poter lavorare con un team di guardie del corpo di un “alto ufficiale”. Questi tipi erano creme-de-la-creme, “l’èlite”. Tutti atleti, più di 100 kg ciascuno, maestri nonché ex campioni internazionali di tante arti marziali. Fra di loro c’era questo ragazzo senza titoli o medaglie, un semplice ragazzo di campagna, che era molto più piccolo degli altri. Non riuscivo a capire come fosse finito lì in mezzo. 

Durante il corso, tuttavia, si dimostrò il più forte, efficace e pericoloso guerriero fra tutti. Quando dico guerriero, non intendo il migliore nello sport, ma nell’addestramento realistico al combattimento: veloce, brutale, doloroso e spaventoso… Il tipo di addestramento che abbiamo dovuto ricreare per il gruppo, perché all’inizio sono tutti spavaldi e portati a sopravvalutare i propri “superpoteri”.

Ad esempio, uno degli esercizi di base era guidare un VIP attraverso una “folla violenta”. La gente della folla non si limitava solo ad acciuffare o colpire il VIP, ma anche a giocare con le emozioni delle guardie del corpo: fargli perdere l’autocontrollo, farli arrabbiare, offendere o spaventare. Dato che la “folla” conosceva molto bene i punti “sensibili” degli addestrati, il lavoro era spesso molto brutale, molto vicino a lasciare un esaurimento nervoso o delle profonde “ferite psicologiche”.

Durante questo processo, le illusioni sparirono e tutto divenne chiaro. La psiche degli atleti si arrendeva durante lo stress autentico. Vicino a situazioni estreme tendevano a perdere il controllo e a sobbalzare a una minaccia o restare più o meno impappinati. Nessuna speciale abilità fisica li poteva aiutare: il loro corpi si irrigidivano per la tensione muscolare, e i loro movimenti diventavano rigidi, scomodi, sconnessi, imprecisi e quindi inadeguati per il compito.

Ma il ragazzo di campagna controllava la sua psiche sorprendentemente bene. Nonostante la sua (a paragone con gli altri) modesta taglia e abilità fisiche, riuscì ad uscire fuori anche dalle più dure situazioni. Quando gli chiesi quale fosse il suo background, mi rispose che, in tutta onestà, aveva solo fatto faccende di casa e lavori agricoli fin da bambino, e che a volte andava con gli amici in un locale di un villaggio vicino, dove spesso ci scappava la scazzottata.

Allora, qual’è la chiave, l’elemento principale in un’arte marziale? Apparentemente, non è nessuno dei parametri fisici, ma qualcos’altro, che permette l’applicazione delle abilità fisiche in ogni situazione. Questa cosa è di solito la psiche; più precisamente, lo STATO della psiche che permette di lavorare ottimamente col corpo (compresi muscoli e cervello): rilassato, fluido, efficace e spontaneo (cioè più veloce del pensiero). Questo STATO ottimale (“la zona”) permette di calmare la mente “conscia” e di rendere libero il corpo, creando una reazione naturale in ogni situazione.

LO STATO è il fondamento sul quale si basa l’edificio delle arti marziali. Deve essere umano, non di tipo “animale”. A quel punto LO STATO, inteso come il corpo libero e preparato, è più facile da usare come base su cui costruire le altre abilità: movimento, difesa, colpire, lottare, sparare ecc.

Ovviamente, si può raggiungere LO STATO in maniera “circolare”, iniziando dal corpo, attraverso esercizi specifici e la pratica di abilità fisiche. Tuttavia questo è un percorso lungo, e con risultati discutibili.

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Il corpo non vince le battaglie, è lo spirito che lo fa. Questo frammento di antica saggezza si riferisce all’uomo “spirituale”, che sta al di sopra di quello “materiale”. Raggiungere LO STATO è il primo passo per connettersi con LO SPIRITO, che costituisce il potente e invincibile “nucleo” dell’UOMO.

Ma come fa uno a fare il primo passo? Che cos’è LO STATO? Come fare a trovarlo, sentirlo e mantenerlo? Come fare a “stare” sempre lì, non solo durante la battaglia, ma nella vita di tutti i giorni (che a volte è molto più importante)?

A queste importantissime domande cercheremo di rispondere insieme durante il prossimo Summit of Masters.

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BOXE, SAMBO O LOTTA NEL FANGO…
Articolo di Vladimir Vasiliev pubblicato il 4 luglio 2007

Questa cosa mi successe quando avevo 14 anni.
Sono cresciuto a Tver, una dura città industriale, 2 ore a nord di Mosca. Stavo a casa solo nel fine settimana, mentre gli altri 5 giorni frequentavo una scuola piena di orfani e ragazzi molto “duri”, provenienti da famiglie davvero disagiate. Di conseguenza, le arti marziali erano fra le cose che ci interessavano di più. Su 13 ragazzi della mia classe ben 12 facevano boxe, mentre uno praticava lotta Sambo. Ovviamente, ero molto scettico riguardo quel ragazzo, e avevo una maggior considerazione del pugilato. Usare i pugni mi sembrava molto più utile ed efficace, solo due o tre buoni colpi e vincevi (oppure potevi scappare, se non altro perché eri ancora in piedi).

Il nostro istruttore di Boxe, un atleta riconosciuto a livello nazionale, che venne nella nostra scuola ad insegnare, ci parlava a lungo “dell’importanza dell’esperienza reale”, quindi noi provavamo a far lavorare i nostri pugni ogni volta fosse possibile. I suoi metodi didattici si basavano sulla sua taglia e massa (poco meno di due metri per più di 110 kili). Per noi, giovani entusiasti, lui era come un gigante capace di mettere KO un cavallo. Provavamo a copiare il suo modo di combattere tipico da peso massimo europeo, cioè piazzato, compatto e dai pugni potentissimi. L’unico problema era che eravamo tutti magri e agili, e provavamo a combattere come se fossimo grandi e massicci. Deve essere stato molto divertente guardarci. Me ne accorsi dopo, durante le mie prime competizioni, quando vidi altri pugili, e rimasi sorpreso dai tanti altri modi di combattere.

Gli scontri da strada erano una cosa molto frequente; erano veloci, spesso cruenti e coinvolgevano molta gente. Specialmente al suolo, non ho mai visto una presa o uno strangolamento applicati con pulizia esecutiva. Tutte le mosse di lotta erano mischiate con pugni e calci, compreso l’uso di armi varie come pietre, bastoni e catene. Dato che eravamo giovani, gli scontri non duravano più di un minuto, fino a che il primo che gridava “La polizia!” non ci faceva scappare via di lì il più velocemente possibile. Chi veniva acciuffato sul luogo dello scontro veniva inesorabilmente rimproverato e arrestato. Inoltre, andarsene da lì con gli abiti strappati, sporchi e sanguinanti, avrebbe significato la stessa cosa. Perciò, le tattiche pugilistiche erano le preferite; un forte e potente pugno che risolveva subito la discussione era quindi il nostro obbiettivo e pezzo di bravura.

C’era una barzelletta, in cui uno chiedeva a un pugile come fosse stato il suo incontro. Il pugile rispose ”Se non avessero spento la luce, avrei distrutto il mio avversario..”

A me questo sembrava la prova di quanto magnifico doveva essere un pugno: la persona non avrebbe dovuto neanche accorgersi di essere andata KO. 

Detto questo, mi piacerebbe raccontarvi una mia esperienza che credo notevole per il totale miscuglio di arti marziali, tempo inclemente, differenza di età e taglia e coinvolgimento emotivo. Un giorno, mentre stavo a casa, notai che un mio caro amico del mio condominio aveva un sacco di graffi e ferite. Quando gli chiesi il perché, mi disse che il suo patrigno si era ubriacato e aveva picchiato sua madre, e quando cercò di proteggerla venne picchiato anche lui. Questo mi fece arrabbiare tantissimo, e quindi decisi di sistemare immediatamente la questione.

Devo confessarvi che a quell’età ero davvero piccolo, pesavo circa 50 kili, mentre il suo patrigno aveva circa 40 anni e pesava quasi cento kili. La cosa avvenne a fianco del nostro palazzo, vicino una staccionata. Era autunno, sera tardi, molto scuro, con della pioggia leggera e densa. C’era una piattaforma di cemento per pattinare sul ghiaccio, che era molto sporca e fangosa.

Il patrigno, grosso, brutale e ubriaco, come un mostro arrabbiato, stava camminando sul fango, quando spavaldamente emersi di fronte a lui…

Pieno di indignazione, mi mossi verso di lui gridandogli perché mai avesse fatto una cosa simile, e di non farlo mai più. Mi guardò con stupore. La sua rabbia stava crescendo di pari passo con la sua mano che si alzava, forse per colpirmi o per spingermi via. Il mio anno di pratica della boxe non era stato vano, le parole del mio istruttore mi echeggiavano nella testa: “con la tua taglia e la tua velocità…colpisci per primo!”. E io gli abbattei sulla mascella un potente gancio… infatti lui cadde subito in ginocchio, e io mi meravigliai compiaciuto della mia potenza. Un attimo dopo, mi resi conto che se era caduto, era perché era ubriaco ed era scivolato sul fango. Non era l’unico ad essere scivolato: stavo cadendo anch’io, di fianco a lui. Si rimise in piedi e tentò di tenermi giù. Fu allora che mi pentii del mio scetticismo sulla lotta e la mia totale assenza di pratica nel combattimento a terra. Incredibilmente, trovai alcune “zone vuote” dove la sua pressione era meno forte, e vi scivolai attraverso, sul fango. Mentre era ancora carponi, gli diedi un calcio. Mi afferrò la gamba e senza sforzo mi fece scivolare giù. La paura della morte mista alla voglia di vivere diedero un bel contributo alla velocità con la quale mi rimisi in piedi. Sovrastandolo, lo colpii ancora. Cadde. Ancora una volta non fu per via della potenza del mio colpo, ma perché era ubriaco e il terreno era molto scivoloso. 

A quel punto fui in grado di dargli un calcio, il  più forte possibile. (Ora so bene che calciare in preda alle emozioni non è una cosa saggia, in un combattimento, infatti devi sempre calcolare la tua forza in base alla situazione). Allora non lo sapevo, e il mio calcio mi fece scivolare e atterrare di piatto con la schiena. Lo avevo colpito nelle costole, di sicuro molto dolorosamente, perché la sua intenzione di uccidermi si trasformò in una rabbia totale. Come feci per alzarmi, afferrò la parte superiore del mio maglione come un animale impazzito. Potevo vederlo dalla sua faccia che stava per finirmi lì per lì, e questo mi fece fare qualcosa di insolito…

La sua stretta era così potente, la sua faccia così furiosa e io ero così disperato che scivolai fuori dal mio maglione come un serpente abbandona la pelle. Scivolai ancor prima di sentire le sue mani su di me. E fu così che mi salvai…

Sentimmo entrambi il classico grido “Chiamate la polizia!!!”. La moglie dell’uomo era lì. Ovviamente, quando la polizia fosse arrivata, lei avrebbe testimoniato totalmente contro di me. Così, mentre lui si fermò per un istante, scappai via come mai avevo fatto, concludendo lo scontro come al solito. Non avevo neanche la maglietta sotto quel maglione, ed ero sporco di fango dalla testa ai piedi, quindi dovevo pure evitare le aree più illuminate, per tornare a casa.

Per tutto il tempo mi meravigliavo del perché il mio amico, che era lì, non fosse corso in mio aiuto. Dopo mi resi conto che l’intera battaglia non era durata più di trenta secondi. Un’altra cosa che mi aveva scosso era la perdita del maglione. Ne avevo così pochi che perderne solo uno era per me davvero un grosso problema.

Per le settimane e i mesi seguenti, quest’uomo continuò a cercare di spararmi con il suo fucile da caccia, ma questa è un’altra storia.

Fu davvero uno scontro memorabile, per me. Avendo avuto molta abilità nelle risse da strada, fino a quel punto, questo combattimento mi fece guardare le cose in maniera diversa. Affrontai qualcosa di nuovo, un uomo più grande di me, con diversa forza, tecnica, psicologia e “completezza”. Questo mi diede un sacco di domande in seguito. Nessuna delle arti da combattimento che ho visto negli anni a venire mi ha dato delle risposte esaurienti. Solo dopo che ebbi praticato il Systema per un po’, capii la chiave per il successo: stare calmo, rendersi conto del fatto che ogni singola situazione dà diverse opzioni di reazione, movimento continuo, muovere il corpo senza l’aiuto di braccia e gambe, e l’inutilità di tentare di sopraffare un avversario più grande, pesante ed esperto. Ci vidi anche un errore comune in molti scontri: quando la gente si fissa con gli abiti, e cerca invano di strapparli dalla stretta dell’avversario.

In più, molte altre volte ho notato come l’assumere una posizione per preparare un colpo renda visibili, afferrabili e quindi vulnerabili. Ho notato come negli alterchi, se prendi l’impegno di aiutare un amico, lui possa anche non sentirsi obbligato a ricambiare, quindi è meglio avere degli amici da entrambe le parti. E infine, mentre la cosa essenziale della sopravvivenza sia non soccombere alla paura, ho scoperto che c’è un tipo di paura “emotivamente coraggiosa” che ci fa muovere agevolmente, e quindi sopravvivere, anche se non ci dà propriamente tutto il controllo che possiamo invece ottenere allenandoci nel Systema. Statemi bene!

Link all’articolo originale:

http://www.russianmartialart.com/main.php?page=article_info&articles_id=18&language_id=1&osCsid=f21148617bce1676387e87c493a47972
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Altro video, con un pò di giochini col coltello da allenamento. Domani carico la seconda parte, mò sono un pò stanco....  :P


Video Stage 20 marzo (Coltello, prima parte).avi
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Altro video, con un pò di giochini col coltello da allenamento. Domani carico la seconda parte, mò sono un pò stanco....  :P


Video Stage 20 marzo (Coltello, prima parte).avi


Tiè  ;) ....

Video Stage 20 marzo (Coltello, seconda parte).avi

Belli anche questi esercizi col coltello. Ma lo scopo è più per allenare la sensibilità e abituare il corpo a non rimanere immobile durante un aggressione da coltello, piuttosto che allenare spefiche risposte predefinite, giusto?

Cosa ne pensi di questi esercizi invece? Lui è uno che a mio parere fa dei lavori interessanti e creativi...

Systema Israel Solo knife drill

 :)