Rma Systema Italy 2011- 2012 Scuola Vladimir Vasiliev- Istr. Luca Chiarato

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scusa trepicchi, a senigallia c'è una scuola in pianta stabile?

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Offline Takuanzen

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Sistemi simili ed altrettanto vasti di allenamento....mi viene subito in mente il Vajiramushty indiano;è uno dei motivi per cui mi sono sentito subito "a casa mia"con il Systema.
Il Vajiramushty è in realtà ben più ampio del Systema(che pure è bello vasto)ma ha due difetti,che rendono a noi più pratico ed utilizzabile il Systema:
-è costruito per la struttura fisica degli indiani(più snodati di noi e senza problemi a mettere in arco la schiena....)
-conserva molti elementi di lavoro neanche più molto attualizzabili(uso di lance,sciabole,scudi,etc etc.Ne viene fuori un lavoro effettivamente un po dispersivo).
Questo non per sponsorizzare il Vajiramushty(cosa inutile,visto che di istruttori in Europa non c'è ne sono),ma per risponderti sulla questione aperta"se ci fossero altri lavori altrettanto completi ed esaustivi".


Ne parli sempre, ma non approfondisci mai caro Corto. Mi piacerebbe che tu riaprissi il thread sul Vajiramushty, visto che ne conosco così poco (Da fonti comuni, che probabilmente conoscerai...) :'( :'(

Scusate l'OT, ma una domanda ce l'avrei anche sul Systema: come mai si è organizzato uno stage a Sordio. Esiste in quel paesino un corso permante di questo metodo? In tal caso, andrei sicuramente a darci una guardata, visto che è vicino a casa mia e lo trovo un metodo molto interessante. :)

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Offline Trepicchi

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scusa trepicchi, a senigallia c'è una scuola in pianta stabile?

C'è un gruppo di studio che segue Luca ....se ti interessa ti passo via mp il contatto... :)
...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***

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Offline Trepicchi

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Il Vajiramushty è in realtà ben più ampio del Systema(che pure è bello vasto)ma ha due difetti,che rendono a noi più pratico ed utilizzabile il Systema:
-è costruito per la struttura fisica degli indiani(più snodati di noi e senza problemi a mettere in arco la schiena....)
-conserva molti elementi di lavoro neanche più molto attualizzabili(uso di lance,sciabole,scudi,etc etc.Ne viene fuori un lavoro effettivamente un po dispersivo).
Questo non per sponsorizzare il Vajiramushty(cosa inutile,visto che di istruttori in Europa non c'è ne sono),ma per risponderti sulla questione aperta"se ci fossero altri lavori altrettanto completi ed esaustivi".


Ne parli sempre, ma non approfondisci mai caro Corto. Mi piacerebbe che tu riaprissi il thread sul Vajiramushty, visto che ne conosco così poco (Da fonti comuni, che probabilmente conoscerai...) :'( :'(

Scusate l'OT, ma una domanda ce l'avrei anche sul Systema: come mai si è organizzato uno stage a Sordio. Esiste in quel paesino un corso permante di questo metodo? In tal caso, andrei sicuramente a darci una guardata, visto che è vicino a casa mia e lo trovo un metodo molto interessante. :)

A sordio non è partito e ci siamo postati a Garbagnate...probabile la prossima volta che siamo a Varese in aprile....a breve ulteriori aggiornamenti..ciao
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Ti stai davvero allenando?
Articolo di Vladimir Vasiliev pubblicato il 4 gennaio 2011


Ci avete mai fatto caso, su voi stessi?
Il vostro compagno di allenamento vi fa una mossa “scorretta”, ad esempio cioè risponde a un vostro colpo leggero con uno forte e doloroso. E allora voi vi arrabbiate. Oppure è un po’ presuntuoso o lento ad apprendere, e voi vi irritate. Oppure siete diventati bravi a muovervi con efficacia, e ne siete diventati orgogliosi. O ancora venite adulati e la vanità fa capolino dentro di voi.
Vedo succedere queste cose in ogni lezione. In questi casi, il tempo reale di addestramento si riduce a pochi minuti effettivi.

La tecnica è relativamente facile da comprendere; la si può scomporre e padroneggiare un po’ alla volta. E’ una cosa specifica, e con la pratica ci si riesce. L’obbiettivo del Systema è differente: bisogna comprendere sé stessi. Cosa significa? Osservate attentamente che cosa interferisce con il vostro calmo, razionale e continuo movimento. Le emozioni, se incontrollate, sono deleterie per un lavoro efficace. Questi sentimenti arrivano in modi invisibili, e in tale maniera iniziano a dominarci e a consumare la nostra vera forza. Bisogna stare in guardia. Il primo passo è rendersi conto di queste debolezze; il secondo è provare a sopraffarle con la respirazione, la comprensione, aggiustando l’attitudine e così il proprio movimento. A quel punto abbiamo davvero acquisito forza e abilità.

Ma a quel punto, se continuiamo a sentirci irritati, annoiati, rancorosi o vanitosi, non stiamo più perfezionando il nostro modo di muoverci, respirare o altro, ma abbiamo invece un problema molto sottile. Se si viene sconfitti dalle proprie emozioni, si può venire facilmente controllati e manipolati. Mentre si è presi troppo dall’emotività, non si ha più chiara capacità di giudizio e rapidità di decisione, e questo è distruttivo sia per il proprio addestramento che per la propria vita.

Raccomando, durante tutta la lezione, di identificare le cause che ci impediscono di lavorare per bene. Sia che stiate imparando o insegnando, tenete sempre d’occhio il vostro stato emozionale. Appena non è stabile, non state più lavorando accuratamente.

Quando si va a lezione, si va per allenarsi, questo è quanto. Si può essere un po’ nervosi o insicuri, o ci può essere qualcosa che ci dà fastidio. Ma non importa che cosa può succedere in una lezione, perché può essere tutto utile allo scopo finale dell’addestramento.

Riconoscere e affrontare la nostra vanità e le nostre debolezze è molto più difficile che affinare le tecniche, ma è un lavoro che agisce molto più nel profondo. Come sappiamo, le tecniche memorizzate possono abbandonarci nel bel mezzo di uno scontro reale, ad esempio se si ha un braccio rotto o si è in ambienti ristretti. Ma laddove si riesce a controllare le proprie emozioni e muoversi per bene, si riuscirà a risolvere qualsiasi problema in vari modi diversi. So per esperienza personale che questo lavoro è estremamente ripagante, crea autentica abilità e permette di sopravvivere e riuscire nel proprio scopo.


Link all’articolo originale:

http://www.russianmartialart.com/main.php?page=article_info&articles_id=48&osCsid=f2e56df021709e34e51dc9a614b2868f
Fondatore dell'omonimo sistema di difesa personale!

https://www.artistimarziali.org/forum/index.php?topic=3886.0


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Ci avete mai fatto caso, su voi stessi?
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Vedo succedere queste cose in ogni lezione. In questi casi, il tempo reale di addestramento si riduce a pochi minuti effettivi.

La tecnica è relativamente facile da comprendere; la si può scomporre e padroneggiare un po’ alla volta. E’ una cosa specifica, e con la pratica ci si riesce. L’obbiettivo del Systema è differente: bisogna comprendere sé stessi. Cosa significa? Osservate attentamente che cosa interferisce con il vostro calmo, razionale e continuo movimento. Le emozioni, se incontrollate, sono deleterie per un lavoro efficace. Questi sentimenti arrivano in modi invisibili, e in tale maniera iniziano a dominarci e a consumare la nostra vera forza. Bisogna stare in guardia. Il primo passo è rendersi conto di queste debolezze; il secondo è provare a sopraffarle con la respirazione, la comprensione, aggiustando l’attitudine e così il proprio movimento. A quel punto abbiamo davvero acquisito forza e abilità.

Ma a quel punto, se continuiamo a sentirci irritati, annoiati, rancorosi o vanitosi, non stiamo più perfezionando il nostro modo di muoverci, respirare o altro, ma abbiamo invece un problema molto sottile. Se si viene sconfitti dalle proprie emozioni, si può venire facilmente controllati e manipolati. Mentre si è presi troppo dall’emotività, non si ha più chiara capacità di giudizio e rapidità di decisione, e questo è distruttivo sia per il proprio addestramento che per la propria vita.

Raccomando, durante tutta la lezione, di identificare le cause che ci impediscono di lavorare per bene. Sia che stiate imparando o insegnando, tenete sempre d’occhio il vostro stato emozionale. Appena non è stabile, non state più lavorando accuratamente.

Quando si va a lezione, si va per allenarsi, questo è quanto. Si può essere un po’ nervosi o insicuri, o ci può essere qualcosa che ci dà fastidio. Ma non importa che cosa può succedere in una lezione, perché può essere tutto utile allo scopo finale dell’addestramento.

Riconoscere e affrontare la nostra vanità e le nostre debolezze è molto più difficile che affinare le tecniche, ma è un lavoro che agisce molto più nel profondo. Come sappiamo, le tecniche memorizzate possono abbandonarci nel bel mezzo di uno scontro reale, ad esempio se si ha un braccio rotto o si è in ambienti ristretti. Ma laddove si riesce a controllare le proprie emozioni e muoversi per bene, si riuscirà a risolvere qualsiasi problema in vari modi diversi. So per esperienza personale che questo lavoro è estremamente ripagante, crea autentica abilità e permette di sopravvivere e riuscire nel proprio scopo.


Link all’articolo originale:

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Bell'articolo, grazie!! Concordo con Vasiliev. Il controllo emozionale è la cosa più diffcile di tutte da allenare, ed è molto più importante della tecnica, che ormai vedo davvero come solo la punta dell'iceberg, rispetto alle qualità/capacità/attributi. Nel Systema avete degli ottimi esercizi (peraltro anche molto divertenti) per padroneggiare questo: mi ricordo quello di continuare a respirare con parecchie persone sdraiate sopra, oppure sdraiati con il compagno che fa le flessioni sopra di noi. La cosa fondamentale è abituarsi ad ascoltare continuamente il proprio corpo. Ci si accorge che passiamo inconsciamente attraverso tutta una serie di tensioni e contrazioni muscolari inutili. Lo stesso discorso si può fare per gli stati mentali. E' una consapevolezza che sto iniziando ad avere quando ho iniziato davvero ad approfondire quotidianamente la pratica dell'Yiquan, che considero al pari una scuola di tipo esperienziale: ha davvero cambiato il modo di percepire il mio corpo, di rapportarmi con esso. Ma, a quel punto, l'allenamento viene a coincidere con la vita stessa... ;)

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Offline Dottor Wolvie Killmister

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 Ma, a quel punto, l'allenamento viene a coincidere con la vita stessa... ;)


Ed è quella la cosa veramente senza prezzo.. :thsit:

Allenarsi all’aperto
Articolo di Martin Wheeler pubblicato il 26 giugno 2008

Come molti di noi, ho passato anch’io i miei anni di studio passando dal classico dojo poco illuminato ad altri di ben altro tipo, per scoprire le arti delle quali siamo tutti così appassionati. Auditorium di chiese, palestre di università, garage, palestre di pugilato, ci incontravamo in qualunque posto un istruttore sia riuscito ad affittare, scroccare o farsi prestare per picchiare o sottomettere un avversario non collaborativo in relativa privacy.

Ho imparato ad apprezzare l’odore del sudore di ogni palestra degna di questo nome, ma per me non c’è niente di meglio dell’aria aperta. E allo stesso modo per me non c’è niente che possa essere paragonato al gusto del terreno che mi graffia la faccia e che mi stride fra i denti, come un ulteriore livello di “realtà” mentre qualcuno prova a piantarmi la testa nel suolo per mettermi in leva al braccio.
L’aperto sembra (e alle volte è) un ambiente alieno per la maggior parte dei praticanti di arti marziali. Ma in realtà è probabilmente l’ambiente migliore in cui un praticante di Systema possa esercitare le proprie abilità.

Attualmente infatti tengo la maggiorparte delle mie lezioni all’aperto, e per buone ragioni. Una volta Vasiliev espresse perfettamente quello che penso anch’io, cioè disse di non allenarsi mai dove si sta “comodi”.
Questo però può significare, nell’ottica di un sistema basato sui principi, molte cose. Ad esempio, non fare mai una flessione che puoi fare con facilità, fanne un’altra più difficile. Significa non crogiolarti in una routine confortevole, metti alla prova le tue abilità, anche se ciò significa rinunciare a qualcosa del posto dove ti alleni, purché tu possa scoprire qualcosa di nuovo. Significa fare un passo fuori dal luogo dove ti senti a tuo agio e lavorare in territorio “inesplorato”.
 
La pratica strettamente fisica del Systema non ha niente di particolare, alla fine facciamo gli stessi esercizi fatti e apprezzati da tanti altri atleti. Ma credetemi, qualsiasi cosa fatta in palestra diventa esponenzialmente più difficile da fare all’esterno. Anche una semplice flessione o uno squat cambiano a seconda del tipo di terreno, condizioni praticamente impossibili da replicare in palestra.

Il terreno può infatti passare da scivoloso, roccioso o erboso nello spazio di pochi metri. E’ qualcosa che i tuoi piedi devono imparare a gestire, mentre il resto del corpo combatte per sopravvivere. L’indipendenza di movimento è un concetto base per ogni praticante di Systema, ma l’impressione che se ne ha cambia radicalmente appena si va all’aperto. Solo l’imparare a scivolare per bene su un terreno accidentato, fango o neve è un grande “strumento”, ed è anche qualcosa difficile da ricreare anche nella più sgangherata delle palestre. Altri fattori di ordine fisico sono:

1. Le condizioni di illuminazione.
Queste rimangono di solito sempre uguali in palestra, ma all’aperto possono cambiare nell’arco di pochi minuti, diventando un vantaggio o uno svantaggio. Personalmente, se possibile mi metto di solito con le spalle al sole durante gli sparring o gli esercizi col coltello, in modo da vedere le reazioni dei miei compagni di allenamento quando sono invece costretti ad avere il sole negli occhi. A volte mentre cerco anche di sfruttare un rialzo del terreno, sempre se è possibile. Viceversa, mi metto a volte volontariamente in queste posizioni di svantaggio per esercitarmi a reagire e ottenere invece un vantaggio, più o meno come un pugile che si fa mettere volontariamente alle corde per imparare meglio a togliersi di lì o ad “usarle”. Come cala la sera e c’è meno luce, la percezione della velocità e della profondità cambiano. Al buio completo, poi, molte regole vanno a farsi benedire mentre l’udito e l’intuito diventano un fattore principale. E non sono cose che vorreste scoprire per la prima volta mentre siete sul serio nei guai, per strada o al lavoro, qualunque esso sia.   

2. Temperatura e aderenza.
In generale, la propria sensibilità cambia al variare della temperature. Mentre il corpo lotta per mantenere costante la propria temperatura si può trovare a spingere il sangue verso la superficie o richiamarlo da essa. Questo può influire sulla sensibilità e sulla coordinazione motoria, specialmente con le armi. E ovviamente ci sono anche semplici fattori fisici come avere le mani umide o scivolose per il fango, o la polvere che irrita gli occhi e le vie respiratorie se si va vicino al suolo, in un clima secco. In ogni momento, si può rimanere sorpresi dal fatto che quando il clima è freddo e umido si è poco disposti inconsciamente a sporcarsi o inzupparsi del proprio sudore, perfino contro un aggressore armato, quando magari andare al suolo è l’ultima possibilità per sopravvivere.   

3. Colpire.
Dare un pugno “pelle su pelle” è una cosa. Colpire attraverso una maglietta, che dà comunque un pò di attrito anche se il colpo è efficace, è un’altra, anche se magari, sia in palestra che in strada, può essere l’ideale. Ma dare un pugno attraverso un  giubbotto o strati di vestiti richiede maggiore abilità, o almeno la conoscenza della sua inefficacia in alcune situazioni, quando bisogna invece cambiare bersaglio. Ma anche capire l’uso degli abiti per impacciare qualcuno o la migliore aderenza da applicare per delle proiezioni non sempre è argomento trattato nella maggior parte delle palestre.

Questi sono solo alcuni dei fattori ai quali ho raramente pensato prima di iniziare ad allenarmi all’aperto. E, ovviamente, ce ne sono molti altri. Insieme ad altri fattori psicologici correlati, inoltre. Uno di questi riguarda una cosa che non ho mai padroneggiato ma che ho notato con l’esperienza dell’allenamento all’aperto, con gli altri. Mi riferisco alla sensazione di benessere del dopo allenamento. Fino a poco tempo fa credevo che fosse una cosa psicosomatica, una specie di sensazione che si prova lontani dall’ambiente urbano, quando torniamo a “sporcarci” nella natura. E forse è solo questo, ma di recente ho letto di uno studio secondo il quale sembra, quando giochiamo in questo “sporco”, che ci siano dei microbi nel suolo che quando entrano nel nostro organismo, farebbero da antidepressivi. E per questo ci sentiamo bene.   
Chi lo sa?


Link all’articolo originale:

http://www.russianmartialart.com/main.php?page=article_info&articles_id=27&osCsid=a8ac31998cc0468bad9d7a6aa9993ec3


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Allenarsi all’aperto
Articolo di Martin Wheeler pubblicato il 26 giugno 2008

Come molti di noi, ho passato anch’io i miei anni di studio passando dal classico dojo poco illuminato ad altri di ben altro tipo, per scoprire le arti delle quali siamo tutti così appassionati. Auditorium di chiese, palestre di università, garage, palestre di pugilato, ci incontravamo in qualunque posto un istruttore sia riuscito ad affittare, scroccare o farsi prestare per picchiare o sottomettere un avversario non collaborativo in relativa privacy.

Ho imparato ad apprezzare l’odore del sudore di ogni palestra degna di questo nome, ma per me non c’è niente di meglio dell’aria aperta. E allo stesso modo per me non c’è niente che possa essere paragonato al gusto del terreno che mi graffia la faccia e che mi stride fra i denti, come un ulteriore livello di “realtà” mentre qualcuno prova a piantarmi la testa nel suolo per mettermi in leva al braccio.
L’aperto sembra (e alle volte è) un ambiente alieno per la maggior parte dei praticanti di arti marziali. Ma in realtà è probabilmente l’ambiente migliore in cui un praticante di Systema possa esercitare le proprie abilità.

Attualmente infatti tengo la maggiorparte delle mie lezioni all’aperto, e per buone ragioni. Una volta Vasiliev espresse perfettamente quello che penso anch’io, cioè disse di non allenarsi mai dove si sta “comodi”.
Questo però può significare, nell’ottica di un sistema basato sui principi, molte cose. Ad esempio, non fare mai una flessione che puoi fare con facilità, fanne un’altra più difficile. Significa non crogiolarti in una routine confortevole, metti alla prova le tue abilità, anche se ciò significa rinunciare a qualcosa del posto dove ti alleni, purché tu possa scoprire qualcosa di nuovo. Significa fare un passo fuori dal luogo dove ti senti a tuo agio e lavorare in territorio “inesplorato”.
 
La pratica strettamente fisica del Systema non ha niente di particolare, alla fine facciamo gli stessi esercizi fatti e apprezzati da tanti altri atleti. Ma credetemi, qualsiasi cosa fatta in palestra diventa esponenzialmente più difficile da fare all’esterno. Anche una semplice flessione o uno squat cambiano a seconda del tipo di terreno, condizioni praticamente impossibili da replicare in palestra.

Il terreno può infatti passare da scivoloso, roccioso o erboso nello spazio di pochi metri. E’ qualcosa che i tuoi piedi devono imparare a gestire, mentre il resto del corpo combatte per sopravvivere. L’indipendenza di movimento è un concetto base per ogni praticante di Systema, ma l’impressione che se ne ha cambia radicalmente appena si va all’aperto. Solo l’imparare a scivolare per bene su un terreno accidentato, fango o neve è un grande “strumento”, ed è anche qualcosa difficile da ricreare anche nella più sgangherata delle palestre. Altri fattori di ordine fisico sono:

1. Le condizioni di illuminazione.
Queste rimangono di solito sempre uguali in palestra, ma all’aperto possono cambiare nell’arco di pochi minuti, diventando un vantaggio o uno svantaggio. Personalmente, se possibile mi metto di solito con le spalle al sole durante gli sparring o gli esercizi col coltello, in modo da vedere le reazioni dei miei compagni di allenamento quando sono invece costretti ad avere il sole negli occhi. A volte mentre cerco anche di sfruttare un rialzo del terreno, sempre se è possibile. Viceversa, mi metto a volte volontariamente in queste posizioni di svantaggio per esercitarmi a reagire e ottenere invece un vantaggio, più o meno come un pugile che si fa mettere volontariamente alle corde per imparare meglio a togliersi di lì o ad “usarle”. Come cala la sera e c’è meno luce, la percezione della velocità e della profondità cambiano. Al buio completo, poi, molte regole vanno a farsi benedire mentre l’udito e l’intuito diventano un fattore principale. E non sono cose che vorreste scoprire per la prima volta mentre siete sul serio nei guai, per strada o al lavoro, qualunque esso sia.   

2. Temperatura e aderenza.
In generale, la propria sensibilità cambia al variare della temperature. Mentre il corpo lotta per mantenere costante la propria temperatura si può trovare a spingere il sangue verso la superficie o richiamarlo da essa. Questo può influire sulla sensibilità e sulla coordinazione motoria, specialmente con le armi. E ovviamente ci sono anche semplici fattori fisici come avere le mani umide o scivolose per il fango, o la polvere che irrita gli occhi e le vie respiratorie se si va vicino al suolo, in un clima secco. In ogni momento, si può rimanere sorpresi dal fatto che quando il clima è freddo e umido si è poco disposti inconsciamente a sporcarsi o inzupparsi del proprio sudore, perfino contro un aggressore armato, quando magari andare al suolo è l’ultima possibilità per sopravvivere.   

3. Colpire.
Dare un pugno “pelle su pelle” è una cosa. Colpire attraverso una maglietta, che dà comunque un pò di attrito anche se il colpo è efficace, è un’altra, anche se magari, sia in palestra che in strada, può essere l’ideale. Ma dare un pugno attraverso un  giubbotto o strati di vestiti richiede maggiore abilità, o almeno la conoscenza della sua inefficacia in alcune situazioni, quando bisogna invece cambiare bersaglio. Ma anche capire l’uso degli abiti per impacciare qualcuno o la migliore aderenza da applicare per delle proiezioni non sempre è argomento trattato nella maggior parte delle palestre.

Questi sono solo alcuni dei fattori ai quali ho raramente pensato prima di iniziare ad allenarmi all’aperto. E, ovviamente, ce ne sono molti altri. Insieme ad altri fattori psicologici correlati, inoltre. Uno di questi riguarda una cosa che non ho mai padroneggiato ma che ho notato con l’esperienza dell’allenamento all’aperto, con gli altri. Mi riferisco alla sensazione di benessere del dopo allenamento. Fino a poco tempo fa credevo che fosse una cosa psicosomatica, una specie di sensazione che si prova lontani dall’ambiente urbano, quando torniamo a “sporcarci” nella natura. E forse è solo questo, ma di recente ho letto di uno studio secondo il quale sembra, quando giochiamo in questo “sporco”, che ci siano dei microbi nel suolo che quando entrano nel nostro organismo, farebbero da antidepressivi. E per questo ci sentiamo bene.   
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Infatti ho sempre adorato allenarmi all'aperto!! :-* :-*

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Offline The Spartan

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L'ultimo articolo è veritiero e bello.
Rientra fra le cose che pensi siano una caxxata e invece.... 8)
Proprio un paio di settimane fa mi è capitato di magnarmi uno studente che durante i surprise attacks si è fermato perchè a terra si era sdraiato dove c'era l'acqua scolata dal condizionatore.... >:(
Noi poi da fine maggio in poi una lezione su due è all'aperto.
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L'ultimo articolo è veritiero e bello.


Perchè, vorresti dire che gli altri sono cazzate?  :D
Comunque lo sapevo che Martin Wheeler avrebbe fatto bella figura  XD

Tiè, mò posto pure un bel video interessante..  ;)

Systema New York 'Fighting around Objects' - Martin Wheeler
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Offline Dipper

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Concordo al 100%, non a caso chiamo il parco sotto casa "il mio dojo" 8)
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"Perchè, vorresti dire che gli altri sono cazzate?"

No...nn li ho letti tutti.... :halo:
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rockyjoe

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cmq la cosa buffa,e' che da qualche parte Vasiliev suggerisce che la realta' non e' i film di Jacky Chan,ma poi,usando sedie,panchine,rotolamenti su tavoli,espressioni buffe,movimenti ingenui,utilizzare porte, cassetti della scrivania per intrappolare,ecc

mi verrebbe da dire,ma non e' un offesa ma un punto di merito,che la cosa che cinematograficamente si avvicina di piu al sistema e' proprio la cine arte di Jacky.

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Per orgoglio patrio anche Bud e Terence usavano sapientemente lo spazio...
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rockyjoe

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Per orgoglio patrio anche Bud e Terence usavano sapientemente lo spazio...
se la vuoi mettere su questo piano, Ryabko e' Bud.Non si muove molto ma fa muovere gli altri..

Vasiliev e' Terence,piu spettacolare.con una mano caccia la pistola,con l altra ti picchia,e poi rinfodera la pistola

 :D :D :D