Rma Systema Italy 2011- 2012 Scuola Vladimir Vasiliev- Istr. Luca Chiarato

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Non sbagli, servono prima di tutto a imparare a reagire e a muoversi, e solo dopo si inizia ad affinare la tecnica, che come sappiamo può variare in base alla situazione.
Ovviamente non prendere me ad esempio, in quegli esercizi sono stato "bucato" 8 volte su dieci  :D
E' anche vero che il ragazzone biondo con la canotta a righe è russo, e che ha fatto Sambo nell'esercito, prima di trasferirsi in Italia, quindi è uno "bravino" già di suo  :halo:

Riguardo Sharon Friedman, ti dirò semplicemente che uno che fa il Systema nella patria del Krav Maga deve essere per forza uno con qualcosa in più.. ;)
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Systema Russian Martial Art Systema Headquarters Class Training

Master Vladimir Vasiliev

Systema Russian Martial Art Systema Headquarters Class Training

« Last Edit: April 10, 2011, 10:41:38 am by Trepicchi »
...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***

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Un grazie a Wolvie per la realizzazione di questo stupendo video presentazione di Vladimir Vasiliev in Italia   

RMA Systema Italy - Vladimir Vasiliev 1st Time in Italy



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Un grazie a Wolvie per la realizzazione di questo stupendo video presentazione di Vladimir Vasiliev in Italia   

RMA Systema Italy - Vladimir Vasiliev 1st Time in Italy



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Bel video complimenti: una presentazione eroica, oserei dire "epica"!! Peccato che quel fine settimana ho un altro stage. Sembra che in quei due giorni vi sia una concentrazione pazzesca di stage in giro per l'Italia. Se torna in un altro giorno, da farci davvero un bel pensierino..Buon divertimento, poi ci racconterete com'è andato!! :)

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Offline Trepicchi

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Certamente ...e grazie  :)
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Colpi. Accettali… o faranno male.
Articolo di Vladimir Vasiliev tratto da una sua intervista in palestra.

Allievo: Abbiamo saputo che stai lavorando a un nuovo libro, stavolta sui colpi. Uno degli argomenti riguarderà l’abilità di riceverli. Una cosa molto interessante per chi si occupa di arti marziali, difesa personale e anche di psicologia umana. Nell’addestramento del Systema, questa capacità è ritenuta molto importante, e ad essa si devolve molto tempo. Perché studiarlo?

Vladimir: Perché studiarlo, dici, ma quando gli allievi vengono colpiti, dicono “Perché a me?”.
Ci sono due ragion per allenarsi a ricevere i colpi. La prima, più pratica e appariscente, e la seconda, più discreta e psicologica.

Non importa quanto bravo sia un combattente, a volte viene colpito. Alcuni colpi che non vedi arrivare, alcuni “piacevoli” che arrivano alle spalle e altri meno piacevoli, di solito con un oggetto o un’arma.

Nella mia esperienza a riguardo, in  molte altre arti marziali un combattente evita di venire colpito cercando di colpire per primo, imparando a disimpegnarsi, liberarsi e parare. Ma più raramente si lavora su come gestire i colpi che comunque alla fine ci sono arrivati addosso.

C’è anche un approccio nel ricevere i colpi che consiste nel sopportare il dolore, indurendo e tendendo volontariamente varie parti del corpo. Tralasciando l’effetto distruttivo a lungo termine di tale pratica, essa funzionerebbe solo per un colpo visibile, già inquadrato, un attimo prima dell’impatto. Ma cosa succede se non lo hai visto arrivare o se ti stavi muovendo? In quel caso avresti bisogno di alternare la tensione dei muscoli.

Ho notato come un pugno inatteso possa mandare in uno stato di disorientamento, shock, panico, risentimento e molte altre condizioni controproducenti anche un combattente esperto. Inoltre, non ho mai visto qualcuno in grado di evitare tutti i colpi in un attacco di massa o in uno scontro tra la folla. Lo si può verificare agevolmente anche con 10 o più persone.

Questo è un tipico esempio, visto a lezione molte e molte volte. Arriva un nuovo allievo, grande e forte, con esperienza di arti marziali. Iniziamo un esercizio sull’attacco di massa in cui tutti si stringono al centro della palestra e iniziano a colpire in tutte le direzioni, ognuno per sé. Subito il nuovo arrivato viene colpito alla testa, e subito si gira da quella parte per vedere chi è stato e ricambiare. In quel momento viene colpito dall’altra parte, e iniziando ad arrabbiarsi si gira, pronto a far scattare il suo pugno. E ovviamente viene colpito da quell’altra parte. Stava volteggiando come un buon sacco da pugilato. Finalmente, capì che  la tattica “pugno per pugno” non funzionava in quel tipo di scontro. Così, sospirò e iniziò a colpire quelli vicino a lui, e non quelli che lo avevano colpito.

Sfortunatamente, molti di noi hanno una risposta abbastanza automatica: quando un colpo ci tocca, vogliamo immediatamente reagire e restituirlo. E’ una cosa causata dall’orgoglio. Il condizionamento ai colpi del Systema va a lavorare direttamente sull’orgoglio. 

Allievo: Quando ti accorsi della necessità di acquisire questa capacità?

Vladimir: Quando ero giovane, e facevo a botte molte volte, per via del mio tipo di corporatura, mi riusciva facile schivare ogni colpo, mi sapevo muovere, rotolare e piroettare fuori da qualsiasi situazione. Ma anche se sembrava funzionare, sapevo che non sarei stato sempre in grado di eludere tutti i colpi. E più di tutto, questo lo imparai con degli infortuni. Per primo uno strappo muscolare al collo, poi delle costole rotte e poi i legamenti stirati al ginocchio.

Questi infortuni mi dimostrarono i limiti della mia agilità. Mi portarono a pensare seriamente che una buona agilità, reattività e forza non garantiscono il successo. Mi resi conto dell’incompletezza di tutti gli insegnamenti delle arti marziali che avevo conosciuto, o piuttosto di tutte quante…

A proposito, questi incidenti mi capitarono mentre mi addestravo con il per me leggendario Mihail Rjabko. Essendo un allievo iperattivo, non perdevo occasione per fare sparring anche fuori della palestra, provare altri modi di combattere o di dimostrare qualcosa a me stesso. Ora, dopo 15 anni di insegnamento nella mia palestra, vedo la stessa cosa nei miei allievi. Uno di loro arriva a lezione infortunato: Che è successo? La risposta è sempre del tipo: stavo lottando con un amico, ho giocato a calcio o a pallavolo.

Allievo: Ed allora, questo cosa centra con il prendere pugni?

Vladimir: Un pugno è un potenziale infortunio. E c’è solo un modo sicuro di minimizzare o prevenire il potenziale distruttivo di un colpo e dello stress a cui il corpo è sottoposto. Questo modo è offerto nella sua completezza solo dal Systema. Ovviamente, si tratta di respirare.

Con una corretta respirazione è facile evitare il permanere di un infortunio. Se poi si tratta di una cosa davvero seria, nel caso di un trauma, ad esempio, il danno effettivo sarà sempre minore di quello subito senza respirare.

La respirazione è la più interessante, utile e ampia risorsa fisica che abbiamo. Se vogliamo migliorare noi stessi, dobbiamo incorporare questo elemento chiave sia nell’allenamento che nella vita normale. Se guardiamo a una persona nella sua totalità, come un essere umano, vediamo che lui o lei sono un tutto completo, con ogni elemento interconnesso in un sistema, da cui il nome Systema.

Allievo: Ma può davvero la respirazione aiutare molto a prendere un pugno?

Vladimir: Osserviamo la cosa un passo alla volta. Che cos’è un colpo che abbiamo ricevuto? E’ un’improvvisa forza o impatto o un aumento di pressione interna, in altre parole, un veloce scambio di tensione da una persona a un’altra. Ricordiamo che questa tensione non è solo di natura fisica, ma anche di natura psicologica, dataci dalla nostra percezione di pericolo e dolore.

Ho visto sessioni di pugno in cui uno o molti colpi venivano annunciati o mostrati vistosamente, ma si fermava un attimo prima del contatto. Anche se non veniva toccato, chi doveva subire il colpo a un certo punto iniziava a spaventarsi al punto di abbandonare il gioco.

Questo dovrebbe spiegare il circolo vizioso della paura che causa tensione, la tensione che produce paura, che porta a più tensione ecc. Ed è qui che la respirazione ci viene in aiuto, come il miglior metodo per spezzare questo processo nel più semplice dei modi.

Gli effetti di un corretto e di uno scorretto modo di respirare sono ben descritti nel libro Let Every Breath… Se non lo avete ancora letto, vi consiglio di cercarlo.

Diciamo che siamo stati colpiti con un pugno allo stomaco. Se respirate correttamente, l’impatto fisico dei colpi è dissipato, la tensione non si accumula nell’area, non c’è eccessivo flusso di sangue e quindi, anche minimi o inesistenti graffi. Inoltre, quello che è estremamente importante è che la respirazione non permette ai sentimenti di paura e di autocommiserazione di entrare nel corpo; letteralmente, li si soffia fuori.

La tensione si forma sempre nei muscoli, per via dell’anticipazione del dolore, e per via del dolore effettivo dell’impatto del colpo. Respirare aiuta ad eliminare la tensione e quindi rimuove sia il dolore che tutti i sentimenti negativi.

Allievo: Ma di solito le persone non vogliono essere colpite, perciò, se ci stiamo addestrando a ricevere i colpi, dobbiamo eliminare questa debolezza e costringere noi stessi ad essere colpiti.

Vladimir: Non è una questione di costringersi, dipende dall’istruttore e dai compagni di allenamento. Nei miei anni di insegnamento, sono sempre rimasto stupito da quello che accade ai nostri stage, quando lavoriamo sui colpi.
Come saprai, avendo visto i DVD, Mihail Rjabko è in grado di colpire con la Potenza di una palla di cannone. Rimane calmo, rilassato e sorridente, e con i suoi “invisibili” pugni fa piegare in due e inginocchiare le persone, facendole perdere la capacità di “guardare”, ridere o gridare. E la cosa incredibile è che c’è sempre una lunga fila di persone che vuole sperimentare i suoi pugni. Fra un centinaio di partecipanti, circa cinquanta si mettono in fila. Sono persone di ogni forma fisica, anche meno robusti, di tutte le età, istruttori, nuovi allievi, sia uomini che donne.

Ogni persona riceve da uno a parecchi pugni. Ognuno ha una propria reazione, alcuni soffrono davvero, e Mihail gli spiega subito come riprendersi, mentre altri sperimentano una vasto spettro di emozioni, ma tutti ne escono fuori illuminati. E puoi scommettere che al prossimo seminario, si rimetteranno in fila. La loro opinione comune è che con ogni colpo dato correttamente e ricevuto respirando adeguatamente la paura abbandoni il corpo, sostituita da una sensazione di pace e forza.

Allievo: Mi rendo adesso conto di come questo sia un interessante e importante processo, e ci lavorerò su nella prossima lezione. Ci piacerebbe che ora ci dessi qualche spiegazione su come il Systema applica la respirazione per assorbire i colpi.

Vladimir: Ne sarò lieto. Ci sono degli esercizi sulla preparazione ai colpi, e le cose che devi fare quando li ricevi. Molta gente ha una paura ancestrale del contatto. Ovviamente, ogni persona ne avrà un grado diverso. Ho visto alcuni miei allievi che appena venuti in la prima volta essere così spaventati di farsi male che erano impauriti anche nel tranquillo ambiente della palestra. Imparare a ricevere i colpi dovrebbe essere soggetto a una progressione.

Un giorno, in palestra da Mihail Rjabko a Mosca, un allievo portò un suo amico che non era esattamente un combattente. O meglio, non aveva alcuna esperienza di arti marziali, era un appassionato di scienza e musica classica. Voleva imparare a ricevere i colpi, ma non era per niente preparato ad avere alcun contatto con un pugno. Anche se vi era interessato, non riusciva a capire il principio di respirare e ricevere i colpi. Anche solo parlarne lo faceva innervosire.

Per farglielo capire, Mihail usò questo esercizio fondamentale. Per ridurre gradualmente la paura, non colpire subito, ma iniziare con delle spinte. Se le si riceve, stare in posizione dritta e comoda, con la bocca socchiusa, in modo da permettere all’aria di uscire liberamente. Il compagno di allenamento appoggia il pugno sulla parte superiore dello stomaco, e inizia a spingere come una pompa, senza rompere il contatto con il corpo.

Permettere all’aria di essere espirata liberamente ogni volta che si riceve la spinta. Una volta percepito questo principio, tanto per fare la prova contraria, ripetere chiudendo la bocca. Ci si renderà immediatamente conto di come sia meno efficace. La pressione extra non può uscire, e si avverte subito un certo disagio che cresce.
Un altro facile test può essere chiudere la bocca e basta, senza fare niente. Anche così si avvertirà una tensione crescere lentamente all’interno del corpo. Immaginare quindi di partire già tesi, con le spinte che causano altra tensione, i colpi anche di più e l’impatto con un oggetto o un arma ancora di più. Questa è la cosa che si vuole evitare, dato che, come sappiamo, la tensione che non si libera porta alla distruzione.   

Allievo: Ci spieghi meglio?

Vladimir: Se l’impatto di un colpo entra in uno spazio chiuso dalla tensione, esso ha un potere cumulativo; esplode all’interno. Un colpo che supera lo strato superficiale dei muscoli porta questa forza e distrugge gli organi interni e la loro struttura. E’ per questo che bisogna assicurarsi che il colpo non entri dentro.

Allievo: Durante questi esercizi è bene espirare in silenzio o con un suono?

Vladimir: Vedi, per via dello stress quotidiano, la gente arriva a lezione davvero tesa. Il loro ciclo respiratorio è stato costantemente distorto e interrotto per tutto il giorno. E non se ne rendono nemmeno conto. Alla fine, quello che può fare un istruttore è insegnargli a respirare. Se respirare è “ascoltabile”, oppure ovvio per la stessa persona, gli sarà più facile ricordare che lo sta facendo, e gli ci vorrà meno sforzo per concentrarsi sulla respirazione invece che sul lavoro muscolare. Perciò sarà più facile ridurre la tensione. Per una migliore descrizione della respirazione “ascoltabile”, consiglio di leggere Let Every Breath… a pagina 50.

Allievo: Quando sono a mio agio con spinte e espirazioni, posso iniziare a ricevere i pugni?

Vladimir: Per aumentare le proprie abilità, c’è bisogno di costruire delle solide basi. Continuare perciò a lavorare sulla fase di espirazione del ciclo respiratorio. Prendere solo pugni leggeri. Ma adesso riceverli anche in altre parti del corpo come spalle, braccia, schiena. Il compagno di allenamento vi girerà attorno colpendovi. Questo esercizio serve a controllare la tensione in diverse parti del corpo. L’obbiettivo è di imparare ad espirare istintivamente in caso di ogni contatto.

Quando si ha acquisito questa risposta automatica contatto-espirazione, allora si può iniziare a colpire sul serio. Ci si può preparare facendo qualche rapida respirazione, per prevenire lo sviluppo della paura. Come abbiamo detto all’inizio, questo modo di respirare ne interrompe il processo di accumulo. Veloci inspirazioni ed espirazioni aiutano a mantenere il controllo e in più forniscono ossigeno ai muscoli, per far si che siano pronti a reagire bene ai colpi. 

Quando si inizia questa pratica, bisogna assicurarsi di stare in una posizione dritta e naturale, come descritto in Let Every Breath… alle pagine 51 e 54, a una confortevole distanza l’uno dall’altro. Nell’attimo in cui il proprio pugno tocca lo stomaco del proprio compagno d’allenamento, lui espira velocemente e brevemente dalla bocca. Poi immediatamente inspira dal naso nella stessa maniera, pronto a ripetere il tutto.

I pugni adesso possono diventare più forti, ma più forti per quella persona che li riceve e il suo livello di abilità. L’obbiettivo principale è insegnare al proprio compagno a respirare, perciò quando si colpisce bisogna osservarlo, e fare attenzione che il proprio colpo non gli provochi tensione. Nel Systema, chiamiamo Burst Breathing questo tipo di veloce e breve serie di inspirazioni ed espirazioni. E’ molto usato in esercizi di resistenza e in combattimento. Ulteriori dettagli in Let Every Breath… pagine 69-70 e capitoli dal 5 al 7.

Quando ci si allena, più si avverte dolore e disagio da un colpo, più velocemente e intensamente verrà praticato questo tipo di respirazione. In questo modo si riesce anche a fermare lo sviluppo dei propri sentimenti distruttivi di autocommiserazione, rabbia e risentimento. In russo, il burst breathing è anche detto “Il respiro che salva”. Ci sono moltissimi esempi in cui questo tipo di respirazione ha aiutato a prevalere in uno scontro o a salvare la vita.

Ho saputo di un drammatico episodio capitato a un giovane allievo di Mihail a Mosca. Questo ragazzo ebbe un terribile incidente. L’autobus dove si trovava uscì di strada e rotolò lungo una scarpata rocciosa, rimbalzando e schiantandosi lungo tutta la discesa, e ogni volta lui continuava a respirare così, muovendosi in continuazione per attutire i colpi. Purtroppo, tutti gli altri passeggeri morirono nell’impatto. Era l’unico fra loro che avesse praticato Systema. Disse che se era ancora vivo lo doveva sia alla Divina Provvidenza che a questo tipo di respirazione.

Allievo: Perché devono essere respiri brevi e veloci? Non sarebbe meglio il contrario, per diminuire la tensione?

Vladimir: Se fai una lunga e profonda espirazione quando vieni colpito, dovrai anche fare una grande inspirazione, ed è allora che ti tiri dentro il dolore e le altre emozioni sgradite. Laddove se respiri solo con la parte superiore dei polmoni, i muscoli dello stomaco rimangono sempre leggermente tesi e solidi anche dopo un colpo, che così  rimane sulla superficie. Questo tipo di respirazione permette di ricevere una serie di pugni e di rimanere mobili durante uno scontro.

Allievo: Quante volte dovrei colpire il mio compagno di allenamento quando stiamo praticando?

Vladimir: Lui non è un sacco, quindi la quantità non è importante. Quello che è importante è non colpire fino a che non è pronto. Assicurarsi che abbia recuperato dal colpo precedente, che la sua faccia, postura e respirazione dicano chiaramente che è pronto per un altro colpo. Solo allora si continua, alternandosi.

Allievo: Ho notato che quando vengo colpito, a volte chiudo i miei occhi per un istante. Perché mai?

Vladimir: Molte persone lo fanno, specialmente durante gli sparring o gli scontri veri. La propria paura di essere colpiti è maggiore della volontà di proteggere il proprio corpo. Non si riesce a gestire la tensione del colpo che arriva, e pertanto si evita inconsciamente di affrontare il problema.
Si può mettere apposta quest’elemento nella pratica. E’ importante vedere il colpo che arriva, in modo da sapere esattamente quando espirare. Con l’esperienza, ci si riuscirà anche ad occhi chiusi. Ricordare inoltre che la percezione del dolore cambia se si hanno gli occhi chiusi o aperti.

Allievo: Alcuni colpi mi disorientano per un momento. Cosa posso fare per evitarlo?

Vladimir: La ragione consiste nel fatto che ci si inizia a concentrare sul dolore e altre sensazioni del corpo, a scapito della propria consapevolezza ambientale. Durante la pratica, è utile guardare il proprio compagno, rimanere in contatto visivo con lui o anche qualcun’altro nella palestra. Il burst breathing aiuta a riprendersi molto più velocemente.

Allievo: E’ bene che un praticante esperto pratichi questo con uno inesperto?

Vladimir: Chiedo spesso ad allievi più esperti di lavorare con dei nuovi. E’ una grande opportunità di testarsi, perché la persona nuova ha delle caratteristiche nuove, una possibilità quindi di allenarsi su tipi di colpi diversi.

Allievo: Che cosa possiamo fare per accelerare il processo di apprendimento?

Vladimir: Prendete l’abitudine di respirare correttamente per tutto il tempo della lezione, in ogni esercizio. Non importa dove e come vi allenate, osservate la vostra tensione appena si manifesta per ogni contatto o sforzo ed espiratela. Fare la stessa cosa nella vita di tutti i giorni, non permettere allo stress, alla tensione e ai sentimenti negativi di insediarsi in noi.

Allievo: Ci sono alcune avvertenze da seguire mentre ci si allena a ricevere i colpi?

Vladimir: E’ importante procedure gradatamente, preparando il proprio corpo e la propria mente. Nel Systema si ritiene che chi colpisce possa trasferire il proprio stato interiore a chi riceve. Come aumenta l’abilità di colpire, diventa più facile imparare a trasferire le proprie condizioni emotive  al proprio compagno di allenamento. E’ un’avvertenza specialmente per chi insegna. Un istruttore forse non se ne accorge neanche, ma magari in quel momento sta desiderando di far vedere che è bravo….
A volte dimentichiamo che non possiamo essere i più forti. Il desiderio di essere i più forti ci rende più deboli. Un insegnante ideale sarebbe una persona calma ed equilibrata senza ego. I suoi colpi sarebbero sicuri da ricevere.
 
L’argomento dei colpi verrà esaminato dettagliatamente nei tre giorni del seminario di Toronto, in Maggio 2009.
 
Link all’articolo originale:

http://www.russianmartialart.com/main.php?page=article_info&articles_id=29&osCsid=32252e876a4b51effeb449baddca39b4
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Russian Imperial History 1/20

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Russian Imperial History 2/20

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Russian Imperial History 3/20

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« Last Edit: April 21, 2011, 06:05:11 am by Trepicchi »
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Combattimento, fede e modernità
Un intervista a Vladimir Vasiliev e Konstantin Komarov
Articolo pubblicato il 19 aprile 2011

Qualche mese fa, durante un seminario di Systema tenutosi a Phoenix, Arizona, il fondatore dell’ICSA Brandon Sommerfield e il suo capoistruttore Kwan Lee riuscirono a organizzare una veloce intervista a due maestri dell’arte marziale russa chiamata Systema, cioè Vladimir Vasiliev e Konstantin Komarov.
Brandon e Kwan chiesere quest’intervista a i due maestri durante un momento di pausa del seminario, ed essi acconsentirono generosamente a discutere di tutto, dalla fede e lo spirito combattivo fino ai cambiamenti avvenuti nella moderna disciplina militare di combattimento. Buona lettura! 

Brandon (B): Grazie per aver accettato di rilasciare l’intervista. Provvederò poi a farla girare per bene.

Vladimir (VV), Konstantin (KK): Il piacere è nostro.

B: Abbiamo più o meno una decina di domande. Inizierei con questa: quale considereresti come la più importante virtù di un guerriero?

VV: Calma e fede, uniti insieme. Se credi, allora sarai calmo. Se no, sarai mosso dalla fretta.

B: Ok. Adesso, quale considereresti la più importante abilità o qualità di un guerriero?

VV: Se hai lo spirito, l’abilità verrà fuori. Non ti puoi concentrare solo sull’abilità, se lo fai essa sarà vuota, incompleta, improduttiva e inutile nella realtà. Ma se hai lo spirito, l’abilità verrà costruita su di esso in modo naturale.

KK: Vorrei aggiungere l’abilità di sapere il perché stai facendo quello che stai facendo, a che ti serve. Bisogna capire i principi sottintesi. La vera abilità è nel capire sé stessi. A quel punto, tutto diventerà chiaro.   

VV: E’ molto difficile, perché un soldato non dovrebbe pensare troppo, dovrebbe solo agire.

KK: Ma pensare è una cosa, mentre capire te stesso è abbastanza diverso.

VV: Questo è vero. Un soldato ha bisogno di abbastanza abilità e consapevolezza per compiere la propria missione e tornare vivo. E’ solo questo: proteggere la tua terra e rimanere vivo.

B: Quali sono, se ci sono, alcuni cambiamenti che hai notato nella realtà odierna del combattimento militare, in confronto a come era in passato?

KK: Prima si stava spalla a spalla, si combatteva più uniti. Ora le persone sono divise, e tutto diventa più difficile. La gente un tempo amava di più la propria patria. Non si può combattere davvero per i soldi, ma solo per un idea. Se si tratta solo di soldi, stai sicuro che non sarai disposto ad andare fino in fondo, non sarai disposto a morire (altrimenti, chi si godrà i soldi che hai guadagnato?).

KK:  Ora è diverso anche per via dello sviluppo tecnologico. Una volta era più faccia a faccia; ora si è più distanti. Spari, e non vedi davvero la persona che uccidi. Prima, ai vecchi tempi, se il tuo commilitone aveva dentro di sé qualcosa di marcio, te ne accorgevi subito, appena la battaglia iniziava. Ora, con la nuova tecnologia, questi potrebbe vivere molto di più nonostante il suo modo di fare corrotto.

B: Siete sempre stati attratti dalle arti marziali, oppure è qualcosa che avete semplicemente dovuto imparare a fare?

KK:. Le ho apprezzate fin dall’infanzia.

VV: Anch’io, sono la mia vita. E’ stata come una vocazione!

B: Quale consideri la maggior differenza fra arti da combattimento militari e arti marziali insegnate anche ai civili?

VV: Non le puoi paragonare, non le puoi nemmeno mettere vicine.

KK:  Nelle arti militari, devi acquisire quello che ti serve nel minor tempo possibile, con minori mezzi possibile, mentre con i civili è un intero processo… che è molto lungo.

VV: Nell’esercito, impari ad uccidere. L’idea principale è semplicemente uccidere. Non “combattere”, che è diverso. Le Unità Speciali, quelle studiano cose in più. Anche in queste unità, chi le compone proviene sicuramente da un esperienza di pugilato, grappling o lotta a terra, e usa tutto questo. Ma dare al soldato l’idea di “combattere” è sbagliato. E’ completamente sbagliato. Non può stare a combattere. E’ impossibile. Se sta combattendo, allora non è stato pronto, e allora non sopravviverà.

KK: A volte però gli Spetsnaz hanno anche questo aspetto. Si concretizza nell’abilità di eseguire molti tipi di incarico. Ad esempio, quando bisogna catturare qualcuno vivo e cose del genere.

Kwan Lee (KL):  Specialmente per quanto riguarda il corpo a corpo, quando ci si aspetta che un soldato sviluppi un modo proprio di combattere?

KK:  Se ce n’è bisogno. Per prima cosa, devi chiederti la ragione per la quale c’è bisogno di un esercito. Non è quella di difendere la patria. L’esercito serve a far maturare le persone. A farle smettere di essere infantili, e a farle crescere. E bisogna capirla,  questa cosa; altrimenti si avrà una opinione inesatta dello scopo dell’addestramento militare. L’addestramento corpo a corpo non serve a risolvere i problemi, ma trasformare una persona in una vera persona, nel pieno senso della parola. Così un uomo può diventare un uomo. E’ una sfida, una cosa più completa e varia di insegnare solo a picchiare.

KL: Allora, idealmente, si dovrebbe iniziare a lavorare su sé stessi già dall’inizio… Ma mi stavo riferendo alle cose basilari che vengono insegnate ai soldati appena arruolati. C’è un certo punto, mi sembra dicessi prima, in cui si ha bisogno di superare questo livello e lavorare in un modo più avanzato.

KK: In Russia, per via del modo in cui era concepito l’apparato militare, non era importante avere queste cose, ma far evolvere le persone. L’esercito è solo una scusa per sottoporre gli uomini a questo addestramento “da uomini”. Ovviamente, impari delle cose e diventi più capace di difendere la tua patria. Ma è una cosa secondaria. Solo quando un uomo matura può sviluppare il proprio stile e le proprie tecniche.

B: Quanto è importante la fede per un guerriero?

VV: Ne è il fondamento.

KK: In tempi difficili, devi aver fede. E ci sono diversi livelli di fede. C’è la fede in Dio, che è quella più elevata. Poi la fede nella tua patria, poi forse la fede nei tuoi comandanti… è diversa per ogni persona, ma devi averla.

VV: E’ il fondamentale punto di origine, questa fede. A volte la si perde. Come sai, in Russia, durante il comunismo, la gente la perse. Ma c’era una cosa che univa anche persone che formalmente non accettavano questa fede, cioè quella nella loro patria. Erano comunque uniti, perché erano pronti a morire per la patria, per i loro cari. E questa unione è vicina alla fede in Dio.

B: Apprezzo il detto “in trincea non ci sono atei”. E’ proprio vero. Lo so per averlo visto su me stesso e su gli altri, quando è tempo di andare in guerra a combattere, si inizia a pregare ogni giorno. Lo so bene….
Ok, un’altra domanda: che cosa rende unico il Systema in confronto a, diciamo, il Combat Sambo o altre arti marziali del mondo?

KK: Tutte le altre arti marziali hanno un obbiettivo specifico: ottenere la vittoria in competizione o acquisire un certo livello di tecnica o abilità. Il Systema è molto ampio; dal Systema, ti puoi muovere in qualsiasi arte marziale. E’ come se stai sulla cima di una collina, e puoi scendere seguendo ogni direzione. Ma bisogna notare che quindi è un processo di discesa.

VV: A volte è difficile per la gente capire o comprendere il Systema. Dato che la cosa principale è lavorare su sé stessi, di solito alla gente non piace. Significa metterli faccia a faccia con la propria indolenza, il proprio orgoglio e cose del genere.

KK: Il Systema è prima di tutto una vittoria su sé stessi. Quando riesci a dominare te stesso, solo allora puoi affrontare le altre persone.

B: Il Systema pone molto l’accento sulla corretta respirazione. Perché è così importante?

KK: Perché i processi interni del corpo non possono essere controllati in altro modo. Non possiamo controllare volontariamente i nostri organi interni. Non c’è altra chiave per il nostro subconscio e il nostro sistema nervoso oltre alla respirazione. E se non sei in grado di controllare il tuo sistema nervoso, allora non potrai lavorare per bene.

B: Ultima domanda: come vedete il futuro del Systema?

VV: Beh, stiamo sviluppando un nuovo sito web per aumentare le opportunità di addestramento e ci siamo trasferiti in una nuova palestra. In senso lato, la gente in gamba dovrebbe ritenere il Systema. Sfortunatamente, non ce n’è molta. Gli altri prendono il Systema a pezzi, separatamente. Se chi è valido potesse ritenerlo tutto, sarebbe l’ideale.

KK: Potremmo parlare di come idealmente vorremmo vedere il futuro del Systema, e quindi realisticamente di dove andrà a finire. Il Systema ha un fondamento utile per ogni preparazione di tipo atletico, ed è così che vorremmo vederlo. Inoltre, il Systema ha un grande potenziale per coinvolgere i giovani, specialmente giovani con difficoltà, problematici. Ho lavorato per un po’ con dei gruppi di ragazzi così. E poi, il Systema può aiutare enormemente la gente normale a gestire lo stress di tutti i giorni. Davvero, il Systema può rispondere a tutte le sfide che una persona incontra nella vita quotidiana, perché rende calmi, capaci di pensare chiaramente e di vedere le cose chiaramente. Ma qui sta la vera sfida, e mi riferisco a quello che Vladimir ha detto prima: non tutti sono disposti a sacrificarsi, ad accettare di lavorare su sé stessi. Ed infatti non è una cosa da poco. E noi stiamo qui, a lavorare idealmente ma al tempo stesso ad affrontare la realtà…

B, KL: E’ tutto. Grazie mille, queste sono state delle bellissime risposte.

VV, KK: Grazie…ma siete voi che avevate delle bellissime domande!

Gli autori dell’intervista:
Brandon Sommerfeld è un istruttore di Systema certificato da Vladimir Vasiliev. Dal 2002 si è allenato con lui e Mihail Rjabko, e tuttora insegna nella propria scuola, Russian Martial Art West Point (Virginia).
Kwan Lee è uno degli istruttori di Systema più esperti addestrati da Vasiliev e Rjabko. Kwan è ingegnere aerospaziale nelle forze armate. Attualmente vive a Seattle, e tiene lezioni e seminari sia privati che aperti al pubblico.


Link all’articolo originale:

http://www.russianmartialart.com/main.php?page=article_info&articles_id=53&osCsid=e6f5436bb1ce944184450ce3448c9513
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“Beat The Odds”
(Sconfiggi le avversità)
Articolo di Scott Meredith pubblicato il 21 luglio 2009

Il DVD intitolato “Beat The Odds” contiene alcune cose davvero uniche, che lo rendono una vera chiave di volta rispetto a tutti gli altri materiali didattici precedentemente prodotti. C’è tutta una serie di argomenti che sono presenti negli altri DVD ma che non sono ancora stati trattati adeguatamente per motivi di spazio e tempo, sono per la prima volta spiegati e chiariti per filo e per segno.

Ad esempio, se avete un passato pugilistico, potreste aver sentito che nel Systema le braccia si tengono più o meno giù, rilassate, il che è un pò l’opposto di quanto si fa nella boxe. PERCHE’ si fa questo? Nel DVD, Vladimir ne spiega il motivo, che non è né arbitrario né “estetico”, ma semplicemente funzionale. Credo che per molte persone guardare questo video possa essere l’occasione di capire per la prima volta questo tipo di ragionamento. O ancora, sempre in riferimento al pugilato, potreste (dico potreste, dipende anche dal vostro addestramento) tendere a ritirare il pugno dopo aver colpito, per prepararvi a colpire di nuovo. E forse potreste aver sentito che nel Systema non è considerato ottimale. Ma perché? Di sicuro sembra molto utile nella boxe. Ma Vladimir ancora una volta affronta la questione, e mostra come si può lavorare molto più efficacemente cambiando completamente il proprio modo di pensare a riguardo. Ho fatto solo due esempi, ma spero che iniziate a capire di cosa si tratta; non solo vengono presentati i movimenti di combattimento del Systema, ma li si decostruisce in una maniera molto dettagliata.

Se avete visto il lavoro fatto in “Confined Spaces”, potreste essere rimasti sbigottiti dall’incredibilmente “ristretto” e deciso, assolutamente devastante e praticamente “invisibile” lavoro a corto raggio che vi viene mostrato. Forse perché quel DVD (che io considero tra i miei preferiti, fosse solo per la sua “guardabilità”) tratta però degli altri tipi di argomenti, potreste esservi ritrovati a chiedervi forse inutilmente come fare altrettanto. In “Beat The Odds” c’è un intero capitolo dedicato alla pratica e alla “chirurgica” decostruzione di quel preciso tipo di lavoro “a corto raggio”, che ne fornisce gli strumenti per la sua comprensione. 

O ancora, avrete forse visto il trademark del Systema, ovvero il “ridirezionamento”, in molti altri video, quando cioè il colpo di un attaccante è deviato verso la faccia di un altro aggressore ancora. Ma dato che di solito questo non era l’argomento principale, il lavoro fisico, tattico e psicologico sottostante rimaneva un pò in secondo piano. Ma adesso tutto ciò viene analizzato nella maniera più chiara e dettagliata possibile. Potrei continuare ad enumerare uno dopo l’altro gli argomenti di questo lavoro più avanzato e “implicito” del Systema, preso dalla sua parte più esterna verso quella più centrale, cioè l’abilità di base veramente necessaria.


Qual’è il più esatto parallelismo fra il lavoro a corto raggio e il liberarsi da più prese e acciuffamenti? Come si fa a dare uno di quelli che io personalmente definisco una specie di “pugno-capro espiatorio” che usa il proprio colpo (e quindi non riguarda la ridirezione, trattata altrove) in modo che chi lo riceve crede che gli arrivi da un'altra persona? Perché la torsione del corpo non è una cosa ottimale se si deve colpire a un certa distanza? Come fa un colpo ad essere sia “preciso” che “libero”? In che modo la tensione (sia la propria che quella degli altri) interagisce con il raggio e le distanza del combattimento? Per qualsiasi domanda vi facciate, le risposte stanno in questo DVD, insieme ad altre domande alle quali magari non avreste mai pensato.

Di volta in volta, argomento dopo argomento, questo DVD estrae concetti di base del movimento e della funzionalità del Systema che sono già esposti e spiegati in altro materiale, ma che non sono stati ancora trattati così esplicitamente. Questo video è la chiave per comprendere finalmente meglio questo tipo lavoro più avanzato, fluido e a volte quasi “invisibile”, già mostrato negli altri video. 


Link all’articolo originale:

http://www.russianmartialart.com/main.php?page=article_info&articles_id=33&osCsid=4ecbe5bb3e65dd1cbb683f73470cdf2f
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-2 giorni allo stage di Vasiliev...fra 48 ore conto di aver già bagnato di sudore un paio di magliette  e di aver pulito il pavimento con il resto del mio corpo.... :om:

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vi rispondiamo in diretta dalla macchina....e dalle 4.30 che passeggiamo per le autostrade   :D

Prelevato Vladimir all'aereoporto....trovato in perfetta forma  :)

per Wolvie

Luca dice che deve testare un paio di patriot -pugni su di te......per calibrare l'accelerazione  :D

Systemisti prepararsi...!!!!

un saluto a tutti----buona pratica
Tony and  Luca
...Sono il padrone del fuoco e vedo le cose nascoste, vedo la fiamma che si fa tempo, odo il flessibile fuoco del sacrificio sonoro sono un Unuzi, un bimbo davanti al mistero del mondo colmo di timore davanti al Fuoco, che ricompone le cose disperse..Preghiera di uno Sciamano Siberiano.***

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vi rispondiamo in diretta dalla macchina....e dalle 4.30 che passeggiamo per le autostrade   :D

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 :sur:



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Luca dice che deve testare un paio di patriot -pugni su di te......per calibrare l'accelerazione  :D


 :spruzz:


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kortobrakkio

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buon allenamento ragazzi:non potrò esserci,ma mi rallegro per voi.
Naturalmente attendo un buon report dell'evento.

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Report veloce che poi aggiornerò perché ho poco tempo:

Luca è stato insignito del titolo di unico referente e capo istruttore per l'Italia, da Vasiliev.

Dopo 7 anni di duro lavoro è stato un traguardo meritato che se da un certo punto di vista rappresenta solo l'inizio del percorso vero, da un altro è senz'altro una bella e giusta soddisfazione.

Riuscita l'organizzazione e tanta cura per i dettagli, parlo a livello di cibo, check in, consegna di premi, consegna di campioni di barrette proteiche e mele per la merenda, convenzioni con gli alberghi, assistenza ai dispersi, cura di tutti i partecipanti e delle loro problematiche logistiche.

Lascio ad altri più esperti la discussione tecnica del seminario, da parte mia sono felice di aver conosciuto Yann, un greco che vive ed insegna in francia che mi ha dato un sacco di botte pur pesando molto meno di me.

Ad un certo punto ero piegato in due per terra per un pugno pesantissimo alla bocca dello stomaco e si sono precipitati in mio soccorso Trepicchi, Luca e Daniele, ai quali ho sorriso dicendo "sì sì, gliel'ho detto io di fare forte..." he he, bei ricordi.

Nota: si poteva anche partecipare senza andarci pesante, non vorrei passasse il messaggio che ci si poteva fare male.

L'atmosfera che si è respirata, tranne per un ridotto gruppetto di critici pregiudicanti senza i quali non sarebbe stato un evento da 150 persone ma un pic nic tra amici, è stata un'atmosfera di amicizia e fratellanza, senza nessun attrito o divergenza fra diverse correnti di praticanti.

Bravi ragazzi, avete suonato un concerto sinergico e si è tornati a casa pieni di spunti e di una bella sensazione di amicizia e condivisione.

Inoltre, cosa non da poco, non si è sentito l'aspetto commerciale sempre legato a seminari con personaggi d'oltre oceano che non vengono gratis. Per esempio, non c'era il banchetto con le magliette dello stage quasi sempre presente a questi eventi.

Un saluto a Wolvie, che ha fatto nanì con me nel mio lettino francesino, al simpaticissimo Alex Vulcano del Forum che era presente come sindacato della Polizia Municipale e locale, e come referente per la Ghost International, l'unica a fare una Glock da allenamento con i caricatori che si tolgono ed inseriscono a peso reale.

Ovviamente a Trepicchi che ha avuto un forte ruolo nell'organizzazione e che deve sempre mediare con diplomazia le mie uscite per non farmi sembrare un pericoloso squilibrato...

A Luca che è stato bravissimo ad organizzare e creare il tutto e anche a prendere un sacco di mazzate da Vladimir (che ridistribuirà prossimamente agli allievi).

E a Yann, il diavolo.

Ecco Yann:

https://www.youtube.com/watch?v=6bXSZZ8xCws&feature=player_embedded
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