Bello 'sto thread... soprattutto l'ultima pagina. Concordo in tutto e per tutto con gli interventi di YM e di Ghinolfi - anche perché sono cose che vedo ogni giorno nella mia vita professionale.
Un bel po' di pagine sopra qualcuno (Mattia, se non ricordo male...?) scriveva che bisognerebbe leggere in originale, e non in traduzione... e mi sento di concordare - nel tradurre finisci sempre, volente o nolente, con il tradire un poco un testo (si provi a tradurre "casa" dall'italiano in inglese e/o viceversa, per fare un esempio terra terra e banale). E poi, per comprendere davvero un testo, serve conoscerne anche il contesto di origine, il contesto del mezzo tramite cui è giunto a noi, e il contesto in cui noi, che lo leggiamo, siamo inseriti. Ed è un lavoraccio, che si può fare per svago (quando vinco a win for life, mi dedico solo a quello
) ma che richiede tempo, impegno e pazienza.
A ben pensarci, però, perché per il TJQ dovrei fare qualcosa di diverso? Anche il TJQ è un
testo (un
tessuto, etimologicamente) e appartiene a diversi, molteplici contesti - non si tratta per forza di un lavoro storico o culturale in senso stretto, ma di un insieme di competenze e conoscenze "extra", non parte diretta di ciò che di solito si insegna, necessarie per capirci qualcosa. E acquisirle costa tempo e fatica, come costa tempo e fatica diventare esperti di qualsiasi cosa - i vangeli, qui in Italia, li compro dietro l'angolo, ma se voglio diventare esperto dell'argomento devo iniziare a leggere a 360 gradi, confrontare le traduzioni, magari impararmi i lgreco (in cui furono scritti all'inizio), l'aramaico (in cui pensava chi li scriveva, pare), andar per librerie e monasteri e conventi, parlare con chi li ha già letti e confrontare le mie conoscenze e la mia comprensione...
Di nuovo, è un lavoraccio... ma è solo il lavoro preliminare, credo, al voler entrare a Cambridge (Oxford no, troppa puzza sotto il naso
)
IMHO, of course.