Prevalentemente è un problema relativo all'attività agonistica, solo negli ultimi anni sono nati stili che prevedono il corpo a corpo, la lotta ecc (come il Kudo ecc) ma precedentemente, il karate si era focalizzato sul "duello" fatto di soli colpi.
In alcuni dei principali regolamenti era o è addirittura vietato afferrare, strangolare, bloccare.
In questo senso, molta parte del bagaglio è andata perduta in favore di una prestazione rappresentativa di una intenzione del combattimento, esteticamente volta a dar dimostrazione del tipo di combattimento in questione.
Prima della virata sportiva del karate, le verifiche erano reali, volute o capitate, ossia, sfide o aggressioni, situazioni nelle quali non era possibile scindere questo o quel concetto del combattimento, era solo necessario tornare a casa interi, quindi le influenze di altre arti erano inevitabili, il tal karateka, atterrato da una proiezione, sconfitto con una leva eccetera, si metteva a studiare quelle tecniche, per poter tornare a chiedere rivincita.
In questo modo moltissima lotta, proiezioni ecc, è entrata a far parte del bagaglio tecnico del karate, la si ritrova, ben nascosta, nei kata quando li si studia a fondo, al di là dell'esecuzione pro-gara.
L'accantonamento di certa parte del combattimento è una scelta di comodo, un pò superficiale ma voluta per poter dare una "riconoscibilità" alla disciplina rispetto ad altre come il già affermato Judo, il JJ, il Dayto Ryu ecc.
Ovviamente dovrebbe essere compito di un buon insegnante quello di non mandare perduto un certo bagaglio, mantenendo distinto il lato sportivo agonistico della pratica da quello più generale, in modo da crescere allievi che sappiano che ciò che si fa in gara non è "tutto" il Karate.
Purtroppo non è così frequente la cosa, ma rientra nella mia convinzione che il Karate non sia per tutti.