BASTONE DA PASSEGGIO ITALIANO
La canne (termine francese del bastone da passeggio), completamento di eleganza e valido mezzo di autodifesa sulla strada, in voga sia in Francia che in Italia dal ‘700 ai primi del ‘900, secondo lo storico incontestato degli sport da combattimento occidentali Sylvain Salvini, è di origine italiana e così si esprime a tal riguardo: “Per quanto riguarda il bastone o canne, non vedo di buon’occhio l’interesse che si ha nel lasciar credere che questo sport sia nato in Francia. Si usava prima in Italia nelle scuole di scherma alla spada o alla “lancia”. (…)Non bisogna dimenticare che furono i maestri italiani del ‘500 che portarono qui la scherma moderna, diventata poi “scuola francese”. (…)Nella costituzione dei Longobardi sotto Carlo Magno si autorizzava il duello al bastone.” Quest'ultima frase del Salvini ci da lo spunto per inserire qui ora un passo dell'introduzione del famoso "Traité de Canne, boxe et baton": "L’uso della Canne e del bastone, come arma e mezzo di difesa, si perde nella notte dei tempi. All’epoca di Carlomagno la Costituzione, inserita nello statuto dei Longobardi, permetteva il duello con la Canne. Più avanti i gentiluomini preferirono servirsi del “ferro” e la Canne e il bastone furono lasciati ai villani e contadini. In tempi più moderni, a partire da Luigi XIII, si cominciò a portare allo stesso tempo sia la spada che la canne. Infine, ai giorni nostri (1850 ca. NdT), la spada non si porta più ma ognuno è munito di una Canne; il gentiluomo la porta con un pomo d’oro, il vigliacco con la punta di un fioretto, il vecchio con un “bec de corbin”, e l’attaccabrighe riempita di piombo così da poter ammazzare un uomo. La Canne è più nobile del bastone: colpiamo il valletto col bastone e un nostro pari con la Canne; il bastone è rustico mentre la Canne è raffinata. Come armi invece, il bastone e la canne, abilmente maneggiate sono pari; un abile bâtonniste se ne intende anche di spada, di baionetta e di lancia; deve temere solo le armi da fuoco! Con una Rouse Couvert e con i fouettés formerà attorno a sé uno scudo impenetrabile che niente potrà temere. Un uomo capace può stoccare, in quindici secondi, fino a ottantadue colpi di canne (?? NdT), come faceva il celebre professor Lecour. Tra i professori celebri di scherma con la canne e bastone, oltre a Lecour, vogliamo ricordare Leboucher, Larribeau, Lozés, Vigneron, Blanc, Boutot, Burdin, Jacou, Foucart, Person, Boursalt e altri ancora. Larribeau è stato autore di un metodo d’insegnamento che ha avuto molto successo: consiste nel far esercitare l’allievo (a casa? NdT) con un manichino, grazie al quale riesce a fare progressi in meno tempo. Generalmente lo studio del bastone precede quello della canne; il bastone allena due braccia con un asta relativamente pesante, rendendo poi più facile il maneggio di un asta più leggera con un braccio; tendere a cominciare l’allenamento direttamente alla canne, prima del bastone, porta ad allenare un braccio solo e a non abituare l’altro per il successivo maneggio con due braccia e con un asta più pesante." Moda e difesa, dunque! moda che durò sino al primo ‘900. Poi, come tutte le mode, la canne cessò di essere un’accessorio di eleganza e dopo gli anni del primo conflitto mondiale l’usanza sia della canne come del cappello andò perduta.
XIX secolo: savate, canne e duelli
La Canne intesa come Sport da combattimento nasce in Francia ai tempi del II Impero (1852-1873) nelle caserme dell’Armeé Française e in Italia alla fine del XIX secolo presso la Società ginnastica Andrea Doria di Genova per opera del Maestro Zerboni. Entra però in contatto con le palestre e le sale d’armi molto prima, quando non era ancora considerata uno “sport” ma uno strumento di difesa; troviamo infatti insegnanti di canne e di bastone già molto prima della Rivoluzione! Nel corso del XIX secolo però la sua evoluzione che la porterà a diventare uno Sport da combattimento la deve sicuramente anche al nascere e proliferarsi della Savate conosciuta dai più come Boxe Francese; ma andiamo con ordine. Alla fine del XVIII secolo, all’epoca della rivoluzione, la savate era già fiorente in Francia e la canne ormai affermata; Theophile Gautier afferma nel suo libro “Le maitre de Chausson” (Parigi 1840): “I maestri bâtonists di canne erano celebri prima della Rivoluzione; questa gloria si rovinò come tante altre nel baratro del 1793 e bisogna compiere un salto storico fino all’Impero e alla Restaurazione per trovare nella memoria dei più vecchi maestri i nomi dei primi che costituirono la dinastia della savate. Fanfan le bâtoniste è il Romolo di questa storia e rappresenta il periodo eroico e favoloso (…).” La savate tendeva già in quell’epoca a porsi nell’insegnamento dei “bâtonists” (esperti in scherma di bastone) tra la pratica del bastone e della canne: discipline che avevano ormai ciascuna i loro specialisti. Certamente “batonists” e “tireur de savate” completavano la loro formazione con una conoscenza delle altrui tecniche, come nei tempi odierni coloro che pur praticando la Boxe Francese cercano di conoscere anche le tecniche della Canne, delle armi, perfino del bastone e della Lutte Parisienne (disciplina che ingloba lotta, prese e colpi pericolosi del combattimento sulla strada e naturalmente impossibili nelle competizioni sportive). A differenza della canne lo sport dello chausson (Savate) era nella realtà nato nel periodo della Restaurazione (1815-1830); molto più giovane ma ugualmente apprezzato, tanto da crescere insieme alla canne nelle sale d’armi, più militari che civili, dove si praticavano combattimenti e allenamenti di entrambi. Lo scopo di questi combattimenti era di sviluppare la velocità, la precisione, il colpo d’occhio, mettendo così il praticante in grado di applicare in un vero combattimento per la vita gli insegnamenti, e anche le prese e i colpi “non sportivi”; nell’ottocento infatti, l’allenamento non poteva limitarsi soltanto alla ripetizione dei movimenti con un compagno: prendere l’abitudine allo scontro diventava una carta supplementare che permetteva di affrontare meglio tutti i rischi di una rissa.
A tal proposito è molto interessante un passo da un racconto di Theophile Gautier: “In quel tempo gli uomini non portavano più la spada. La polizia vieta il porto delle armi e si è puniti con un’ammenda di 5 franchi per avere un pugnale in tasca; ogni uomo che ritorna dopo l’imbrunire è alla mercé dei ladri e degli assassini che rischiano la ghigliottina (…); le mazze piombate, le cannes a punteruolo sono proibite e sequestrate dalla polizia agli uffici del teatro affinché cattivi monellacci e orrende falene notturne che svolazzavano agli incroci abbiano tutti la facilità di spellarvi e accopparvi; ma avete le vostre canne, i vostri pugni e i vostri piedi (rif. Alla Boxe Francese, nda) che opportunamente addestrati sono delle armi temibili come la mazza dei Caraibi o il laccio dei gauchos argentini (…).” Le risse erano frequenti tra la gente del popolo e alla moda nei boulevards; era questione di scambiarsi dei biglietti da visita oppure degli schiaffi e ritrovarsi il mattino seguente a duellare sul prato… Anche a questo riguardo Gautier è molto esemplificativo: “I campioni arrivavano seguiti dai loro testimoni e prima di incominciare domandavano: “Si fa tutto?”. Secondo la gravità dell’offesa la risposta era affermativa o negativa. “Si fa tutto” voleva dire che potevano mangiarsi il naso, estirparsi gli occhi con il colpo della forchetta, strapparsi le orecchie e servirsi dei denti e delle unghie; in caso contrario erano permessi solamente i calci e i pugni (oltre la spada, naturalmente… nda) che rappresentava la differenza tra i duelli al primo sangue e i duelli a morte. Quando si faceva di tutto le botte segrete e i colpi di freccia erano validi (…).” La forza quindi era di combattere con le armi che la natura aveva concesso all’uomo. Ma il “tireur” in queste risse era un esperto e l’uomo di mondo ne faceva spesso la pungente esperienza a sue spese. Per ovviare a questi inconvenienti si sentì la necessità di affiancare al maestro d’armi (indispensabile in questo secolo dove i duelli erano frequenti) un insegnante di savate, per tutti coloro che per piacere o professione frequentavano luoghi più o meno malfamati. Alexandre Dumas padre ha narrato queste vicende in un suo libro poco conosciuto: “Filles, loretes et courtisanes” edito da Dolin, Paris 1843. Theophile Gautier e altri scrittori ci hanno tramandato i nomi dei più celebri savateurs-batonists civili, la loro celebrità nei combattimenti pubblici e il loro virtuosismo nel maneggio del bastone, della canne, della spranga di ferro, del bastone spezzato… Celebre in queste arti marziali, per esempio, fu all’epoca della restaurazione Fanfan le bâtoniste. Parallelamente nell’esercito gli istruttori si specializzavano in discipline di combattimento e si stampavano ora per di più in diverse città dei brevetti di “Maitre” o di “Prevot” di “Pointe” (spada), di “contre-pointe” (sciabola) e nel corso del decennio a questi brevetti sarebbero seguiti dei diplomi di “Canne”, di “Chausson” e di “Boxe”. Tutti questi diplomi erano consegnati ai richiedenti dopo un esame passato davanti a sei maestri delle specialità e dovevano obbligatoriamente averne le firme, come ai tempi del regime monarchico per i maestri d’armi. Da notare che oltre alle sale d’armi c’erano delle palestre militari nelle principali città. Un ottimo esempio è la palestra-sala d’armi di Lord Seymour, “uomo di mondo ed erede di una favolosa fortuna”. Pugile ed emerito schermitore, eccezionale sollevatore di pesi, praticava anche la lotta e la savate. Fin dalla maggiore età aveva fatto trasformare un piano del suo Hotel (ex Demidoff), avuto in eredità dalla madre, in palestra-sala d’armi, che vedrà sfilare tutti i grandi nomi aristocratici dell’epoca che venivano lì a tirare con le armi o ad imparare le astuzie della savate. Anche i letterati erano assidui frequentatori: Eugéne Sue, Theophile Gautier; i più famosi maestri d’armi di Parigi vennero li a tenere lezioni: Bertrand, Roussel, Prévost, Gatéchair, Griser padre e figlio, Cordelois, i fratelli Lozés, ecc. In questa palestra insegnò anche un savateur-batoniste celebre, Michel dit Pisseux, che con il suo allievo Charles Lecour venne a portare il suo sapere. Sempre grazie al nostro Theophile Gautier possiamo entrare in una di queste sale, per capire esattamente come andavano le cose…