Supponendo che parli di un "dovrebbe reagire in un contesto di mazzate senza regole" chiedo la stessa cosa a te. Come fai a sapere che facendo un lavoro non collaborativo rgirai in un determinato modo?
Secondo me non lo sai, punto e a capo!
Domanda: che cos'è un contesto non collaborativo?
Che cos'è lo sparring?
Io parlo PER ME, cioè di un confronto sportivo: e so che cosa funziona e come funziona se mi alleno in un certo modo che prevede lavoro a vuoto, al colpitori, sparring condizionato e sparring libero.
Quindi SO come reagisco e so come allenare quelle reazioni che ancora non ho interiorizzato. E se non lo so io, lo sa il mio allenatore. Io so che non provo gesti che POI diventano all'improvviso pugni, colpi, schivate al momento del bisogno.
Parlo per esperienza insomma.
Ma perchè invece di supporre la mia ignoranza, non mi spieghi come funziona PER TE?
La domanda è chiara, l'abbiano determinata con precisione... e tu che fai? Mi rivolti la domanda? Chiedi la stessa cosa a me?
Io ho già risposto! Ero interessato a sapere il tuo parere. Se non vuoi rispondere, prendo atto e abbandono la discussione.
Scusami, non è mia intenzione non risponderti. Il problema è che ciascuno ragiona seguendo un certa forma mentis, uno schema. Io il tuo lo conosco, perché era il mio, più o meno, il problema è che con quello schema si finisce per pensarla come te.
Io non posso fare altro che darti il mio punto di vista.
Hai una certa idea di allenamento che peraltro io non ho mai detto che non funziona.
Se leggi il mio primo intervento parlo di questo.
Il punto è uscire dallo schema.
Proviamo a vedere le cose all'opposto di come le vedi tu. E' possibile con lo stesso movimento di un pugno fare un'altra cosa, del tutto diversa nelle finalità? Per esempio un gancio non è anche una parata?
Ma non è anche lo stesso gesto che fai per scacciare una mosca oppure deviare un oggetto che sta per colpirti?
Allora può essere concepito un allenamento che migliora la funzionalità in sé del movimento e che all'occorrenza potrà diventare colpo, carezza, spinta e questo nelle infinite direzioni, tante sono le possibili traiettorie percorribili.
In altre parole il taiji mira a migliorare te stesso non il tuo pugno.
Ha una visione globale dell'uomo, come strumento per quello che possiamo chiamare "risveglio". Non è un allenamento per imparare a fare una cosa specifica.
Questo modo di ragionare è tipico dell'oriente, dove si cura il malato e non la malattia.
Lo si può accettare oppure meno, ma a mio avviso ha un percorso chiaro.
Esempio, io ho notato che il fare taiji migliora il mio randori. Notare che non faccio judo da anni.
Gli aspetti che regolano un combattimento sul ring sono molteplici e solo in parte migliorabili tramite l'esercizio della ripetizione del gesto specifico che si pensa di realizzare (che peraltro non sarà mai così come provato).
E' una questione di impostazione mentale.
Poi tutto questo non è scientificamente provabile.
Ma nemmeno il metodo occidentale è scientificamente provabile.
D'altro canto la stragrande maggioranza delle nostre decisioni è presa su basi empiriche e non scientifiche.
E' come il sopra e il sotto che dipende da dove guardi, così come il prima e il dopo, dipende tutto da dove lo guardi. Credo che l'incomprensione stia in questo.