Ma io non faccio i conti PER GLI ALTRI, li faccio per me, oppure, al massimo, esprimo una opinione in merito.
Se ben guardiamo ciò è normale per tutti, il dissenso per una determinata scelta, non necessariamente deve palesarsi come contrasto o impedimento all'altrui autodeterminazione.
Può ed anzi deve, essere inteso come propria idea personale, che si esprime in senso di consiglio, ponendo per assurdo che, eventuali considerazioni, potrebbero non aver tenuto di conto di taluni parametri, sebbene essi non siano minimamente da ritenersi secondari.
Se ne evince quindi che la libertà personale del soggetto non viene minimamente lesa, nonostante siano giunte non critiche, bensì consigli, si spera disinteressati, sommanti ove è il caso ai consigli che giungono da praticanti di lunga data, con lesioni importanti alle gambe e non solo.
Ecco dunque che il contesto si ridimensiona ad un livello più plausibile, dove vi è ampio spazio per la discussione e la critica costruttiva, unico modo per ottenere un accrescimento culturale di tutti i convenuti, aziché sterili battibecchi, utili solo a perdere tempo, occasioni ed insegnamenti.
Ciò però si ottiene quando ci si eleva dalle trincee ideologiche che, da sempre, tendono a permeare strati di praticanti che si vorrebbe più inclini alla discussione non solo tecnica.
Purtroppo divisioni create anche ad hoc, dividono i praticanti in sezioni, sottosezioni, categorie e quant'altro, con l'unico intento di "cesarea memoria" dividi e comanda.
Complici in ciò non solo le Federazioni sportive, ma anche maestri o presunti tali, che pur di proteggere il loro giardinetto, non esitano ad innalzare barricate e sparare ideologicamente contro chiunque osi avvicinarsi, spinto anche da propositi di collaborazione fattiva.
E' quindi dovere non solo nostro, ma in primo luogo istituzionale, provvedere ad identificare chi, più o meno autorizzato ad insegnare da Organizzazioni regolarmente costituite, gioca una partita con regole proprie, provvedendo ad isolarlo agonisticamente, dato che il più delle volte queste divisioni nascono in seno alle competizioni.
Queste dunque, anziché essere banco di prova per i singoli allievi, divengono solo un tavolo politico per valutare il peso delle singole realtà associative, bieco utilizzo delle stesse, contrario non solo all'etica marziale, ma anche ai valori Decoubertiani, nell'accezione più alta delle stesse.
Auspico dunque un ritorno a toni più consoni, sia da parte dei praticanti sportivi, che dei praticanti più tradizionali o strettamente tali, onde evitare interventi di moderazione coatta, segno tangibile di scaduta civiltà.