La maggioranza dei praticanti di kali è contrario alle gare e moltissime scuole non le fanno. La motivazione è che snaturerebbero i contenuti tecnici della disciplina, impoverendola e riducendola ad un tirar bastonate a caso o quasi.
Ho sentito con le mie orecchie da un maestro che promuove le gare sportive rimarcare la differenza tra arnis nell'ottica “tradizionale”, finalizzato al combattimento reale, sia duellistico sia per dp, e il kali sports.
Il kali sports è nato per promuovere e far conoscere a un pubblico più vasto le tradizioni marziali filippine che rischiavano di andar perse e ben venga ciò.
Ma lo sport deve rimanere al servizio dell'am di provenienza e non diventare il contrario.
Non ricordo con precisione quale altro maestro fosse (sempre promotore di kali sport), sosteneva che è molto più facile per un combattente, nel caso lo voglia, autolimitarsi e adattarsi a un regolamento, piuttosto che per un atleta sportivo affrontare un combattimento reale.
2)Serve a tirare una bella linea di distinzione tra ciò che "funziona" e ciò che è perdita di tempo
Ni, serve a distinguere cosa “funziona” e cosa no con certezza nel contesto sportivo, non necessariamente in generale.
Per fare un esempio, nel regolamento PCKEAM a cui fa probabilmente riferimento Versus, l'uso della “mano viva” è sostanzialmente vietato.
Un atleta che si allena in funzione di queste competizioni fa sicuramente bene a cercare di “smetabolizzare” l'uso di questa perchè nel contesto regolamentato in cui confronterà è controproducente: fallo o penalità e a differenza di un contesto libero dove può essere usata sensatamente con fine autoprotettivo di “emergenza” (meno peggio una dolorosissima bordata su un braccio che una fiondata da ko in testa, la prima ti può debilitare un arto, la seconda ti può spegnere lasciandoti in balia dell'avversario) nel contesto sportivo rischi solo di esporre maggiormente un bersaglio valido ai fini del punteggio.
La mano viva non funziona nello sport e quindi neppure nella realtà? Gli arnisadores con esperienza di live stick, senza alcuna protezione e regolamento “ne resterà uno”
, ne hanno sempre sottolineato la funzionalità e l'importanza nel combattimento reale ma forse si sono sempre sbagliati.
Nelle competizioni non si vedono neppure più le stoccate al viso. Farebbe pensare a tutti: “Mancanza di funzionalità!”.
Già, la linea più corta tra due punti è diventata quella curva a discapito di quella retta!
Qualcuno sa invece che dovrebbero essere state vietate, non sono aggiornatissimo sul regolamento, perchè è successo in una competizione in Italia che durante un impatto si sfasciasse l'imbottitura di un bastone e l'anima rigida si infilasse nella grata del caschetto. Nella sfiga la fortuna ha voluto che la punta si fermasse poco prima di entrare nell'occhio, il ragazzo ha perso la lente a contatto ma non ha perso l'occhio, uscendo illeso dall'episodio.
Discorso a parte meriterebbe l'interpretazione dei punteggi. E' affidata agli arbitri. Il colpo dev'essere “pieno” e buono a bersaglio, ma oltre a quello dev'essere visto bene!
Meglio un colpo perfetto che l'arbitro non vede e per cui non assegna quindi punto oppure uno meno preciso e più enfatizzato che invece i giudici segnalano come buono?
Agonisticamente meglio il secondo, in un ipotetico combattimento reale meglio il primo.
Versus in altre discussioni sosteneva che gli incontri sportivi avrebbero dimostrato che le leve non funzionano in piedi. Perchè neppure il gentleman agreement dei primi UFC o dei vari Rio Heroes bandivano le leve a cerchio piccolo, vista la loro presunta inefficacia in contesto non collaborativo?
Sul discorso delle sventagliate c'è pure da considerare che vince il punto chi colpisce bene per primo durante l'assalto. Se poco dopo aver colpito vieni colpito dall'avversario in un assalto sportivo hai comunque la meglio ai fini del punteggio, nonostante la botta subita di rimessa (fa male ma non comporta comunque danni permanenti).
Nella realtà duellistica tradizionale, da quanto mi è stato riferito, non sempre il tuo colpo andato a segno bene provocava ko o non necessariamente nell'immediato (onestamente mi aveva colpito molto il fatto che talvolta i contendenti, vuoi per l'adrenalina vuoi per la personale tempra, riuscissero a continuare comunque a combattere nonostante avessero subito colpi pesanti); la priorità era colpire ancora continuando comunque a proteggersi per evitare di limitare i danni delle bastonate avversarie, date eventualmente anche solo per inerzia, proprio perchè c'era la possibilità che la tua bastonata non fosse risolutiva istantaneamente ma che lo fosse invece quella dell'avversario.
In conclusione, favorevole allo sport come confronto, come stimolo all'allenamento, come divertimento e soprattutto come pubblicità per promuovere la tradizione marziale filippina.
Contrario a prendere il contesto regolamentato come fine a se stesso o come punto di riferimento assoluto per il combattimento reale.
Se si vuole un contesto per testare davvero l'efficacia e per promuovere il proprio ego e il celodurismo, sarebbe meglio legalizzare di nuovo i death matches con rispettivo regolamento e arena per il combattimento dei galli oppure ancora meglio riaprire i giochi gladiatori, con armi vere, molteplicità di attaccanti e senza squadre definite.
Si avrebbe pure una buona fonte di sangue e organi per la donazione e il trapianto, aiutando pure il controllo della crescita della popolazione mondiale, quasi da fare invidia alle carceri cinesi.