ho recuperato un vecchio libro sul combattimento a mani nude di Shillingford, dove viene trattato l'argomento "difesa contro le armi da fuoco" da personale militare in ambito bellico
NON dico che quanto riportato sia assolutamente giusto, corretto, vero ed infallibile o ricondicibile alle situazioni di criminalità da strada, ma magari può dare qualche ulteriore spunto interessante per la discussione
riporto di seguito i passaggi più pertinenti:
Un nemico può attaccare con armi da fuoco (pistole, armi semiautomatiche, fucili) oppure armi bianche (coltelli, baionette): sotto tale minaccia, il soldato può essere perquisito, immobilizzato o preso prigioniero. Quando non è possibile usare armi per difendersi, si può fare una delle seguenti tre cose: fuggire, piegarsi alle circostanze oppure lottare.
Il buon senso suggerisce che non esiste difesa a mani nude contro armi da fuoco e che qualsiasi tentativo equivale ad un suicidio: bisogna però considerare che talvolta viene ferito o assassinato anche chi passivamente accetta di cooperare, quindi una docile sottomissione non rappresenta sempre un’alternativa sicura al tentativo di reagire con decisione.
Oltre alla portata maggiore dell’arma, anche il trauma determinato dalla combinazione dello sparo e del lampo rappresenta un rischio non indifferente: l’esplosione di un colpo, specialmente in uno spazio limitato, può letteralmente assordare e accecare una persona, per non parlare delle ustioni, se si è abbastanza vicini. Poiché la sola esplosione basta a procurare ferite, persino nel caso in cui riesca a difendersi con successo contro un’arma da fuoco, un soldato deve cercare come può di evitare che il dolore interferisca con la sua capacità di eseguire le tecniche opportune.
Come regola, un attacco con arma da fuoco consiste in una sequenza di azioni ben definite: il nemico minaccia, si avvicina, brandisce o punta l’arma e se ne serve immediatamente, colpendo o sparando: l’esame di una situazione e la scelta delle tattiche e dei mezzi di difesa si effettuano di solito nella fase che precede un attacco effettivo. Possono sempre esservi delle eccezioni alla regola, che dipendono dal momento: in fin dei conti, solo il soldato può decidere se vale la pena rischiare la vita per difendersi contro un arma da fuoco.
(…)
Difesa contro una pistola puntata frontalmente: questo attacco pur drammatico all’apparenza, è invece uno di quelli da cui è relativamente più facile difendersi, com’è ovvio, sono essenziali velocità e precisione perché il soldato riesca a difendersi con successo contro questo genere di attacco
(segue descrizione della tecnica)
Continua…