Questo è un argomento tabù.
Il problema nasce da lontano.
Il metodo Bianchi è un insieme di tecniche che originano da quel che aveva visto Bianchi nei suoi viaggi in Oriente ad inizio secolo. A lui, come a tutti i pionieri delle A.M. orientali, dobbiamo dire una grande “grazie” perché ci ha iniziato a quel mondo.
Ma con lo stesso entusiasmo con il quale dico grazie a lui e a quelli come lui che non ebbero paura del giudizio degli altri e misero grande passione nella diffusione delle A.M., dico che è ora di girar pagina.
Non è più possibile oggi, che c’è internet, la televisione, un bombardamento informativo impensabile a quei tempi (
http://www.ginobianchi.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=50&Itemid=62), continuare a presentare il ju jitsu a livello nazionale secondo quel metodo.
Sarebbe come intestardirsi a diffondere l’analisi matematica con i metodi e le conoscenze della scuola media superiore, fatta male, tralasciando il fatto che esistono le facoltà universitarie di scienze naturali che a sua volta rappresentano solo l’inizio di una ricerca.
Insomma, occorre (volutamente non ho usato il condizionale) cambiare rotta.
Non lo dico per me, ma per i giovani e per tutti coloro che si affacciano al mondo del ju jitsu e più in generale al mondo delle A.M.
Non si può nemmeno pensare a delle federazioni che assorbano stili di ju jitsu antichi senza una chiara definizione di responsabilità e senza un progetto di alfabetizzazione che definisca modi e tempi per formare insegnanti in grado di portare il ju jitsu in Italia al valore che merita.
Ma è possibile che non sia possibile che una delle federazioni che opera su tutto il territorio non sia in grado di mettersi in contatto con uno o più rappresentanti di ju jitsu tradizionale (per esempio tenshin shinyo) per farsi promotrice della diffusione di questa scuola, magari con tanto di concorso di partecipazione. Con programmi chiari, principi chiari, tecniche chiare, kata chiari, con un chiaro progetto da svilupparsi all’interno della federazione di diffusione dei principi della scuola in tutta Italia e oltre. Senza reticenze, senza progetti trasversali, senza se e senza ma.
Ma è possibile che queste antiche scuole non possano essere portate a i molti da enti di promozione che stanno lì proprio per divulgare il ju jitsu?
Si abbandonino i gradi, le cinture, le qualifiche, i trofei, ecc. e si pensi finalmente a riformare in senso buono il ju jitsu in Italia.
Chi vuole fare agonismo faccia, chi vuole divertirsi nelle mille possibili variabili ad un combattimento regolamentato faccia ... Ma che si faccia questa rivoluzione!
Ci vuole una rivoluzione democratica. Tutto si può cambiare! Le federazioni vanno avanti con votazioni che si voti una mozione di questo tipo e il gioco è fatto. Non ci vuole molto per avviare un circolo virtuoso, certamente non di più dell’impegno che ci vuole per continuare in questo circolo vizioso.
Abbiamo e hanno il dovere di provarci.
Poi ci sarà chi fa questo o quello, quello che è più marziale quello che è meno, ma, almeno chi pratica ju jitsu potrà dire di praticare ju jitsu come volevano coloro che lo hanno inventato e tramandato.
Questa è una visione moderna che supera i particolarismi e il “celolunghismo”.
Per rispondere alla domanda posta, credo che fin quando non si farà un discorso onesto, soprattutto con noi stessi praticanti di ju jitsu, non ci sarà risposta adeguata.