Quand'ero più giovane e cattivo dovevo fare lezione privata ad un giovane allievo alle prime lezioni ma motivato. Chiesi ad un istruttore di kick un suo allievo forte perché mi serviva uno che tirasse contro il mio, per fargli fare degli esercizi di entrata sugli attacchi. Lui me lo diede ma gli disse di andarci piano.
Allora presi un bastone e dissi al mio allievo di continuare a picchiare avanzando, che quello era l'esercizio. Se fosse arretrato di un passo lo avrei bastonato forte.
Cominciò senza troppa enfasi, e dopo poco arretrò di mezzo passo. Allora gli menai una sferzata violentissima col bastone, e cominciò ad incalzare più andava avanti più andavo avanti con lui, rendendogli impossibile arretrare sotto la minaccia del dolore improvviso e lancinante del bastone, che usai un'altra volta.
Cominciò a picchiarlo fortissimo, fino all'angolo in cui l'altro, il sacco umano, cominciò a dare segni di cedimento mentale e fisico.
Allora andai dall'istruttore di kick e gli chiesi di mandarmene di là un altro paio, che quello si era già rotto.
E lui me lo portò via blaterando cose senza senso come che eravamo dei barbari violenti e che non si poteva fare sul serio nello sport.
Allora gli dissi che il mio giovane allievo aveva imparato di più sulla sua mente con un paio di bastonate in pochi minuti, che tanti suoi allievi in anni di sacco, specchio e film di van damme.
E volli dargli una dimostrazione: dissi all'allievo di non difendersi e di rimanere fermo in guardia e lo picchiai fino al ko.
Allora lo invitai a fare altrettanto con i suoi fighetti da spaccata e lui mi mandò a cagare, umiliato.
Nessuno dei suoi allievi sarebbe stato fermo immobile mentre lui lo picchiava fino al ko.
Forse, se in passato si fosse evitato una battuta acida in mia assenza sui sistemi di street fighting, parlando di me, gli avrei risparmiato tutta l'umiliazione.