Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale

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Offline Paguro49

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Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« on: December 16, 2010, 09:48:11 am »
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Ciao a tutti, mi piacerebbe aprire una discussione su un punto che trovo fondamentale nella didattica.
Spessissimo nascono dubbi e discussioni sulle posizioni, sul kihon, sulle guardie, le prese e mille altri dettagli che convincono piuttosto che no, ci si scervella a trovargli un senso, una applicazione, ci si fanno mille domande su ipotesi di scontro reale, sulla applicabilità di una posizione, un atteggiamento eccetera.
Mi pare evidente che il mettersi in guardia non ha nulla a che fare con le ipotesi esterne al Dojo, così come il tempo per prepararsi.
Chi aggredisce non avverte (nella maggior parte dei casi) non ti da il tempo, non si mette a fare le frasi da duro eccetera.
Quelle sono le situazioni dei film, quei film in cui ci si immedesima perchè accadono le cose così come vorremmo che fosse, con i nemici che ci circondano, che ci danno il tempo, che attaccano uno alla volta, col cattivone a cui riusciamo a dire quello che vorremmo dire eccetera.
In genere, da una lite (anche senza che degeneri) si torna a casa pieni di rimpianti, perchè non è uscita la battuta giusta, perchè non abbiamo avuto la prontezza di dare la tal risposta, finendo col rivivere la scena nella fantasia, così come avremmo voluto che andasse, proprio la ragione per cui si rimane affascinati dallo schermo, dove appunto le cose vanno come vorremmo.
Poi però la realtà è diversa, quelle cose non accadono così e se ci si prepara a "quelle" situazioni, finisce che ci si trova del tutto impreparati a come realmente accadono, ovvio che poi nascano i dubbi sull'efficacia eccetera.
Stesso discorso vale per quello che studiamo e per come lo studiamo.
Le situazioni del Kihon, a mio avviso, replicano, in modo codificato, dei momenti di criticità, non l'inizio di una situazione, ma il momento in cui si va in crisi, quando non c'è più ritorno, ma come ci si è arrivati?
Gli istanti prima di quel tal momento, con la presa, con la messa in guardia, con la tal posizione, non vengono mai presi in esame, ma cosa ci porta al corpo a corpo? Coma siamo arrivati in zenkutsudachi? cosa ci ha portato in guardia?
Un tempo ritengo funzionasse diversamente, ovvero, si tornava da una zuffa e si studiava ciò che aveva creato la crisi, la defaiance, ragion per cui si iniziava proprio da li.
Oggi, quei momenti, sono diventati l'inizio della situazione, non il momento in cui degenera, non il momento in cui si va in difficoltà, ma l'inizio di tutto.
In questo modo, si instilla l'idea che nella realtà le cose accadano così, generando più di un problema e rischio, perchè poi non lo troviamo mai quello che ci permette dimetterci in guardia, quello che ci afferra così dal nulla, quindi ci si può ritrovare del tutto impreparati.
Ovvio che poi parta la ricerca dell'arte Marziale più efficace, della verifica nella gabbia, di mille elucubrazioni su mille video in rete, tutti modi per allontanarsi ancora id più dalla realtà.
E se si iniziassero a studiare anche i minuti che precedono?
Se si spiegasse che non si va in giro con la guardia alzata, ma che si può arrivare a doverla alzare?
La divina scuola dello schiaffazzo argenteo vigila su di voi, mentre la divinissima università dello sputazzo ligneo vi inumidisce la vita

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Offline Ethan

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Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #1 on: December 16, 2010, 10:52:18 am »
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E' pura didattica.
Le am in generale hanno il vantaggio/svantaggio di lasciare molta libertà di ricerca/interpretazione al praticante.
Nei sistemi da "dp" è il contrario, giusto o sbagliato non lo so,ma dipende da quello che uno cerca.

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Luca Bagnoli

Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #2 on: December 16, 2010, 11:11:08 am »
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Non credo sia un problema ti tecniche , di kihon o di guardia. Il fatto è che solo affrontando quotidianamente la paura , il dolore , la fatica ecc ecc possiamo imparare a dominarle e dunque a fare qualcosa in una situazione di estremo pericolo. Le alternative sono due : scontri per strada con praticanti di altre discipline , gangsters e criminali oppure .... la competizione.

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Offline Paguro49

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Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #3 on: December 16, 2010, 11:21:01 am »
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Indubbiamente.
Il dubbio che mi pongo io, specialmente davanti a discorsi pomposi su vita e morte poiuttosto che i soliti sul "marciapiede", è proprio legato alla consapevolezza.
Se competo non c'è dubbio che assumo una attitudine al confronto e anche al dolore, quindi alla paura, alla gestione dell'adrenalina eccetera.
Però, se competo, ho una serie di situazioni, la preparazione, l'attesa, la concentrazione, qualcuno che mi da il via, quindi la consapevolezza di ciò che succederà e quando, tutta una serie di cose che saranno acclarate, pacifiche, lasciandomi quindi la possibilità di esser pronto, di non dovermi divincolare dalla circostanza improvvisa e inaspettata.
Quando (come a volte accade) dimentico tutti questi fattori e assimilo il mio competere con lo scontro, non rischio di trascurare la parte più importante, cioè i famosi istanti prima, quelli che determineranno, anche a causa mia, tutto il dopo?
Non rischio di confondere le due condizioni trovandomi del tutto impreparato in assenza di quelle consapevolezze?
Questa parte didattica, non sarebbe utile a limare mille questioni legate alla pratica in un Dojo?
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Offline Ethan

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Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #4 on: December 16, 2010, 11:34:49 am »
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Alcuni, nell'ambito shotokan, hanno elaborato qualcosa che si avvicina molto al tuo pensiero.
Penso al m. shirai ed il suo goshindo o al m. tammaccaro.


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Fanchinna

Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #5 on: December 16, 2010, 11:40:33 am »
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Non sono certo di aver compreso la domanda
se parli di de-escalation ci ho scritto trattati interi

se parli della giusta attitudine psico-fisica nel momento del pericolo
io credo molto nel
sapersi muovere da freddi

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Luca Bagnoli

Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #6 on: December 16, 2010, 11:51:06 am »
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Indubbiamente.
Il dubbio che mi pongo io, specialmente davanti a discorsi pomposi su vita e morte poiuttosto che i soliti sul "marciapiede", è proprio legato alla consapevolezza.
Se competo non c'è dubbio che assumo una attitudine al confronto e anche al dolore, quindi alla paura, alla gestione dell'adrenalina eccetera.
Però, se competo, ho una serie di situazioni, la preparazione, l'attesa, la concentrazione, qualcuno che mi da il via, quindi la consapevolezza di ciò che succederà e quando, tutta una serie di cose che saranno acclarate, pacifiche, lasciandomi quindi la possibilità di esser pronto, di non dovermi divincolare dalla circostanza improvvisa e inaspettata.
Quando (come a volte accade) dimentico tutti questi fattori e assimilo il mio competere con lo scontro, non rischio di trascurare la parte più importante, cioè i famosi istanti prima, quelli che determineranno, anche a causa mia, tutto il dopo?
Non rischio di confondere le due condizioni trovandomi del tutto impreparato in assenza di quelle consapevolezze?
Questa parte didattica, non sarebbe utile a limare mille questioni legate alla pratica in un Dojo?

Io credo che tutto alla fine si riconduca alla percezione di se stessi. Se percepisci te stesso come una vittima indubbiamente diventerai tale. Se percepisci te stesso come un combattente ... allora difficilmente ti troverai in svantaggio psicologico anche se colto di sorpresa. Certo è molto complicato. Bisogna essere sicuri fin quasi all'arroganza e avere una grande carica latente di rabbia pronta ad esplodere... e allo stesso tempo essere capaci di dominare queste caratteristiche , di non diventarne preda... Ho conosciuto una persona così. Mai praticato AM , solo pugilato. Però si è sempre mosso in ambienti duri e spietati. Non è una bella persona francamente...

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Offline Paguro49

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Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #7 on: December 16, 2010, 11:59:45 am »
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Non sono certo di aver compreso la domanda
se parli di de-escalation ci ho scritto trattati interi

se parli della giusta attitudine psico-fisica nel momento del pericolo
io credo molto nel
sapersi muovere da freddi
Parlo di entrambe le cose.
Non è forse pratica comune nei Dojo, quella per cui il maestro mette gli allievi in tal posizione per fargli eseguire x tecniche?
Ecco, il come siamo arrivati fin li credo sia un argomento trattato assai poco, così come il concetto di muoversi a freddo, essendo una idea che ha notevoli contenuti crudi e violenti, tendenzialmente viene accantonato.
Io lo ritengo un errore.
Poi è pur vero quel che dice Luca, il combattente, marziale o meno, con tutte le giuste attitudini e caratteristiche, frequentemente non finisce per essere il miglior compagno possibile di giochi.
Se devi diventare la "macchina di morte" difficilmente riuscirai ad essere anche amabile e simpaticone.
Ma il mio cruccio sta nel mezzo, ossia, senza voler tramutare la gente in terminator, se non metto certe cose nella didattica, mi sento di mentire agli allievi che, in un modo o nell'altro, si aspetterebbero delle risposte e delle possibili soluzioni che rispondano alle necessità e alle paure.
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Offline steno

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Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #8 on: December 16, 2010, 12:28:57 pm »
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Carissimo Ronin, ben venuto, anche io ho il tuo cruccio, per motivi sostanzialmente uguali, del tipo...
Kihon, kata, bunkai --> STRADA    come ne esco (vivo) ?

Io penso che se vuoi avere la ditattica corretta, devi avere chiaro davanti a te in primo luogo l'obiettivo che intendi raggiungere.
Inutile scervellarsi per trovare la strada, se non sai nemmeno dove devi andare, quindi prima di tutto è indispensabile il fine ultimo del tuo lavoro con gli allievi.
Solitamente Luca Bagnoli la fa fuori del vaso, ma oggi ha scritto due righe da quotare.
O fai karate-competizione, o fai karate marziale (Difesa Personale).

Io ho deciso, fin da prima di fondare la mia scuola, che delle gare non me ne può fregare di meno, quindi il primo dilemma l'ho risolto senza colpo ferire

Ora sopraggiunge il secondo dilemma (meramente morale) insegno karate-DP per la serie t'insegno a spaccare ed uccidere e poi t'arrangi, oppure t'insegno il karate tradizionale per il senso vero che lo portò a nascere?

Dobbiamo sempre rammentare che il primordio del karate (TO-DE), era insegnato nei templi Buddisti, dai Monaci che imparavano le varie tecniche da commercianti che rientravano dai viaggi: in prevalenza dal sud della Cina, ma anche dal resto del sud est Asiatico, mica caca....
Del resto, il karate GOJU, nasce da una sapiente fusione del "Pugno della Tigre" e dal "Pugno della Gru bianca", due stili pare ben radicati nelle zone di commercio degli Okinawensi.
Però ci sono tecniche che, francamente, mi sembrano quasi uguali a quelle di altre Arti non Cinesi, ecco dunque che il tutto si perde nella notte dei tempi.
Ma sta di fatto che i Monaci impararono e catalogarono, fino ad ottenere il primordio, che però veniva insegnato solo da loro, quindi ovviamente a modo loro.
Ed ecco che gli insegnamenti filosofici zen erano parte integrante dell'insegnamento marziale, pur non esistendo ancora il suffisso JUTSU o DO.
A ben vedere, la DP è essenzialmente karate jutsu, il karate do è una interpretazione meno militaristica ed improntata alla durezza, ma non per questo paragonabile al club della calzetta o simili.
Io ho scelto il do tradizionale, ma senza timore di ammettere che il do può (e deve) integrare in se anche il jutsu.
Del resto per fare la frittata, qualche uovo dovrai pure romperlo no? :hakama:
Imparare il karate in sintesi, vuol dire imparare il kihon, cioè le singole tecniche e posizioni, sia statiche che dinamiche, in questo modo posso apprendere i kata e ciò che essi mi trasmettono, da li posso quindi partire, avendone le basi, per capire i bunkai, cioè strategie ed interpretazioni da adattare all'uopo.
Ecco il "quid", da adattare all'uopo...
Devi capire che i kihon sono concetti, se non riesci a capire che gedan barai NON E' una parata, il karate non ti serve per difenderti CON EFFICACIA.
Il karate insegna colpi, parate, leve, strangolamenti, proiezioni, "colpi sporchi", ma se vuoi scoprirli, devi andare oltre l'apparenza, devi concretizzare, in alternativa, ci sono i sistemi paranoico-militari, dove ti insegnano karate, ma senza kata e kihon, solo con bunkai chiamati "skill", cambia il nome, non la sostanza, ma siccome la maglietta mimetica è fica ed il kimono bianco è fuori moda, ecco perchè io dico di insegnare anche krav maga, systema e qualunque vaccata vada di moda al momento.
Del resto non hanno inventato nulla di nuovo, ne gli ebrei, ne i russi, hanno solo cambiato il nome ed il sistema di insegnamento.
« Last Edit: December 16, 2010, 12:35:16 pm by steno »
la fijlkam è alla frutta

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Offline Darth Dorgius

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Re: Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #9 on: December 16, 2010, 12:34:27 pm »
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Non dici una cosa errata. In effetti, chi è interessato alla DP, studia queste cose con vere e proprie simulazioni, che ti abituano a gestire psicologicamente la cosa.

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Fanchinna

Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #10 on: December 16, 2010, 14:18:11 pm »
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Si
ma non simulate troppo
che la simulazione è simulazione

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Offline steno

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Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #11 on: December 16, 2010, 14:49:33 pm »
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Dopo aver esposto la linea teorica, ed essermi fatto una carbonara come Cristo comanda, scendo un po nel dettaglio del mio corso di karate e DP.

Mercoledì: kihon e kata tradizionali, la cui conoscenza è necessaria per l'acquisizione delle conoscenze formali, conditio sine qua non per fare l'esame di cintura.

Venerdì: DP in tutte le salse, indispensabile per trasporre la formalità del mercoledì alla pratica della strada, questo si ottiene con un ventaglio di modi diversi, che illustro per sommi capi.

kote ed ashi kitae.
Avere braccia e gambe robuste, permette di parare colpi anche forti, incutendo più dolore di quello che si accusa, oltre che disferrare attacchi più incisivi.

Bunkai kumite:
imparare ad applicare le tecniche e le strategie dei kata, aumenta le proprie conoscenze di base, purchè non ci si limiti all'ovvio.

kihon kumite:
all'inizio, va bene un ciclo di lezioni, nel quale si propone un attacco e più risposte, al fine di capire il necessario, cioè che alla tecnica "A" corrispondono molte opportunità, non solo la tecnica "B".
Questo insegna l'adattabilità e l'uso critico delle tecniche, nel contesto reale, dato che ogni situazione e storia a se.

kumite libero:
Ovviamente ben più variegato del semplice kumite sportivo, insegna il timing, il sen no sen, il go no sen, l'utilità degli spostamenti, il perchè rompo così tanto con le posizioni dei piedi  apparentemente non servono.
Poi ti mostro come, passando per quella posizione o arrivando in quella posizione, l'energia espressa sia nettamente aumentata, la leva efficace, la proiezione inevitabile da uke.

cadute e rialzo rapido:
Cadere è facile, cadere senza farsi male ben meno.
Soprattutto cadere e rialzarsi subito, fa la differenza tra i calci in bocca ed i calci fuori misura che lasciano modo di contrattaccare, praticare entrambe le cose è indispensabile.

zanshin:
Quello che nei corsi di DP si chiama "controllo emozionale" oppure "press test", i Giapponesi lo chiamano zanshin.
Lascio a Muteki, laureato in lingue Orientali, il compito di tradurre per bene, io mi limito alla traduzione maccheronica, ma che esprime il concetto.
Zanshin = "stato di allerta, viglilanza, coscienza di se e di ciò che accade intorno a noi".
Esempio, siete in centro commerciale, ad un certo punto, un idiota accende un petardo, un fumogeno e grida "AIUTOOO, I TALEBANIIII, SCAPPATEEEE", il panico pervade tutti, che cominciano a correre come matti verso le uscite, chi non ha il controllo e la coscenza di se, si getta nella calca acriticamente, salvo poi fare la fine del topo in mezzo ai gatti.
Mantere la calma, mettersi in un angolo e capire se il pericolo c'è, ma soprattutto da che parte arriva, evita il grosso dei rischi, la calca, per l'appunto.
Questo si ottiene con esercizi appositi, tipo la ressa simulata, per imparare a non cadere nel mezzo del passaggio.
Si eseguono ordini improvvisi, come ad esempio kumite, al fischio 5 flessioni, al fischio 10 addominali, oppure 10 mawashi geri a vuoto, oppure si cammina in cerchio molto stretto, metà in un verso, metà nell'altro, al fischio si fa kumite con il primo che capita, con il rischio che siano due.
O magari si fa kumite cpon pochissima luce, mentre il sottoscritto abbaglia in qua ed in la con un flash fotografico...
Insomma, si mette in crisi la certezza, di punto in bianco, ecco che, in caso ciò si verifichi, quella sensazione di stomaco che si chiude e chiappe che si contraggono mentre il sangue gela nelle vene, non ci bloccherà più.
Al più ci farà reagire in qualche modo, fosse solo chiudere la guardia, che detto tra noi, male non fa di certo.
la fijlkam è alla frutta

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Fanchinna

Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #12 on: December 16, 2010, 14:57:56 pm »
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Insomma, si mette in crisi la certezza, di punto in bianco, ecco che, in caso ciò si verifichi, quella sensazione di stomaco che si chiude e chiappe che si contraggono mentre il sangue gela nelle vene, non ci bloccherà più.
Al più ci farà reagire in qualche modo, fosse solo chiudere la guardia, che detto tra noi, male non fa di certo.


ci si potrebbe fare un libro

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Offline steno

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Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #13 on: December 16, 2010, 15:31:21 pm »
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arrivi tardi.... :sbav:
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Offline Dipper

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Re: Qualche minuto prima......una mancanza della didattica marziale
« Reply #14 on: December 16, 2010, 15:36:54 pm »
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Io credo che ci sia un po' di verità in tutto quello che avete scritto.
Va' considerato come dice Ronin44 (benvenuto :)) che la DP non è un match; che però i match e la dura preparazione sono eccezionali per formare una mente attenta, attiva e pronta al dolore e alla sofferenza, come dice Luca; che tuttavia non basta provare le "mosse" e che bisogna prepararsi con adeguate esercitazioni, come dice Steno.

Aggiungo io, è necessario anche far diventare la DP qualcosa di nostro, che ci accompagna in ogni momento della giornata. Immaginare che il passante che ci cammina di fianco ci attacchi ("cosa farei?"), evitare le situazioni pericolose, immaginarsi cosa si farebbe in frangenti estremi.
L'aver vissuto nella propria mente certi scenari più e più volte è un ingrediente che secondo me può fare la differenza.

Quindi allenare la tecnica, allenare la mente, allenare lo spirito, allenare il corpo, e applicare intelligenza e fantasia.
継続は力なり 空手の修業は一生である
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