Si verissimo, ma anche ricorrere alla strategia è importante, non lasciare l'iniziativa, capire quando realmente inizia lo scontro (sempre prima che le mani si muovano) perchè le parole sono finite.
Il Randori è un buon esercizio ad esempio, chiaramente a patto di una certa sincerità, perchè i Randori dove si attacca uno alla volta sono allenanti ma assolutamente fasulli, mentre ricreare il caos, 5, 6 o 7 contro 1, se gli attaccanti non si curano di aspettare il proprio turno, produce una serie di effetti, sia in termini psicologici, abbattendo certezze, mettendo in evidenza quali siano davvero le tecniche e i gesti che abbiamo interiorizzato e quali invece ancora parcheggiati nella memoria e nella fantasia, ma sortisce anche l'effetto di costringere, per sopravvivenza, a muoversi, a uscire, a economizzare i gesti, senza fronzoli, perchè diventa subito chiaro che non ci si può permettere di perder tempo con uno in quanto ci sono tutti gli altri.
Allora saremo costretti a mettere in atto movimenti e tecniche di autotutela (non il face to face ma il Tai Sabaki) e essenziali, niente spettacolo, persino le ukemi (le cadute) diventano tecnica, mezzo per uscire da un empasse.
In quel tipo di esercizio è ovvio che soccomberemo, ma lo trovo molto utile per capire molto di sè e della propria reale tecnica, dei propri istinti, delle proprie risposte sotto stress.