Per il primo quesito ti rispondo su base empirica; premesso che nel pressure test emergono comportamenti che esulano la normale logica di palestra (ricordo sempre che al nostro primo corso fummo costretti a saltare in 3 su un ragazzo che in piena ipossia e caos totale stava
struppiando di gomitate un altro ragazzo) e che sono strettamente collegati all'indole individuale più che all'addestramento tecnico, quello che io ho verificato direttamente è che in un particolare specifico contesto di stress sapere molto o troppo è controproducente.
La ragazza che ho citato conosceva 5 tecniche, ne conosceva 5, ma nessuno le/gliele aveva fatte testare in un certo modo e nessuno le aveva detto che alcune di esse fatte con un maschio tosto di 30 kg più pesante rasentavano la fantascienza.
E la ragazza sarebbe morta 5 volte su 5.
A marzialisti di lungo corso a cui ho suggerito di provare una sola nostra tecnica durante il pressure test, tecnica tra l'altro banale, quella tecnica nn entrava proprio in testa e quello che ho visto fare era suicida spesso.
Poi ti cito il mio caso...quando all'inizio mi sono avvicinato al CKM nei primi test capitava quando ero in difficoltà di ricorrere a tutto lo scibile accumulato in 18 e passa anni di pratica di altro, ma spesso era uno scibile che era valido fino a quando nn lo calavo nel contesto specifico e mi sono dovuto resettare io per primo.
Ma ti dirò di più, ovviamente adesso il bagaglio tecnico che conosco è molto più ampio rispetto all'inizio ma agli ultimi due corsi istruttori, durante i quali i pressure test hanno raggiunto livelli folli (solo solo per i 16 minuti 16 di lavoro... :'(), quando sono al limite ho e abbiamo verificato che si finisce per ricorrere cmq alle tecniche più essenziali di un sistema che è già essenziale...e che tutte le volte che ho voluto o cercato di "scialare" la cosa ha finito per rallentarmi o farmi tentennare, cose che al dunque possono costarti la vita.
Per quanto riguarda l'obiezione di sifu, io sono forse terra terra ma per me una cosa o è difficile o nn lo è, rendere facile una cosa difficile per me è un concetto troppo zen per applicarlo alla pratica di certi sistemi, a meno che nn si ragioni per macrocategorie e si intenda il voler eliminare le cose difficili.
Quel che è certo è che per noi il criterio di selezione (processo che garantisco essere pure troppo cavilloso) è in relazione al risultato ottenuto o da ottenere con il minor sforzo possibile...e trovato quello che cerchiamo nn ci evolviamo per il gusto di farlo ma solo se è necessario.
Per quanto infine riguarda la progressione tecnica è ovvio che ci sia; di base esistono 4 contesti addestrativi (armi da fuoco, taglio, suolo, combattimento in piedi) dei quali vengono mostrati da subito i principi di base che rappresentano i pilastri del sistema e la progressione avviene nn tanto introducendo nuove tecniche quanto cambiando gli scenari (esempio dalla pistola davanti alla pancia si arriva alla pistola al fianco in auto passando magari per la situazione da ostaggio) e verificando cmq come compreso il principio la soluzione sia "già" nelle mani di chi pratica.
Sul come vengono gestite le aree dipende dalla composizione della classe e anche dalla sensibilità locale; se per la composizione è banale, per la sensibilità basti pensare che negli Stati Uniti sono interessatissimi alle armi da fuoco mentre in India e paesi dell'area al lavoro con le armi da taglio.