sulla Via della pratica

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Offline changeling

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sulla Via della pratica
« on: January 18, 2011, 15:54:40 pm »
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http://seishin-dojo.weebly.com/1/post/2011/01/la-via-della-pratica1.html

Quote
Una delle maggiori difficoltà che molti principianti incontrano nella pratica marziale stà nell’eseguire tecniche o sequenze di movimenti che non riescono a spiegarsi. La nostra mentalità occidentale, permeata di razionalismo, ricerca sempre un “perché” e se fosse per qualcuno, sul tatami si dovrebbe più parlare che agire.

Ma la pratica non si impara a parole, anche se le spiegazioni sono indispensabili all’allievo per capire “cosa” sta facendo, così come non si può imparare a cucinare o a guidare una autovettura solo vedendo una videocassetta o leggendo un libro, così l’apprendimento di una arte marziale richiede, anzi esige, un percorso formativo che non può e non deve essere eluso o saltato.
In Giappone, qualunque arte tradizionale si pratichi (marziale o no) le regole da seguire sono principalmente tre: shu (seguire esattamente ciò che è insegnato dal Sensei), ha (assorbire l’insegnamento praticando i kata), ri (eseguire i kata nel modo corretto, senza l’interposizione del proprio pensiero). Il primo passo per padroneggiare un Arte sta nell’imparare e praticare i kihon (esercizi fondamentali) ed i kata (serie codificate di movimenti). Ripetere i kihon significa immergersi in un kata seguendo in perfetta obbedienza e nel modo più fedele possibile il proprio Sensei. All’inizio può sembrare spiacevole essere “costretti” in una serie di movimenti sempre uguali a sè stessi ma, una volta che di questi se ne acquisisce sufficiente padronanza, ci si rende conto che “essere” nel kata è piacevole, coinvolgente e addirittura creativo, e consente di crescere progressiva-mente sia dal punto di vista tecnico che mentale.
La pratica di un kata deve essere eseguita con dignità, essendo corretti nella postura, nell’abito e nell’atteggiamento; I praticanti,pur completamente impegnati ad eseguire le tecniche, devono lavora-re al massimo della loro abilità e controllo secon-do le regole prestabilite. Il kata è un confronto con l’intento di portarlo alla sua conclusione, ma questa conclusione non è un colpo che ferisce o che sia dato con l’intenzione di ferire. Il senso del kata è che Tore faccia da maestro a Uke per insegnargli le risposte e le tecniche adeguate al suo attacco. Il ritmo è determinato dalla guida di Tore, che stabilisce la giusta distanza (ma-ai), le risposte necessarie e lo stato finale di allerta e consapevolezza (zanshin). Per questo scopo è necessario che Uke attacchi in un modo specifico in modo che Tore possa praticare le tecniche corrette, ogni volta senza mai andare fino in fondo, fermandosi poco prima di ferire Uke, dimostrando chiaramente conoscenza e controllo della tecnica. Ogni kata ha i suoi colpi specifici, i suoi movimenti ed i suoi kamae, ma la parte più importante è l’atteggiamento, che deve essere improntato alla sincerità ed all’efficacia. Attraverso il kata i due praticanti entrano in contatto profondo, ognuno impara a percepire le proprie azioni e le reazioni del partner in un fluire continuo di energie, Tore esegue la tecnica con l’indispen-sabile collaborazione di Uke, che non è un bersaglio incosciente ma è “vivo” (do-uke) e reattivo; questa è l’essenza del kata, che ne fa una forma di pratica attuale, vitale e realistica. Non è il meccanismo regolare di un orologio meccanico, come purtroppo viene a volte inteso in una pratica cieca e sorda, attenta solo alla rigida perfezione formale dei movimenti. Piuttosto è proprio la sensazione di intensità sperimentata nella pratica che permette di imparare attraverso l’esecuzione di varie forme predeterminate. Un kata è qualcosa di più della mera pratica fisica e del desiderio di essere tecnicamente corretti, anche se questi sono obbiettivi importanti, ma altrettanto importanti sono l’atteggiamento spiri-tuale, la sincera e pura attitudine mentale, la attenzione ed il controllo delle emozioni proprie e del partner, ovvero quel “di più” che distingue un vero praticante di Arti marziali da un ginnasta.

queste parole dell'utente CARLO riassumono molto bene quale sia lo spirito della pratica tramite KATA... cosa che molti modernisti (in contrapposizione ai Tradizionalisti) non comprende veramente, considerandoli inutili ed arcaici...


 

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Offline Ale_ale

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Re:sulla Via della pratica
« Reply #1 on: January 19, 2011, 12:19:34 pm »
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Però il Kata in coppia è più facile da accettare come pratica, al massimo lo si può criticare perchè considerato troppo "semplicistico" o "stilizzato"... anche se di solito nella semplicità nasconde molte più cose di quello che sembra a chi lo vede da fuori.

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marco

Re:sulla Via della pratica
« Reply #2 on: January 19, 2011, 12:32:19 pm »
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Un kata è qualcosa di più della mera pratica fisica e del desiderio di essere tecnicamente corretti, anche se questi sono obbiettivi importanti, ma altrettanto importanti sono l’atteggiamento spiri-tuale, la sincera e pura attitudine mentale, la attenzione ed il controllo delle emozioni proprie e del partner, ovvero quel “di più” che distingue un vero praticante di Arti marziali da un ginnasta

diciamo che se avesse evitato questo paragrafo ed in particolare il neretto, sarebbe stato meglio.

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rockyjoe

Re:sulla Via della pratica
« Reply #3 on: January 19, 2011, 13:37:51 pm »
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sembrerebbe,da come stanno le cose,che chi chieda teoria chieda solo quella.invece chi chiede teoria chiede ANCHE quella.non si impara attraverso una videocassetta,ma nemmeno si insegna dicendo prendi una macchina e guida!

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soke

Re:sulla Via della pratica
« Reply #4 on: January 19, 2011, 14:44:52 pm »
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Il kata è un'ottima cosa, è il business del kata che è una brutta cosa.

Consiglio la lettura di
http://www.ponteallegrazie.it/scheda.asp?editore=Ponte%20alle%20Grazie&idlibro=6935&titolo=LE+VIRTU'+GUERRIERE

che fa capire a cosa possa servire il kata.
In sostanza il guerriero nella storia non è stato visto SOLO come uno particolarmente bravo ad ammazzare gli altri, ma anche una persona con un alto livello di umanità.
Diversi sono i modi per raggiungere le virtù.
Una è la forza di volontà, un'altra è l'assoggettarsi ad uno sforzo che non produce vantaggi per l'ego ecc.

Normalmente chi rifiuta il kata, rifiuta la ripetizione in se stessa oppure un'etichetta particolare, perché sono tutte limitazioni al proprio ego. Preferisce concentrarsi su obiettivi tangibili tralasciando un lavoro interiore che può recare anche maggior sofferenza perché modifica dentro.


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Offline carlo

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Re:sulla Via della pratica
« Reply #5 on: January 19, 2011, 16:19:40 pm »
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Un kata è qualcosa di più della mera pratica fisica e del desiderio di essere tecnicamente corretti, anche se questi sono obbiettivi importanti, ma altrettanto importanti sono l’atteggiamento spiri-tuale, la sincera e pura attitudine mentale, la attenzione ed il controllo delle emozioni proprie e del partner, ovvero quel “di più” che distingue un vero praticante di Arti marziali da un ginnasta

diciamo che se avesse evitato questo paragrafo ed in particolare il neretto, sarebbe stato meglio.

Premesso per completezza di informazione e non quale excusatio non petita che lo scritto risale nella sua prima stesura al marzo 2005, con tutti i limiti dell'inesperienza. il paragrafo non voleva essere offensivo verso nessuno.

mi piacerebbe quindi sapere cosa "contesti" del paragrafo (a parte dover manterene il ruolo di vecchia suocera, ovvio...  :D )
Il fatto che il traguardo sia lontano, è un motivo in più per camminare con impegno

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Offline carlo

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Re:sulla Via della pratica
« Reply #6 on: January 19, 2011, 16:20:34 pm »
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sembrerebbe,da come stanno le cose,che chi chieda teoria chieda solo quella.invece chi chiede teoria chiede ANCHE quella.non si impara attraverso una videocassetta,ma nemmeno si insegna dicendo prendi una macchina e guida!

Beh, questo direi che è scontato, ma.... effettivamente ribadirlo non fa mai male
 ;)
Il fatto che il traguardo sia lontano, è un motivo in più per camminare con impegno

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Offline Ookamiyama

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Re:sulla Via della pratica
« Reply #7 on: January 19, 2011, 16:59:55 pm »
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c'è,kata e kata, e kata, e kata. Il livello che a me piace di più è il combattimento.

Sicuri di avere interiorizzato la tecnica, nella enorme libertà che il kata codificato purtuttavia permette, si combatte con l'avversario.

Da fuori uno spettatore ignaro o disattento vede un kata, in cui forse percepisce una strana forza ed una "verità".
Tra i due vi è una perfetta consapevolezza di chi sta vincendo e di chi sta perdendo.
Ad un livello superiore, mantenendo il "combattimento" vi è "unione" perchè entrambi collaborano a rendere questa cosa che si sta svolgendo memorabile.

C'è un ulteriore livello, ma è difficile da spiegare

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Offline carlo

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Re:sulla Via della pratica
« Reply #8 on: January 19, 2011, 17:08:15 pm »
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c'è,kata e kata, e kata, e kata. Il livello che a me piace di più è il combattimento.

Sicuri di avere interiorizzato la tecnica, nella enorme libertà che il kata codificato purtuttavia permette, si combatte con l'avversario.

Da fuori uno spettatore ignaro o disattento vede un kata, in cui forse percepisce una strana forza ed una "verità".
Tra i due vi è una perfetta consapevolezza di chi sta vincendo e di chi sta perdendo.
Ad un livello superiore, mantenendo il "combattimento" vi è "unione" perchè entrambi collaborano a rendere questa cosa che si sta svolgendo memorabile.

C'è un ulteriore livello, ma è difficile da spiegare

Il Baranao illumina le tue parole e guida i tuoi gesti.
Reverente ed ammirato mi prostro ad adeguata distanza e giammai offrendo le terga (in segno di rispetto).
Il fatto che il traguardo sia lontano, è un motivo in più per camminare con impegno

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marco

Re:sulla Via della pratica
« Reply #9 on: January 19, 2011, 17:49:36 pm »
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Un kata è qualcosa di più della mera pratica fisica e del desiderio di essere tecnicamente corretti, anche se questi sono obbiettivi importanti, ma altrettanto importanti sono l’atteggiamento spiri-tuale, la sincera e pura attitudine mentale, la attenzione ed il controllo delle emozioni proprie e del partner, ovvero quel “di più” che distingue un vero praticante di Arti marziali da un ginnasta

diciamo che se avesse evitato questo paragrafo ed in particolare il neretto, sarebbe stato meglio.

Premesso per completezza di informazione e non quale excusatio non petita che lo scritto risale nella sua prima stesura al marzo 2005, con tutti i limiti dell'inesperienza. il paragrafo non voleva essere offensivo verso nessuno.

mi piacerebbe quindi sapere cosa "contesti" del paragrafo (a parte dover manterene il ruolo di vecchia suocera, ovvio...  :D )

Semplicemente non amo le "contrapposizioni" i "veri" i "di più". Tutto quello che c'è e si può trovare in un kata lo puoi trovare/sentire anche in altro modo. Tutto quello di vero/di più si può trovare anche in altro. In più non amo sempre questo modo di prendere lo sport come qualcosa d'inferiore, di meno pregnante dal punto di vista spirituale e profondo, lo sport è molte volte ben più nobile e marzialmente profondo di molte scuole piene di kata senza quei parametri citati da Ookamiyama.


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Offline changeling

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Re:sulla Via della pratica
« Reply #10 on: January 20, 2011, 08:36:26 am »
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c'è,kata e kata, e kata, e kata. Il livello che a me piace di più è il combattimento.

Sicuri di avere interiorizzato la tecnica, nella enorme libertà che il kata codificato purtuttavia permette, si combatte con l'avversario.

Da fuori uno spettatore ignaro o disattento vede un kata, in cui forse percepisce una strana forza ed una "verità".
Tra i due vi è una perfetta consapevolezza di chi sta vincendo e di chi sta perdendo.
Ad un livello superiore, mantenendo il "combattimento" vi è "unione" perchè entrambi collaborano a rendere questa cosa che si sta svolgendo memorabile.

C'è un ulteriore livello, ma è difficile da spiegare

La aggiungo ai tuoi scritti che mi hanno colpito nel profondo...
ma mi sa che devo togliere la macchina dal garage per fargli posto.....

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Offline carlo

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Re:sulla Via della pratica
« Reply #11 on: January 20, 2011, 09:05:47 am »
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Un kata è qualcosa di più della mera pratica fisica e del desiderio di essere tecnicamente corretti, anche se questi sono obbiettivi importanti, ma altrettanto importanti sono l’atteggiamento spiri-tuale, la sincera e pura attitudine mentale, la attenzione ed il controllo delle emozioni proprie e del partner, ovvero quel “di più” che distingue un vero praticante di Arti marziali da un ginnasta

diciamo che se avesse evitato questo paragrafo ed in particolare il neretto, sarebbe stato meglio.

Premesso per completezza di informazione e non quale excusatio non petita che lo scritto risale nella sua prima stesura al marzo 2005, con tutti i limiti dell'inesperienza. il paragrafo non voleva essere offensivo verso nessuno.

mi piacerebbe quindi sapere cosa "contesti" del paragrafo (a parte dover manterene il ruolo di vecchia suocera, ovvio...  :D )

Semplicemente non amo le "contrapposizioni" i "veri" i "di più". Tutto quello che c'è e si può trovare in un kata lo puoi trovare/sentire anche in altro modo. Tutto quello di vero/di più si può trovare anche in altro. In più non amo sempre questo modo di prendere lo sport come qualcosa d'inferiore, di meno pregnante dal punto di vista spirituale e profondo, lo sport è molte volte ben più nobile e marzialmente profondo di molte scuole piene di kata senza quei parametri citati da Ookamiyama.

Grazie per la risposta, che condivido praticamente nella su totalità.
Un oscar Pistorius o un Dorando petri hanno molto da insegnarmi, e lo stesso quasi tutti i rugbisti. Preferirei avere come insegnanti le ragazze della nazionale di pallavolo brasiliana, ma non si può avere tutto...

Mi pesa moltissimissimo darti ragione, :-D ma quello che è giusto è giusto.
A quanto già detto nel mio post precedente posso solo aggiungere che il mio intento di allora non era di sminuire lo sport, ma di "esaltare" il senso del kata, tanto, troppo spesso visto alla stregua di una recita scolastica.

carlo, genero accondiscendente
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Offline carlo

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Re:sulla Via della pratica
« Reply #12 on: January 20, 2011, 09:08:57 am »
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c'è,kata e kata, e kata, e kata. Il livello che a me piace di più è il combattimento.

Sicuri di avere interiorizzato la tecnica, nella enorme libertà che il kata codificato purtuttavia permette, si combatte con l'avversario.

Da fuori uno spettatore ignaro o disattento vede un kata, in cui forse percepisce una strana forza ed una "verità".
Tra i due vi è una perfetta consapevolezza di chi sta vincendo e di chi sta perdendo.
Ad un livello superiore, mantenendo il "combattimento" vi è "unione" perchè entrambi collaborano a rendere questa cosa che si sta svolgendo memorabile.

C'è un ulteriore livello, ma è difficile da spiegare

La aggiungo ai tuoi scritti che mi hanno colpito nel profondo...
ma mi sa che devo togliere la macchina dal garage per fargli posto.....

Un adeguato bonifico a favore della Suprema Chiesa del Baranao Antica e Accettata sulla Cassa di Risparmio della Agricoltura di Battipaglia, causale "ineffabile trasloco archivio del Gran Psicopompo" renderà tutto più facile.

carlo, grande elemosiniere
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rockyjoe

Re:sulla Via della pratica
« Reply #13 on: January 20, 2011, 09:24:11 am »
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in effetti credo che nessuno sminuisca il senso dello sport solo perche' si vuole dare al kata l importanza ,spesso sottostimata,che si merita

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marco

Re:sulla Via della pratica
« Reply #14 on: January 20, 2011, 09:39:20 am »
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Carlo so benissimo che non volevi sminuire lo sport. Ma quando si scrive , secondo me , bisognerebbe cercare di evitare fraintendimenti o appigli per i fan dell'una o dell'altra parte.
Non per niente ho sottolineato in negativo solo l'uso di parole come "vero" "di più" o la semplice contrapposizione "artista marziale / ginnasta".