sbaglio o lo stesso osensei non ha mai fatto questo tipo di divisioni? io ricordo una parte di un filmato dove un ueshiba gia` piuttosto anziano (la classica immagine di osensei canuto e con la barba lunga insomma) tiene inginocchiato uke torcendogli le dita della mano e bloccandogli il piede con il suo. non un`immagine "gassosa" direi. e senz`altro non aveva abbandonato in quel momento la centralizzazione, l`ascolto, l`armonizzazione o la fluidita` che portavano e mantenevano quel risultato... e non lo faceva, immagino, con la sola forza muscolare.
voglio dire, non credo che per lui ci fosse distinzione o meglio non credo che comunque ci sia mai distinzione quando si applica l`aikido correttamente, proprio perche`- si dovrebbe trattare - di armonizzazione di vari aspetti dell`incontro/scontro e non parzializzazione a favore di un aspetto dell`evento. cosa che puo` succedere, anzi succede il piu` delle volte ma che non e` riconducibile all`ideale aiki, almeno per come lo conosciamo "sulla carta".
la solidita`, la fluidita` e la capacita` di non opporre alcuna resistenza non sono tutte parti fondamentali di una tecnica applicata correttamente?
non trovo corretta, ma magari sbaglio io, questa suddivisione riferendola a tre stadi di qualita` dell`aikido o a tipologie di persone e/o determinate pratiche.
al massimo la posso prendere come parabola per descrivere un percorso che grossolanamente potremmo anche dividere in quei tre tronconi.