Ho già fatto parte di questo discorso da qualche parte.
Studiare una koryu è come collezionare monete antiche. Così come non si può pretendere che il collezionista sia un falsario, non si può pretendere che chi studia una koryu sia un rambo o semplicemente un addetto alla security, in altre parole non si occupa di difesa personale.
Stessa cosa per chi fa tiro al piattello che non è un marine e non gira con il fucile per strada. Ciò non toglie che possa anche farlo e che avrà più facilità di uno che non ha mai preso in mano un fucile, nello sparare ad una persona ... Forse.
Il GROSSO problema è comunicare cosa si sta facendo, così che non ci siano equivoci. Purtroppo per comunicare bene occorrono due presupposti: 1) sapere di cosa si parla; 2) voler comunicare bene.
Questo non vale SOLO per le Koryu, ma per tutto ciò che si fa.
Per quanto riguarda le koryu, ho una MIA visione di ciò che li si fa.
Essendo nate o sviluppate in un periodo di pace lungo (EDO) presumo che non fossero e non sono più scuole strettamente “marziali”, ergo (sempre in rifermento al “marziale” di quel periodo) non trasmettono dei metodi e delle tecniche “marziali” nel senso autentico del termine.
Hanno un motivo di esistenza in tante altre questioni che solo chi conosce profondamente le koryu (o la koryu) può spiegare ... E qui passiamo al punto 2 ... Queste peculiarità (storia, principi, morale, filosofia ecc.) vanno spiegati, altrimenti si cade in mille equivoci.
Se parliamo di gendai budo, è la stessa cosa, vale quanto detto sopra.
Le cosiddette arti marziali cinesi, hanno, per l’impressione che ne ho, caratteristiche diverse da una koryu o da un gendai budo.
Sono fatte per fare male, punto e a capo, cioè non hanno sovrastrutture culturali e filosofiche che interferiscano con l’idea di
l’avversario. Per fare ciò si preoccupano di far ritrovare la potenzialità umana originaria a chi si allena, cioè di farlo tornare l’animale che è. Dopo la tecnica diventa il movimento necessario al momento opportuno. Ciò comporta che non ci si allena con la tecnica, ma con il movimento.
Il “marziale” di queste arti non si riferisce ad una specifica distanza, vestito, capigliatura o armi, non è legata a niente di contorno. Come un animale reagiva trecento anni fa così fa oggi, non ha cose a cui pensare. E’ un’arte priva di giudizio sul bene e sul male (so di dire cose che possono sembrare forti, ma a me così pare), si occupa solo di prevalere.
Poi anche fra queste c’è qualcuno che ci mette del suo e fa confusione, ma secondo me l’imput è quello di cui sopra.
Per cui fra un praticante koryu e un praticante ba gua, xin hi, taiji (quello no-new age) ecc., in una data direzione c’è un mare.