Un momento un momento
Aikido è e resta una arte marziale, per il combattimento, poi fa una scelta filosofica con il suo fondatore, una scelta di preservare l'incolumità o almeno la vita dell'opponente, una linea filosofica di Ueshiba, non necessariamente condivisa da tutti.
Il punto è che, per poter scegliere di non rompere occorre saper rompere molto bene, in molti modi, così come per scegliere di non uccidere occorre sapere uccidere, perchè ogni scelta reale può essere solo figlia della consapevolezza.
L'Aikido ha una fortissima derivazione Daito Ryu, quindi studia gesti atti a rompere e peggio, dopo di che li ammorbidisce.
La spada è un'altra componente forte dell'Aikido (e non solo) e non occorre spiegare nulla su intenti ed effetti di una spada.
Il nodo è che, se non sò come nuocere in ogni modo possibile, se non sò come ledere e uccidere, il mio atteggiamento non violento sarà una "condizione", non una "scelta", ovvero sarò nella condizione di non saperlo fare e non c'è nulla di non violento in quella condizione, anzi, rimane sempre concreto il rischio di fare danni senza volere, senza sapere, proprio perchè si ignora.
Ogni volta che studio una proiezione, un Kokyu Nage, ho sempre ben presente cosa fare se scelgo di rompere, tanto un braccio quanto la schiena o il collo, proprio per questo ho la libertà di scegliere di non farlo.
Nel Karate il principio non cambia, solo se saprò colpire per uccidere potrò scegliere di non farlo, ma dovrò studiare come procurare il maggior danno possibile se non voglio rischiare di farlo accidentalmente.
Quindi credo che, in sè lo studio del Karate sia estremamente "definitivo" (o almeno dovrebbe esserlo) e propio questa sua accezione estrema debba conferire al Karateka il senso di responsabilità che lo guida su un percorso di tutela della vita, propria e altrui.