Una delle poche cose che ho sempre ritenuto valida del mio passato è la dialettica maestro-allievo: sul tatami o in sala io sono la legge, fuori si chiacchiera e si gioca.
Appunto, est modus in rebus.
Intendo dire: se io chiedo al maestro/istruttore perchè un movimento va fatto in un modo o in un altro o, ancora, se chiedo di poter provare a farlo in un altro modo, sto andando contro la "legge"? (non chiedo a TE, è un po' una domanda in generale)
Lo so, la domanda (e la sua risposta) può sembrare ovvia, ma non lo è: ci sono tante realtà in cui un "perchè?", anche formalmente corretto, viene visto storcendo il naso o comunque come un'infrazione della "legge".
Ovvio che un conto è la domanda di un praticante curioso e appassionato, un altro quella del rompiballe che critica tanto per... come dice Spartan: confronto e domande sono ben accette.