Allora…
L’organizzazione: molto buona, vedeva la partecipazione di numerose realtà locali, prima fra tutte il chapter italiano di Bikers Against Child Abuse, che come si capisce, è una associazione di motociclisti che si impegnano nella prevenzione e nell’aiuto verso questo problema. Ovviamente io da metallaro non ho potuto che apprezzare questa cosa
. Si è avuta inoltre l’occasione, verso la fine dello stage, di assistere a una piccola dimostrazione di una versione molto particolare del Combat Survival: il WIN, un programma adatto proprio ai più piccoli, concepito per insegnare loro a prevenire e gestire eventuali situazioni in cui un adulto possa mettere in pericolo la loro psiche o il loro corpo. Per un ora scarsa, in mattinata, due ragazzine (credo di dieci anni) sono state addestrate dall’istruttore Massimo Russo a reagire in tre o quattro situazioni a rischio, e con lui (che faceva il “cattivo”) hanno replicato quello che avevano imparato, che poi è quello che nella realtà un bambino può fare: colpire punti non allenabili, divincolarsi da strette e scappare via da tentativi di cattura o contatto troppo rischioso. Buona parte del ricavato dello stage è stato devoluto a quest’associazione, e tutto questo è per me un bel colpo messo a segno contro questo genere di crimini.
I partecipanti: credo un centinaio, fra quelli che si sono allenati (la maggior parte giovani intorno ai 25 anni, questo è indicativo) e quelli che hanno coordinato l’evento (un po’ più grandicelli), hanno dato prova di un bell’impegno. Molti di loro erano megagruppi di amici
, e non si sono risparmiati durante l’allenamento. Di tanto in tanto, Moni Aizik richiamava l’attenzione su alcuni di loro, tanto per approvare quando vedeva che i ragazzi avevano capito il concetto, quanto per correggere gli inevitabili errori comuni e magari trarne spunto per introdurre concetti nuovi. Alla fine tutti si sono divertiti, hanno imparato o compreso meglio qualcosa e hanno fatto tesoro di una bella esperienza formativa e “umana” (qualcosa che a volte apprezzo quasi di più della parte “tecnica”
).
I docenti: a partire dal boss e via via fino agli altri istruttori di ogni ordine e grado
si è avuta una competenza nell’eseguire il proprio compito davvero esemplare; disciplinati e precisi ma anche coinvolgenti e interessanti, hanno tutti dato il meglio di sé, sia mentre dimostravano come dovevamo lavorare un po’ più sotto pressione
che nell’aiutarci a capire meglio le dinamiche di quello che stavamo esercitando.
Tremendamente Thrash Metal, a mio avviso
il fatto che durante i pressure test (e farli in così tanti, anche se a gruppi di tre, è già uno sballo
) gli istruttori attaccavano qui e là di sorpresa, senza alcuna collaborazione anzi
, in maniera simbolicamente spietata, gridando e incitandoci ad aumentare l’intensità di quello che facevamo… no, davvero, se qualcuno avesse sparato i Testament dalle casse del palazzetto non avrei trovato alcuna incongruenza
..
Il programma: strutturato in due tempi da tre ore l’una, e dilatato in modo da consentire a ognuno di capirne i concetti principali, ha riguardato la minaccia da pistola e l’attacco di coltello (stab, slash e sventramento). L’aspetto tecnico motorio e quello psicologico delle tattiche di sopravvivenza a questi due tipi di minaccia è stato frazionato movimento per movimento, concetto per concetto, e alla fine le cose sono state fatte funzionare assieme. Il sottoscritto è rimasto assolutamente soddisfatto di ciò, poiché è un tipo di didattica molto vicina a quella che ho visto e sperimentato nel Systema. Molto di quello che per ragioni di tempo non si è potuto trattare è stato comunque accennato, e il fondatore del CKM ha più volte giustamente ricordato che alcune cose possono anche essere capite e provate in poche ore, ma poi è necessario un affinamento maggiore fatto di duro lavoro, per svilupparle seriamente. Ottima cosa anche l’esplicitazione del concetto “Modalità Survival”, cioè “provate le tecniche, ma ad ogni modo preoccupatevi solo della loro efficacia e della vostra sopravvivenza, non della pulizia d’esecuzione”, il che mi ha messo relativamente a mio agio, non essendo io particolarmente predisposto a “rispettare” e a "ricordare" la quantità e qualità del programma da provare di volta in volta in allenamento
. C’è stato tempo anche per introdurre alcuni concetti tratti dai programmi dei livelli più avanzati, cioè il caso in cui siamo tenuti in ostaggio minacciati da arma da fuoco e un approccio particolarmente “aggressivo” nella difesa da coltello..
Un ultimo mio apprezzamento va in particolare agli istruttore Alfonso Del Vecchio per averci messo la faccia (e non solo riguardo il CKM
… solo chi c’era può capirmi
), a Vincenzo per la calma e pacifica umiltà con cui si è prodigato durante e dopo lo stage
, a Spartan per aver organizzato la missione di recupero del sottoscritto alla stazione di Carpi in tempo record prima dell’evento
[1] , e al cugino di Moni, Nadi, sempre presente, simpatico e disponibile per tutto lo stage e dopo.
E infine a Massimo per avermi coinvolto in questa cosa qui…