Tranquillo Ryu, non sto difendendo niente e nessuno, poi sai che trovo un ragazzo attraente....
Grazie caro
Tu hai posto una domanda sul forum, la domanda, ripeto è legittima, ma non puoi pretendere di trovare risposte razionali e scientifiche. Non ci sono.
Apprezzo la sincerità
Le domande dovresti portele mentre ti alleni, domande del tipo: "Sto eseguendo bene quel Kata o passaggio? Come e dove posso migliorare? La postura, la posizione, la dinamica, ecc sono corrette? Sono apposto così o c'è dell'altro su cui lavorare? Sto solo ripetendo dei gesti o sto combattendo? ............"
Sono solo 2 approcci differenti alle medesime domande.
Ma queste domande me le pongo eccome, ma riguardano il
come fare e senza le quali il kata al 100% non ha alcun senso. Tali questioni permettono di lavorare
proprio sulla perfezione del gesto.
La domanda di questo 3d invece è il
perchè fare... comunque se mi dici che spiegazioni razionali non ce ne sono, per la mia piccola indagine è sufficiente.
Noi possiamo collegare al kata qualunque cosa, qualunque! Basta un po' di fantasia, e addirittura se ne possono tirare fuori dei teatrini comici spettacolari come quello di Roedner
http://digilander.libero.it/sroedner/I%20segreti%20dei%20kata.htmNaturalmente l'intenzione di Roedner è tutt'altra in questo divertente pezzo, ma io lo sfrutto per argomentare il mio dubbio: è nel kata che c'è tutto o è che noi ci possiamo (vogliamo) vedere qualunque cosa?
Come si fa a fare allenamento con un metodo caotico ed imprevedibile ? Come si fa a strutturare una scuola ed una trasmissione di massa di conoscenze se si è "caotici ed imprevedibili" ?
Semplice, con un corpus di insgnamenti flessibili e adattabili (il kihon ad esempio risponde a questi requisiti), variando continuamente l'approccio in modo da non cristallzzare la mente sugli stessi pattern. Inoltre partendo dall'esecuzione della tecnica in solitario si passa per gradi prima all'esecuzione con il compagno sempre meno collaborativo, alle simulazioni, quelli che nel KM sono chiamati i pressure test, con lo sparring condizionato e poi quello libero, con limitazioni sempre variabili, con sequenze sempre diverse in modo che il corpo da solo sintetizzi i "principi" invece di partire da uno schema rigido che poi bisogna ammorbidire.
Il caos può essere simulato eccome!
Ed infine, non si rischia di essere "caotici ed imprevedibili" a sé stessi in primis ?
Beh, essere imprevedibile è una qualità in combatimento no?
Il caos va gestito attraverso l'ordine, e per essere imprevedibili bisogna saper prevedere l'altro...
Il caos va gestito, sicuramente, ma non è ripetendo sempre lo stesso pattern che ci abituiamo a gestirlo. Anzi, è dimostrato che ripetere sempre gli stessi allenamenti porti una certa reazione chiamata adattamento per cui lo stesso stimolo col tempo diventa sempre meno allenante.
Per farti un esempio, immagina che tu debba imparare a guidare e il tuo istruttore ti porti a fare sempre lo stesso percorso e che magari alla tua lamentela risponda: "ma in realtà anche se perciorriamo sempre le stesse vie nello stesso ordine non è sempre lo stesso, le macchine che ci girano sono diverse, cambiano le condizioni atmosferiche... tu pensa a fare questo percorso bene che poi andrai alla grande su ogni strada".
Se fai le guide ogni giorno e ti propina questa "didattica", magari impari lo stesso a guidare nonostante tutto, me se dedichi alla guida 4 ore la settimana di cui 2 sono lo stesso percorso...
Ora il mio entusiasmo su questo argomento è molto scemato, sono diventato piuttosto critico e credo che alla lunga diventi un "attaccamento" o fissazione cercare a tutti i costi queste cose nei kata.
Mi ero perso questo tuo importantissimo passaggio. Aspettavo che qualcuno citasse il termine "attaccamento", non perchè voglia giudicare niente o nessuno (sia chiaro!) ma perchè è proprio da questa parola che è partito il mio ragionamento, mi sono imposto di passare il kata al vaglio della mia mente dimenticandomi il piacere che ho nell'eseguirlo.