Non ci siamo, non ci siamo! Proprio non ci siamo!!!!
Avrei dovuto quotare 2/3 pagine e rispondere a tutti punto per punto, ma tanto non avremmo cavato il ragno dal buco.
Il problema è l'approccio alla discussione e più in generale a tutta la pratica delle AM.
Nello specifico:
Kata è ritualizzazione, ricerca della perfezione tecnica e dello stile.
Bunkai è messa in opera dei significati del Kata.
Qui si è passati a ragionare su tutto, ma ora la domanda è:
Kata e Bunkai servono per imparare a combattere?
La (mia) risposta è NO!
A questo punto nasce spontanea una seconda domanda:
Ma un'altra AM a caso, o finanche uno sport da combattimento servono per imparare a combattere? Uguale = NO!
Perché dico questo, semplicemente perché non esiste modo alcuno per fare di un non combattente o una persona media un vero combattente! Questo lo penso almeno da 20 anni, l'ho sempre verificato e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Allora a che caspita serve praticare?
Innanzitutto a prendere coscienza di se, a migliorarsi costantemente, sia tecnicamente e tatticamente e, da quando è stato introdotto il concetto di Do, emotivamente.
La questione, penso, sta tutta qui. Il Karate Jutsu reclutava solo combattenti veri (il paragone con Motobu è azzeccatissimo) e si prefiggeva di prepararli al meglio per affrontare situazioni reali. Poi è stato introdotto il concetto del Do, il controllo dei colpi (controllo fisico = controllo emotivo), la ritualizzazione, il concetto di non violenza (imparare a combattere per scegliere di non farlo, ecc, ecc). Ma tutto era sempre ragionato su uno standard di combattenti veri, mentre ora con questo cambiamento abbiamo le palestra piene di impiegati, studenti, bambini che con il combattere (vero) non c'entrano niente.
Da una parte è un bene, chiunque può avvicinarsi alla pratica, conoscerla approfondirla e trovare la propria strada e la propria soddisfazione nel praticare.
Dall'altra però parte ecco che nascono tutte queste seghe mentali.
Purtroppo la cosa più grave è che oramai ci sono anche numerosissimi Maestri (o presunti tali) che non hanno la benché minima traccia di spirito combattivo nel proprio DNA, riempiono i corsi di ragazzini da ammaestrare a ritmo di numeri pronunciati in giapponese creando Karateka pieni di dubbi, frustrazioni e delusioni future.
Anche qui a parer mio non ci sarebbe niente di male, basterebbe ammettessero a loro stessi e ai propri iscritti che il Karate che insegnano ha solo le movenze dell'Arte Marziale che era, ma loro preferiscono fare un lavoro prettamente ginnico motorio ignorandone l'aspetto più combattivo. Invece si vendo come maestri che, in quanto Karateka Yudansha sanno combattere perfettamente e lo insegneranno anche ai loro allievi. Basta avere fede.
E' ovvio che la situazione odierna è quella che è e cosi va presa. Con i ragazzini useremo il Karate per curare l'aspetto ludico, sportivo e comportamentale. Con i giovanotti e le commesse quello un pochino più tecnico e vigoroso abituando la mente ad essere sempre pronta e lucida. Con i rozzi dalle mani facili useremo il Karate per pulire con la tecnica certi gesti che sono già istintivi e lavoreremo sul controllo emotivo. (Sto andando a spanne èh!)
Il Karate è solo un mezzo, valido quanto altri, un mezzo per migliorasi, ma uno scarso combattente rimarrà sempre tale diventerà meno scarso se lavora e si applica a dovere, forse diventerà mediocre. Un forte combattente sarà sempre un forte combattente, imparerà un bagaglio tecnico più vasto, conoscerà sempre meglio il proprio corpo e la propria mente, ottimizzerà interiorizzando sempre più spostamenti e colpi che prima erano grezzi e diventerà un fortissimo combattente.
Parlavo con Ryujin di alcuni amici poco raccomandabili
. Alcuni di questi negli anni '80 hanno bazzicato in palestra, avevano una tecnica non eccelsa ma erano disumani sul piano del combattimento. Ricordo che a quei tempi il concetto di controllo era al quanto discutibile.
Questi sapevano combattere già da prima, soffrivano lo stare a tempo e l'eseguire tecniche precise, ma non si sono fatti la benché minima pippa mentale perchè sapevano chi erano, dove volevano arrivare, e quanto gli serviva fare quel lavoro.
Non so se mi spiego.