Kata... il punto della situazione

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #90 on: March 11, 2011, 01:29:48 am »
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Penso che ci sia, alla base, un modo superficiale quando non errato di studiare i Kata e quanto in essi contenuto.
Ovvio che per come vengono impostati oggi, molta parte della loro funzione rimane relegata a puro catalogo e esecuzione esteticamente piacevole.
A mio avviso il Kata è un lavoro solitario che da soli va fatto, per se stesso, per guardarsi dentro, per cercare la propria dinamica, l'equilibrio, la capacità di utilizzare lo spazio attorno, ti trovare la calma e la furia allo stesso tempo senza esserne governati.
Lo stidio sullo spazio e l'equilibrio è ben presente nel Kata, un gran lavoro in tai sabaki, per trovare il baricentro, per imparare a mantenere l'asse e la postura, le linee, anche quando si va veloci, anche quando si da fondo alla furia, per non diventare arruffoni e approssimativi, per mantenere un quid di efficacia e pulizia tecnica anche in azioni rapide e veementi.
Ovvio che tutto questo non ha nulla a che spartire col Kata da guardare o anche solo con l'attenzione a farlo tutto giusto.
Credo che se si pratica come una forma di meditazione, di training autogeno in movimento, può aiutare molto appunto nell'interiorizzare, nel radicare postura e baricentro, nell'assumere confidenza con tutto lo spazio attorno a noi, in questo cadso torna poi utile in Kumite.
Ma il più delle volte è studiato solo per essere giusto, ben eseguito e bello da vedere....allora non serve a granchè.
come non quotare, magari dedicandosi ad un kata alla volta
Quoto anch'io, mi pare che gli elementi mentali e "funzionali a" piuttosto che "utili per" siano abbastanza condivisi. Quindi prima imparo come difendermi da uno strangolamento, poi lo appiccico ad in kata eventualmente...
継続は力なり 空手の修業は一生である
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Offline Dipper

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #91 on: March 11, 2011, 01:40:32 am »
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quoto, ma credo che spaccarcisi la testa e dannarcisi serva per aprire la mente e crescere, il non trovare sempre tutto pronto mi stimola, vedo il tutto come un koan :om:
Il paragone col koan è molto interessante :thsit:
2)mettiamola così,io stesso quando mi alleno al kata,non faccio quasi mai l intera sequenza perchè non sto mostrando i miei lavori a qualcuno,ma mi sto allenando con quei lavori.ecco perchè sto sempre nel kata,nella forma della mia scuola.
lo farei anche se stessi allenando muay thai.la thai è tutto un curriculum di cose,globalmente presa.però ogni aspetto va e andrà sempre allenato a sè,anchese inquadrato nel tutto di cui fa parte.quindi per quanto tu possa abbamdonare la sequenza kata,il metodo del kata non potrai mai abbandonarlo pur volendo
3)qui abbiamo 2 possibili idee di kata:il kata come imposizioni dall esterno,e il kata come lavoro introspettivo.se uno vuole lavorare in consonanza con se stesso,e non ripetere dei gesti in cui non si rispecchia e non si sente "comodo,non possiamo parlare di studio della propria funzionalità attraverso il kata.
4)stavi combattendo,stavi vivendo il kata.non stavi pensando a farlo bene,ma a essere te stesso,all interno dei concetti del kata.il kata non puo essere giusto o sbagliato,in un certo senso(ovvio che devi studiare),perchè il kata sei tu stesso.piu i tuoi gesti seguono la tua intenzione e combaciano nel tempo e nello spazio con essa,e piu il kata è (soggettivamente)esatto
5)e su questo,non ci piove
Come dici tu,così codificati rigidamente i kata non possono asservire alla loro funzione.tuttavia se bisogna essere così adattabili e mutevoli,ha senso studiare ancora partendo da kata?

il che ci riporta alla domanda:cos è il kata?
la sequenza in sè,o il metodo di studio che comporta?e in questo secondo caso la sequenza serve ancora?

la mia risposta alla fine è molto semplice.se è la sequenza,non servono assolutamente.se è il metodo di studio,non si può non usare un metodo kata,che lo si voglia o no.quindi,io li prendo come metodo di studio,e non ho bisogno di ripetere una sequenza in cui l ultimo movimento avrebbe potuto essere anche il primo(almeno parlando delle mie forme)
Ti avevo scritto un papiro ma si è cancellato :'(
In sostanza dicevo che il tuo approccio mi ricorda quello del mio sensei Miura, che prendeva una o due tecniche e le smontava in mille modi possibili. Però questo è possibile solo conoscendo a priori un'azione provata e riprovata fuori dal kata prima di integrarcela.
Ti chiedevo poi perché il metodo di sostanza deve essere legato al kata come scrivi alla fine.
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rockyjoe

Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #92 on: March 11, 2011, 09:22:45 am »
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Per risponderti,
mi pare che una volta Barioli Sensei,parlando di kata,disse che un tempo,la prima cosa che si richiedeva era avere un buon ki(evidentemente in questo caso a ki veniva attribuito il senso di "cazzimma guerriera"),e in secondo luogo,questo lo si raffinava col kata.
a un certo punto,relativamente recente,prima si passo a studiare il kata,e poi come veicolare il ki all interno dello stesso.motivi di maggiore sicurezza,controllabilita',ed educazione al movimento.recentemente motivi commerciali.

l obbiettivo alla fine sarebbe stato di dare pari importanza al kata e al randori(inteso come libero fluire del ki energie,all interno di un azione caotica).

sto cercando di introdurre il concetto per cui,oltre a essere nato prima il combattimento e poi il kata (come mezzo per studiare e raffinare il proprio combattimento),e' nato in un certo senso prima il randori libero e poi il kata come formalizzazione dello stesso.

nel tempo randori e kata dovrebbero essere 2 cose che si alternano sostenendosi a vicenda.cosi il combattimento libero si kataizza sempre di piu(vogliamo dire si raffina,si semplifica,ecc),e il kata introietta in se' quanto scopri combattendo e si modifica nel tempo sulla base delle proprie esperienze.
e' il motivo per cui certa gente(in gran parte esagerando),dice di combattere come se facesse kata.e' come fare un iperbole!

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Offline Shurei-Kan

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #93 on: March 11, 2011, 10:58:58 am »
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 :nono: Non ci siamo, non ci siamo! Proprio non ci siamo!!!!  :nono:
Avrei dovuto quotare 2/3 pagine e rispondere a tutti punto per punto, ma tanto non avremmo cavato il ragno dal buco. ???
Il problema è l'approccio alla discussione e più in generale a tutta la pratica delle AM.
Nello specifico:
Kata è ritualizzazione, ricerca della perfezione tecnica e dello stile.
Bunkai è messa in opera dei significati del Kata.
Qui si è passati a ragionare su tutto, ma ora la domanda è:
Kata e Bunkai servono per imparare a combattere?
La (mia) risposta è NO!

A questo punto nasce spontanea una seconda domanda:
Ma un'altra AM a caso, o finanche uno sport da combattimento servono per imparare a combattere? Uguale = NO!  :nono:
Perché dico questo, semplicemente perché non esiste modo alcuno per fare di un non combattente o una persona media un vero combattente! Questo lo penso almeno da 20 anni, l'ho sempre verificato e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.

Allora a che caspita serve praticare?
Innanzitutto a prendere coscienza di se, a migliorarsi costantemente, sia tecnicamente e tatticamente e, da quando è stato introdotto il concetto di Do, emotivamente.

La questione, penso, sta tutta qui. Il Karate Jutsu reclutava solo combattenti veri (il paragone con Motobu è azzeccatissimo) e si prefiggeva di prepararli al meglio per affrontare situazioni reali. Poi è stato introdotto il concetto del Do, il controllo dei colpi (controllo fisico = controllo emotivo), la ritualizzazione, il concetto di non violenza (imparare a combattere per scegliere di non farlo, ecc, ecc). Ma tutto era sempre ragionato su uno standard di combattenti veri, mentre ora con questo cambiamento abbiamo le palestra piene di impiegati, studenti, bambini che con il combattere (vero) non c'entrano niente.
Da una parte è un bene, chiunque può avvicinarsi alla pratica, conoscerla approfondirla e trovare la propria strada e la propria soddisfazione nel praticare.
Dall'altra però parte ecco che nascono tutte queste seghe mentali.
Purtroppo la cosa più grave è che oramai ci sono anche numerosissimi Maestri (o presunti tali) che non hanno la benché minima traccia di spirito combattivo nel proprio DNA, riempiono i corsi di ragazzini da ammaestrare a ritmo di numeri pronunciati in giapponese creando Karateka pieni di dubbi, frustrazioni e delusioni future.
Anche qui a parer mio non ci sarebbe niente di male, basterebbe ammettessero a loro stessi e ai propri iscritti che il Karate che insegnano ha solo le movenze dell'Arte Marziale che era, ma loro preferiscono fare un lavoro prettamente ginnico motorio ignorandone l'aspetto più combattivo. Invece si vendo come maestri che, in quanto Karateka Yudansha sanno combattere perfettamente e lo insegneranno anche ai loro allievi. Basta avere fede.  :nono:
E' ovvio che la situazione odierna è quella che è e cosi va presa. Con i ragazzini useremo il Karate per curare l'aspetto ludico, sportivo e comportamentale. Con i giovanotti e le commesse quello un pochino più tecnico e vigoroso abituando la mente ad essere sempre pronta e lucida. Con i rozzi dalle mani facili useremo il Karate per pulire con la tecnica certi gesti che sono già istintivi e lavoreremo sul controllo emotivo. (Sto andando a spanne èh!)
Il Karate è solo un mezzo, valido quanto altri, un mezzo per migliorasi, ma uno scarso combattente rimarrà sempre tale diventerà meno scarso se lavora e si applica a dovere, forse diventerà mediocre. Un forte combattente sarà sempre un forte combattente, imparerà un bagaglio tecnico più vasto, conoscerà sempre meglio il proprio corpo e la propria mente, ottimizzerà interiorizzando sempre più spostamenti e colpi che prima erano grezzi e diventerà un fortissimo combattente.

Parlavo con Ryujin di alcuni amici poco raccomandabili  :thsit:. Alcuni di questi negli anni '80 hanno bazzicato in palestra, avevano una tecnica non eccelsa ma erano disumani sul piano del combattimento. Ricordo che a quei tempi il concetto di controllo era al quanto discutibile.
Questi sapevano combattere già da prima, soffrivano lo stare a tempo e l'eseguire tecniche precise, ma non si sono fatti la benché minima pippa mentale perchè sapevano chi erano, dove volevano arrivare, e quanto gli serviva fare quel lavoro.

Non so se mi spiego.  8)

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rockyjoe

Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #94 on: March 11, 2011, 11:12:20 am »
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La questione, penso, sta tutta qui. Il Karate Jutsu reclutava solo combattenti veri (il paragone con Motobu è azzeccatissimo) e si prefiggeva di prepararli al meglio per affrontare situazioni reali. Poi è stato introdotto il concetto del Do, il controllo dei colpi (controllo fisico = controllo emotivo), la ritualizzazione, il concetto di non violenza (imparare a combattere per scegliere di non farlo, ecc, ecc). Ma tutto era sempre ragionato su uno standard di combattenti veri, mentre ora con questo cambiamento abbiamo le palestra piene di impiegati, studenti, bambini che con il combattere (vero) non c'entrano niente.
Da una parte è un bene, chiunque può avvicinarsi alla pratica, conoscerla approfondirla e trovare la propria strada e la propria soddisfazione nel praticare.
Dall'altra però parte ecco che nascono tutte queste seghe mentali.
Purtroppo la cosa più grave è che oramai ci sono anche numerosissimi Maestri (o presunti tali) che non hanno la benché minima traccia di spirito combattivo nel proprio DNA, riempiono i corsi di ragazzini da ammaestrare a ritmo di numeri pronunciati in giapponese creando Karateka pieni di dubbi, frustrazioni e delusioni future.
Anche qui a parer mio non ci sarebbe niente di male, basterebbe ammettessero a loro stessi e ai propri iscritti che il Karate che insegnano ha solo le movenze dell'Arte Marziale che era, ma loro preferiscono fare un lavoro prettamente ginnico motorio ignorandone l'aspetto più combattivo. Invece si vendo come maestri che, in quanto Karateka Yudansha sanno combattere perfettamente e lo insegneranno anche ai loro allievi. Basta avere fede.  :nono:
E' ovvio che la situazione odierna è quella che è e cosi va presa. Con i ragazzini useremo il Karate per curare l'aspetto ludico, sportivo e comportamentale. Con i giovanotti e le commesse quello un pochino più tecnico e vigoroso abituando la mente ad essere sempre pronta e lucida. Con i rozzi dalle mani facili useremo il Karate per pulire con la tecnica certi gesti che sono già istintivi e lavoreremo sul controllo emotivo. (Sto andando a spanne èh!)
Il Karate è solo un mezzo, valido quanto altri, un mezzo per migliorasi, ma uno scarso combattente rimarrà sempre tale diventerà meno scarso se lavora e si applica a dovere, forse diventerà mediocre. Un forte combattente sarà sempre un forte combattente, imparerà un bagaglio tecnico più vasto, conoscerà sempre meglio il proprio corpo e la propria mente, ottimizzerà interiorizzando sempre più spostamenti e colpi che prima erano grezzi e diventerà un fortissimo combattente.

Parlavo con Ryujin di alcuni amici poco raccomandabili  :thsit:. Alcuni di questi negli anni '80 hanno bazzicato in palestra, avevano una tecnica non eccelsa ma erano disumani sul piano del combattimento. Ricordo che a quei tempi il concetto di controllo era al quanto discutibile.
Questi sapevano combattere già da prima, soffrivano lo stare a tempo e l'eseguire tecniche precise, ma non si sono fatti la benché minima pippa mentale perchè sapevano chi erano, dove volevano arrivare, e quanto gli serviva fare quel lavoro.

Non so se mi spiego.  8)
sul discorso precedente,ni!
niente ti garantisce di essere un buon combattente,kata o non kata,bunkai o non bunkai,MMA o non MMA.questi sono solo dei percorsi di studio,ma alla fine sei tu che agisci,e non la tua arte per te.

non e' un caso che quando parlo di kata,tendo a vederlo in maniera soggettiva proprio come studio del miglioramento delle proprie potenzialita',ed espressione dell io.ma neanche questo e' detto che ti salvi.ma indubbiamente,permettendoti di conoscere te stesso,il conoscere se stessi e pregi e limiti,di da qualche chance in piu!il combattente innanzitutto conosce se stesso,ed e' per questo che vince,prima ancora che per le tecniche che usa e il come le usa!ecco perche' il kata siamo noi!

Motobu era un rissoso,e non facilmente gli insegnavano.anzi lui era sicuramente,almeno viste le cronache,molto piu combattente delle persone che gli insegnavano(talvolta sembra anche malvolentieri proprio per questa sua natura combattiva).

Il Maestro non e' diverso dal principiante rozzone che sa gia' menare di suo,ma il cammino del kata l,e il continuo travaso kata randori lo ha reso cmq piu consapevole.

tutto va visto come dici in maniera relativa.non e' questione di divenire un campione in competizioni oggettive,ma tirare fuori il meglio da se stessi.questo meglio fosse anche la oggettiva mediocrita',rispetto a un inizio da totale incapace.

il problema quindi e' quando si vuole individuare una componente oggettiva e dare un titolo di campione.

l arte marziale non vuole creare campioni,ma persone consapevoli,che nel combattimento sono forti della propria consapevolezza


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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #95 on: March 11, 2011, 11:26:39 am »
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A parte quotare quel vecchio balordo attaccabrighe di Shurei :gh: :gh: 8)
Penso che, relativamente al discorso combattenti veri/combattenti fuffa, ci sia una questione che, almeno per me, è centrale per ogni aspetto della pratica, ossia la sincerità spinta al cinismo, nella pratica, nelle intenzioni e nella consapevolezza.
Mi spiego meglio.
Ogni uomo, tutti quanti, è un killer, la natura ci ha fatto così, mettendoci in cima alla catena alimentare, rendendoci capaci di provare gusto e piacere nel nuocere e nell'uccidere.
Quindi ogni uomo (e donna) è naturalmente un Killer, esattamente come ogni Cobra, il punto è nell'indole, nella formazione del carattere, nelle esperienze formative, che portano a prendere una direzione o un'altra.
In quel modo alcuni sviluppano determinate attitudini all'aggressività mentre altri le reprimono anche fino a seppellirle.
Ma il Killer è dentro chiunque, è la natura stessa dell'uomo!
Allora possiamo dire che, tramutare il non combattente in combattente è possibile, ma perchè accada, in moltissimi casi, sarebbe necessario sottoporre il soggetto a situazioni traumetiche, devastanti e dolorose, per far leva su istinti sopiti e sepolti, che devono tornare in superficie perchè se ne prenda coscienza, per poi imparare a conoscerli onde poterli gestire.
Ma metodi del genere non sono pensabili, scatterebbero le manette ogni 10 minuti.
Quindi, se in linea teorica "è possibilissimo", in linea pratica non lo è.
A questo punto mi riallineo al discorso di Shurei. :halo:
La divina scuola dello schiaffazzo argenteo vigila su di voi, mentre la divinissima università dello sputazzo ligneo vi inumidisce la vita

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rockyjoe

Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #96 on: March 11, 2011, 11:35:37 am »
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stavolta non sono d accordo.sembrerebbe che la miglior maniera di imparare a combattere sia la medesima usata per addestrare i cani di combattimento.facendo leva su paura e aggressivita'.

tutto cio' che Kano e Ueshiba non hanno insegnato.
L arte marziale e' espressione,per me che seguo gli insegnamenti di quei 2 signori,di una persona che ha studiato s estessa e che combatte da un piano di calma e di controllo dell io,e non alimentata da rabbia e cieca violenza.

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #97 on: March 11, 2011, 11:52:36 am »
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Attenzione, non sto affatto dicendo che sia quello il metodo per imparare a combattere, dico piuttosto che, se una persona ha seppellito ogni istinto combattivo troppo in profondità, la sua reazione istintiva ad una aggressione sarà comunque di passività, a prescindere dalle "mosse" mandate a memoria la dove non c'è pericolo.
Se devo fargli riaffiorare certi istinti in modo da poterli conoscere, studiare, controllare e poi gestire, o lo metto li per un X numero di anni di frustrante allenamento, oppure, se non ho tutto quel tempo, dovrò passare a terapie d'urto che non hanno alcun connotato lecito nella società odierna.
Inoltre, per essere sinceri con se stessi e con i propri allievi, non si dovrebbe mai sfuggire alla regola che i pugni si imparano attraverso i pugni, ossia che per parlare di qualcosa, per praticare qualcosa, è indispensabile conoscere quel qualcosa, oppure sarà solo un esercizio della fantasia.
Ueshiba è "giunto" a certe conclusioni, passando per una vita tutt'altro che armonica e amorevole, chi lavorava con lui (in aprile ne viene uno a Parma) prendeva delle stecche da paura e senza troppi complimenti.
Pensare di partire da dove Ueshiba è arrivato non lo trovo praticabile, non parlando di combattimento.
Tra parentesi, Ueshiba non parlava di combattere, lui parlava di come evitare il combatimento ;)
Chi si addestra a combattere per davvero, come i militari nei reparti operativi e speciali ad esempio, lo fa prendendo un treno di botte ogni volta, proprio perchè in battaglia nessuno farà complimenti, nessuno starà attento a non far male, quindi  occorre prepararsi tanto agli aspetti tecnici quanto a quelli circostanziali e psicologici o non si torna a casa vivi.
In alternativa si sta li 20 anni e più con molta più calma e con meno mazzate, ma quei signori li non hanno 20 anni di tempo per prepararsi alla battaglia.
Penso, ad esempio, a Ryujin e ai suoi test su Oi Tsuki, quando ha chiesto di essere colpito in pieno, per vedere che cosa succedeva, quando ha messo il ginocchio a terra perchè era entrato bene e lo aveva piegato.
Beh, tutto lo studio che si può fare su possibili attacchi di quel tipo, se quello tsuki pieno e forte non arriva mai, restano solo delle ipotesi non verificabili, perchè immagino che Ryujin, dopo essere stato piegato in due, si sia trovato in una condizione di difficoltà che non è presente ne prevista dallo studio del Kihon.
Ma senza mai prenderlo quello Tsuki, si può andare avanti anni nella convinzione di poter fare cose in un certo modo senza considerare la realtà cruda.
« Last Edit: March 11, 2011, 12:03:47 pm by Ronin44 »
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Offline Shurei-Kan

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #98 on: March 11, 2011, 12:01:15 pm »
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@ Ronin44 - Grazie per il balordo! Mi trovi d'accordo ma proprio per quello che dici tu (indole caratteriale, formazione personale) ben pochi sono disposti oggi a ricevere colpi duri.
Io ho goduto come un riccio quando 15 giorni fa una mia cintura nera mi ha sferrato un Kizamizuki d'acchito centrandomi tra naso/occhio/zigomo. A momenti mi stacca la testa! E' stato bellissimo, illuminante, ho imparato qualcosa e purtroppo queste occasioni mi capitano sempre più di rado.
Ma la tendenza comune è quella di non voler mai ricevere colpi.

@ Sifu - Guarda che non ci capiamo ma diciamo la stessa cosa. Arte Marziale non è violenza brutale, ci mancherebbe. Come al solito mi sarò spiegato da cani ma se ti rileggi il mio post secondo me puoi capire il senso di quello che volevo dire, e che non è molto differente dal tuo.
Poi che io faccio un Karate da cani, insegno da schifo, e mi spiego ancora peggio è risaputo da tempo. Portate pazienza.  :-X

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Offline Shurei-Kan

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #99 on: March 11, 2011, 12:04:22 pm »
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Ueshiba è "giunto" a certe conclusioni, passando per una vita tutt'altro che armonica e amorevole, chi lavorava con lui (in aprile ne viene uno a Parma) prendeva delle stecche da paura e senza troppi complimenti.

Ecco!
Il Maestro Shirai dice sempre di controllare.....e diceva lo stesso il Maestro Kase!  ???  ;D :D
Secondo me parlavano per loro.  :-X


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Offline Paguro49

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #100 on: March 11, 2011, 12:08:15 pm »
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Ueshiba è "giunto" a certe conclusioni, passando per una vita tutt'altro che armonica e amorevole, chi lavorava con lui (in aprile ne viene uno a Parma) prendeva delle stecche da paura e senza troppi complimenti.

Ecco!
Il Maestro Shirai dice sempre di controllare.....e diceva lo stesso il Maestro Kase!  ???  ;D :D
Secondo me parlavano per loro.  :-X
Beh, Shirai e Kase avevano (uno ha ancora) un controllo sovrumano dei copi, è vero che facevano malissimo, ma è altrettanto vero che si percepiva pienamente il controllo, avevi ben chiara l'idea che eri stato graziato, che avrebbero potuto finrti ;) ;)
Doloroso si.....ma pur sempre controllo, specie perchè mai accadeva di dovere abbandonare il Tatami a causa loro. ;)
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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #101 on: March 11, 2011, 13:09:51 pm »
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Ueshiba è "giunto" a certe conclusioni, passando per una vita tutt'altro che armonica e amorevole, chi lavorava con lui (in aprile ne viene uno a Parma) prendeva delle stecche da paura e senza troppi complimenti.
Pensare di partire da dove Ueshiba è arrivato non lo trovo praticabile, non parlando di combattimento.
Tra parentesi, Ueshiba non parlava di combattere, lui parlava di come evitare il combatimento ;)
stai dicendo questo facendo sembrare che io abbia sempre detto il contrario,quando sono stato uno dei primi a dirlo sull altro ben piu vecchio,forum.
ma passare per una vita come dici tu non significa affatto che necessariamente le cose si affrontassero nello spirito della rabbia e in base a un allenamento da pitbull!

anche io evito il combattimento,affrontandolo.ed evitare il combattimento non vuol dire certo fuggire.

infatti non e' che non si combatte,ma si combatte senza combattere,che e' ben diverso

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rockyjoe

Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #102 on: March 11, 2011, 13:11:07 pm »
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complimenti cmq,siete riusciti a farmi passare per quello contro i colpi duri nonostante che sia a favore degli sport da combattimento.

viva la manipolazione

eh eh

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Offline Paguro49

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #103 on: March 11, 2011, 13:14:42 pm »
0
complimenti cmq,siete riusciti a farmi passare per quello contro i colpi duri nonostante che sia a favore degli sport da combattimento.

viva la manipolazione

eh eh
Ma per carità, assolutamente ne l'idea ne l'intenzione di farla passare.
Al limite ti ho usato, nel senso che approfitto di un concetto che possa prestarsi a errate interpretazioni per sottolineare cose che, sebbene sembrino scontate, per troppi non lo sono affatto.
Ma tu non sei fra quelli ;) ;)
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Offline Takuanzen

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Re:Kata... il punto della situazione
« Reply #104 on: March 11, 2011, 15:31:21 pm »
0
Concettualmente sono d'accordo che il confine tra kata e kihon è così sfumato che in realtà non c'è.
Sono tra l'altro fermamente convinto della necessità di uno studio meticoloso reiterato e "paranoico" dei fondamentali per arrivare ad una reale padronanza di tecniche e situazioni.
Per intenderci, non mi piace (gusto personale) il concetto di alcune discipline per cui semplicemente ci si basa sul "lasciarsi andare" e preferisco il modello analitico.

Mi riporta in mente una mia recente riflessione. Pur studiando in una scuola che ha voluto eliminare le forme come l'Yiquan, mi rendo conto che in realtà nei fondamentali (zhang zhuan, shili e mocabu) vi sia in realtà un apprendimento rigorosissimo di una precisa forma strutturale, dei parametri, una certa struttura. Sono attualmente più vicino a pensare che tu puoi liberare, avere una non-forma, solo se prima ne hai acquisita una e l'hai interiorizzata. Non è una forma tecnica, ma strutturale, a livello di parametri. Anche i kata secondo me ti danno dei parametri precisi per studiare e modellarti attraverso uno specifico uso del corpo, dei principi: il corretto radicamento o posizionamento del baricentro, l'uso migliore della forza complessiva del corpo, il corretto spostamento nello spazio, più che insegnare tecniche precise, che in fondo non sono l'essenziale. Quindi, sono arrivato alla conclusione, apparentemente paradossale e antiyiquanistica per molti, che in realtà anche il zhang zhuan, lo shili o il mocabu, siano, in quanto kihon, kata. Spero di essere stato comprensibile. ;)

Il problema è che nessuno mi assicura che Motobu avrebbe potuto essere tranquillamente un picchiatore a causa del suo fisico possente (contro una costituzione media piuttosto rachitica dell'epoca) senza spararsi ore di Naihanchi.

Non dimentichiamoci che il grande Motobu, oltre alla pratica del solo Naihanchi (considerato il kata che raccoglieva l'essenza del Karate di Okinawa, almeno di area Shorin), fin da ragazzo faceva anche ore di Sashi(pietre di forza- paragonabile a: pesi), Makiwara (sacco o lavoro coi colpitori), e andava di notte nei quartieri a luci rosse di Naha a scatenare risse (combattimento libero non collaborativo, sparring). Quindi si può dire che aveva alle spalle un allenamento completo!! :)
« Last Edit: March 11, 2011, 15:43:58 pm by TakuanZen »