In parte condivido il tuo ragionamento, in particolare sullo shotokan, tant'è che considero meno di un terzo dei suoi Kata come importanti, il resto li considero "belli".
Credo che, se voglio andare oltre il semplice "reagire" ad un attacco, dovrò abituarmi a combattere a prescindere e oltre le intenzioni e le azioni dell'avversario, non solo per poterlo meglio gestire se non condizionare, ma anche per potermi occupare di eventuali compari.
Il lavoro del Kata contempla anche questo aspetto che, insieme a tutti gli altri già citati, dal lavoro in solitaria, al perfezionamento dinamico dell'impostazione, agli aspetti introspettivi e meditativi, e così via per i molti "perchè" elencati in questo bel 3D, alla fine rende quel lavoro importante e utile, non già per questo o quel motivo, ma per tutti questi motivi assieme.
Mi pare ovvio che il tutto vada visto in quel particolare settore della formazione, che si aggiunge agli altri, dal Kihon, al condizionamento, al Kumite/sparring eccetera.
Non credo che uno abbia maggiore importanza rispetto agli altri, ma trovo che la mancanza di uno di questi aspetti penalizzi anzichè arricchire.
Che poi sia o meno il metodo migliore è un altro paio di maniche, io mi limito a considerare che è parte del metodo Karate e, se voglio far Karate in modo completo, non dovrò trascurare ne questo ne gli altri suoi aspetti.
Mantenendo una base ortodossa e aggiungendo quanto l'esperienza e l'evoluzione suggerisce e regala, allora avrò una crescita da Karateka, ma se lascio pezzi per strada, avrò altro rispetto al Karate, meglio o peggio che sia.
Se miglioro la carbonara sostituendo il guanciale con la pancetta e poi con il lardo di colonnata, se passo dalle uova alla crema e arrivo a sostituire il pecorino con la robiola, forse avrò un piatto fenomenale, ma non sarà più carbonara.