1978 partecipo a uno stage in quel di Parigi grazie al permesso accordatomi dalla mia mamma di farmi accompagnare da un adulto della palestra, prima volta fuori nazione, si va da un maestro importante, sono tutto sovreccitato e ho in testa mille domande e mille cose da fare per mettermi in mostra.
Allo stage non siamo tantissimi, forse una settantina di cui una decina della mia età o giù di li.
Si fa un sacco di lavoro in Kihon, non molte tecniche a dire il vero, la mia attenzione si fissa su una uscita in irimi pieno da tsuki, suriashi fuori linea di attacco sull'esterno di uke, shoto uke che passa ad afferrare e proiezione a terra.
Io ci vedo dentro un sacco di possibilità spettacolari, ho 12 anni e una fantasia mostruosa, così nelle poche pause mi confronto con i miei coetanei, ognuno dice la sua, roba che nemmeno i ninjia.
Finito lo stage il maestro passa vicino a noi "piccoli" e fa qualche carezza sulla testa, alchè alzo la mano, mi invita a parlare e io espongo la mia genialata, suriashi e shoto uke che afferra, poi da vicinissimo, ushiro mawashi geri piegando il busto fino a toccare terra con l'altra mano per guadagnare distanza e colpire la nuca, lui sorride e mi dice "Ok ok bravò" e io mi sento meglio di Bruce Lee, poi tre ragazzi del gruppetto fanno altrettanto, e io mi accorgo che anche a loro, seppure facciano cose decisamente diverse dalla mia, dice la stessa cosa "Ok ok bravò" e se ne va.
Due ore a bruciarmi il cervello per trovare la giusta applicazione e lui "Ok ok bravò" a tutti? Insomma, o è giusta la mia o una delle altre porcaccia miseria! Ci ho messo poco a dimenticarmi l'episodio, ma crescendo è tornato fuori avendo decisamente più senso rispetto ad allora.