Ciao.
Mi ricollego ai post di Namenagai, che peraltro è stato molto esaustivo.
Anche perche vedo che nella sezione Kenpo siamo ancora pochini e quindi fare solo il lurker non è carino.
Io pratico il kempo la cui scuola è al link segnalato, come puoi vedere da un veloce descrizione dell’escursus marziale del mio maestro la base di riferimento è il Moro Budo Araki Ryu Kenpo.
Su questo negli anni sono stati fatti “innesti” che derivano dalle esperienze marziali del maestro, questo ha motivato il fatto che il sistema insegnato nel dojo che frequento adesso si chiama “Asian Kenpo fighting”.
http://www.taikiken.org/Tiziano_Santambrogio.html
Leggendo i post di Nameganai vedo che anche nel suo stile viene lasciata libertà di far evolvere il filone come il maestro decide.
Name, sarete pure una piccola realtà, ma se tu sei l'appartenete medio la qualità deve essere proprio alta!
Per quanto ne so poi la parola Kenpo è praticamente la “traduzione” in giapponese del termine cinese “quan”, infatti la parola Kenpo è solitamente associata a stili giapponesi di origine cinese.
Volendo significare “via del pugno” o più in generale “pugilato” mi sembra coerente al fatto che la parola Kenpo possa indicare comunque stili differenti.
Per esempio Ryukyu Kenpo era il vecchio termine con cui si indicavano i sistemi di lotta dell’arcipelago delle Ryukyu (quello di cui fa parte Okinawa) e solo successivamente è stato coniato il termine Kara-tè (forse anche per richiamare il concetto di “vuoto”) per indicare un metodo formativo che fosse non solo un metodo di combattimento, come era stato fatto prima dal M° Kano con il Judo.
Questo, vado a memoria, ricordo di averlo letto in un libro del M° Tokitsu.
Siamo anche noi una piccola realtà ben lontana dalle grandi federazioni.
Siamo tre palestre, l'Honbu-Dojo a Milano, una a Cesano Boscone ed una da qualche tempo a Porto d'Ascoli.
Per andare un po’ più sullo specifico della scuola che frequento, vedo come caratteristiche principali le seguenti:
1) Movimenti per girare attorno all’avversario , strategia di base: togliere il bersaglio.
Impostazione che si ripercuote sul sentire e gestire le emozioni in combattimento, spostarsi e togliersi ma senza perdere la distanza per colpire a mia volta.
Se fuga ci deve essere, e nessuno lo esclude, deve essere fuga, se decido di stare in combattimento devo starci e chiudere il prima ed il più duro possibile.
2) Concatenazioni e combinazioni, possibilmente anche mentre l’avversario sta cadendo a seguito di una mia proiezione/squilibrio.
3) Coerentemente con le preferenze e le qualità personali si cerca di studiare il combattimento senza pregiudiziali di distanza o colpi leciti o no.
4) Ricerca di flessibilità ed adattabilità senza escludere nulla a priori (se decido di gareggiare secondo set di regole specifiche è assolutamente logico e funzionale adottare strategie/posture/guardie diverse da quelle cui sono abituato se in quel contesto sono tatticamente premianti).
5) Lavori con armi, coltello e bastoni, anche se ultimamente si fa un po’ meno.
6) Lavori, esercizi, drills e “tecniche” usati come occasioni per sentire e capire come muovere il proprio corpo in maniera funzionale agli obbiettivi prefissati (quindi il rispetto “formale” della tecnica interessa praticamente nulla, semmai l’obbiettivo che ogni allievo se la personalizzi addosso).
7) Lavoro sulle posture/struttura (concettualmente un po’ una ripetizione del punto sopra).
Lavoro sull’ascolto e gestione delle emozioni (durante gli esercizi “stressanti” per esempio).
Spero di essere riuscito a dare una idea del nostro lavoro e di aver risposto almeno in parte alle tue domande.
Naturalmente se hai altre curiosità sentiti libero di chiedere, se sarò in grado risponderò.
Ciao.
a piccolo complemento del post di fabry ( molto piu sistematico nella sua esposizione di quanto non sappia far io
) aggiungo che nella nostra scuola vi è anche una sezione armata dedicata allo studio della katana (nel dojo di san benedetto si studiano anche le armi del kobudo)e lo studio complementare del wing chun e del taiji in corsi appositi, all'interno di una didattica in cui, piu che il programma tecnico tipico di questo o quello stile si evidenziano i modi in cui i vari stili tendono "lavorare" abilità piu generiche e polifunzionali come :padronanza psicomotoria (attività multipla e simultanea),potenza esplosiva,sensibilità,senso dello spazio/tempo, capacita di gestione emozionale del conflitto, ecc....