Ho letto tantissimi spunti interessanti in questa discussione, complimenti a tutti per il distacco e l'oggettività con cui si sta affrontando la questione.
Dal mio punto di vista posso dire che ho avuto esperienze simili a quella di Nicola, giocando con un judoka (con qualche passato di Boxe) più pesante di me. Non indulgo nei dettagli ma piuttosto preferisco andare sulle condierazioni.
In una discussione aperta poco tempo fa' nella sezione Karate ho ri-considerato la strategia madre dello Shotokan Karate, molto spesso bollata come inutilizzabile o portata all'estetica.
- mobilità e rilassamento piuttosto che guardie troppo chiuse e granitiche
- strategia di entrata ed uscita
- combinazioni corte e potenti, dove la traiettoria più utilizzata è quella diretta
- importanza di saper richiamare prontamente all'occorrenza l'arto che attacca (laddove questo è comunque presente nella scherma pugilistica, sui calci invece si tende a insistere meno su questo aspetto, concentrandosi, nel caso dei circolari, sui calci a tagliare che per quanto potenti hanno il difetto che se bloccati necessitano di molto più tempo per tornare in una posizione neutra)
- posizione di guardia un po' più laterale e bassa del normale, non piantata ma nemmeno in piedi (che a distanza di scherma, più corta, è sconsigliabile naturalmente)
Ultimamente sto trovando molti punti di contatto con il JKD su questo punto di vista.
Mi trovo nella bella considerazione che ha fatto Kungfuka, laddove questa strategia, volendo schematizzare all'estremo, può risultare perdente contro il classico confronto prolungato incentrato sullo striking, invece risulta molto più produttiva laddove non si voglia cercare il contatto.
Apprezzo anche quanto scritto da Gargoyle, laddove il contatto arrivi inevitabilmente.
Aggiungo un'ovvietà: per quanto si utilizzino queste strategie nessuno ovviamente assicura che non si riesca a finire a terra. Per questo ritengo indispensabile uno studio del lavoro a terra non tanto sulla finalizzazione ma soprattutto sul posizionamento (cioè conoscere le principali posizioni e le uscite). Una volta raggiunto un posizionamento favorevole, magari con l'aiuto di tecniche dirty, uno striker, invece di provare un improbabile (per lui intendo) arm bar, può ricorrere ai suoi fidati cazzotti.
Tutte queste considerazioni non sono per dire cosa è meglio, perchè se uno è più forte è più forte, qualunque cosa pratichi, ma per riequilibrare i giudizi sulle discipline considerando il ricorso ad un arsenale più ampio e a strategie diverse.