Neko No Myojutsu
“Le meravigliose tecniche del vecchio gatto”
Questo scritto datato 1927, apparso inizialmente in una raccolta di saggi, è stato un testo di lettura molto diffuso nelle scuole di arti marziali in genere e in particolare in quelle sull’arte di maneggiare la spada.
C’era una volta uno spadaccino di nome Shoken. La sua casa era infestata da un enorme ratto che se ne andava a zonzo liberamente, anche durante il giorno. Il gatto domestico di Shoken non era all’altezza di cacciarlo e fuggiva terrorizzato dopo essere stato morso in modo grave. Shokan prese allora numerose puzzole locali perché lo combattessero in gruppo. Le puzzole liberate nell’abitazione cominciarono a cercare il ratto, che se ne stava rannicchiato in un angolo in attesa del loro arrivo. Esso le attaccò ferocemente una ad una allontanandole tutte.
Furioso per lo spregevole fallimento delle puzzole, il maestro decise di affrontare il ratto con la spada. Nonostante la sua grande abilità di spadaccino, non fu in grado di colpire il ratto che continuava a saltare da una parte all’altra della stanza volando in aria, schizzando come un fulmine e balzandogli spavaldamente in testa. Esasperato Shoken abbandonò ogni tentativo e decise di chiedere aiuto allo stupefacente vecchio gatto del villaggio vicino.
Quando il proprietario porto il Vecchio Gatto a casa di Shoken, egli fu sorpreso dall’aspetto ordinario ed invecchiato del gatto. Decise di dargli comunque una possibilità e lo liberò nella stanza. Non appena lo vide avvicinarsi, il ratto s’irrigidì. Il gatto si fece avanti con noncuranza, lo prese per il collo e, portatolo fuori della stanza, lo presentò a Shoken.
Quella notte gli altri gatti si riunirono e offrirono al Vecchio Gatto il seggio d’onore. Gli dissero: “Siamo rinomati per la nostra abilità nel catturare ratti, possiamo anche fermare donnole e lontre, le nostre unghie sono come rasoi. Tuttavia nulla abbiamo potuto contro quel ratto. Come hai fatto a catturare quel ratto gigantesco? Svela per favore anche a noi i segreti della Tua arte”.
Il Vecchio Gatto rise e disse “Beh, siete ancora giovani e, pur avendo esperienza di combattimento con i ratti, avete ancora molto da imparare. Prima che io inizi, ditemi del vostro allenamento”.
Un gatto nero si fece avanti e disse: “Sono stato allevato in una famiglia specializzata nell’addestramento dei gatti. Mi è stato insegnato a saltare una transenna di due metri, a infilarmi in buchi strettissimi e a compiere ogni sorta di trucco acrobatico. Sono esperto nel fingermi addormentato e poi colpire non appena il ratto si avvicina. Nessun ratto poteva sfuggirmi. Riuscivo a catturarli anche quando saltavano sulle travi del soffitto. Non ero mai stato sconfitto prima di incontrare quel vecchio ratto”.
Il vecchio Gatto disse: “ Il vostro addestramento si è basato esclusivamente sulla tecnica. Pensate solamente a prendere il ratto. I maestri antichi hanno insegnato schemi e movimenti per farci sviluppare una buona tecnica. Anche la più semplice delle tecniche contiene profondi principi. Vi state concentrando troppo sulla tecnica esterna. Questo vi porta a dubitare della tradizioni dei maestri e a inventare nuovi trucchi. Tuttavia se vi basate troppo sulla tecnica, alla fine arriverete a un punto morto perché la tecnica fisica ha dei limiti. Pensateci bene”.
Si fece avanti a quel punto il gatto tigre, che disse: “Io credo che lo sviluppo del ki sia molto importante. Ho coltivato il mio ki per molti anni e il mio spirito è molto forte, colma il cielo e la terra. Ero in grado di affrontare i miei avversari con un ki schiacciante, sconfiggendoli all’istante. Ero in grado di rispondere immediatamente a qualsiasi stimolo, a qualsiasi movimento. Non dovevo pensare, le tecniche si manifestavano naturalmente. Ero in grado di raggelare un ratto che saltava sulla trave e farlo cadere a terra, ma quel vecchio ratto pare non avere forma e non lasciare traccia. Sono sconcertato”.
Il Vecchio Gatto replicò: “ il potere del ki da te usato è ancora una funzione della mente e quindi è troppo concentrato sull’ego. Si basa interamente sul livello di fiducia in te stesso. Finchè continui ad essere consapevole del tuo ki e usarlo mentalmente per sconfiggere un avversari, non fai altro che creare resistenza. E stai pure certo che incontrerai un avversario con un ki ancora più forte del tuo. Puoi pensare che il potere del tuo ki colmi l’universo proprio come il kozen no ki (l’energia universale) utilizzato dal saggio cinese Mencius, ma non è così. Nel caso di Mencius, il ki è brillante e vigoroso. Il suo modo di utilizzare il ki è quello di un grande fiume; il tuo modo è quello di un’alluvione passeggera. Conosciamo tutti il proverbio Il gatto che morde, è morso dal ratto . Quando un ratto è intrappolato nell’angolo dimentica la vita, dimentica i desideri, dimentica di vincere o di perdere, dimentica corpo e mente. Questa forza è come l'acciaio e non può essere vinta soltanto con il potere del ki”.
A quel punto il gatto grigio più anziano avanzò quietamente e disse: “ come hai affermato, quel particolare potere del ki può essere molto forte ma continua a mantenere una forma, per quanto leggera, che può essere usata contro di te. Personalmente sono molti anni che coltivo il mio cuore. Non faccio affidamento solo sul potere del ki, non nutro mai pensieri di combattimento e cerco sempre di pormi in uno stato d’armonia, se vengo attaccato. Quando l’avversario è forte, mi piego e seguo i suoi movimenti. La mia tecnica è quella di una tenda che cattura e lascia cadere a terra la pietra che le è lanciata contro. Fino a questo momento, anche il più forte dei ratti non era riuscito ad attaccarmi. Questo, tuttavia è incredibile; il potere del ki e il potere dell’armonia non hanno alcun effetto su di lui”.
Il Vecchi Gatto rispose: “il tuo potere dell’armonia non è il potere dell’armonia della natura. E’ una proiezione della tua mente, perciò è limitato. Qualsiasi traccia di pensiero cosciente distrugge l’equilibrio e un avversario arguto coglierà l’occasione per infilarsi in un varco. Il pensiero ostacola la natura e ostruisce la vera funzione. Non pensare, non agire; segui i movimenti della natura e il sé scomparirà. In assenza di sé non avrai avversari né in cielo né in terra. “Non è mia intenzione suggerire che il vostro difficile addestramento sia inutile. La Via ha molti modi, le tecniche contengono principi universali. Il potere del ki fa funzionare il corpo e vivifica il cosmo. Il potere dell’armonia consente di omogeneizzarsi naturalmente con ogni sorta di forza attaccante, anche le rocce, senza essere spezzati.
Tuttavia, non appena si manifesta anche un minimo pensiero cosciente, volontà e progetto ti separano dalla Via naturale. Vedi te stesso e gli altri come entità separate, come avversari. Mi chiedete quale sia la mia tecnica: la risposta è Mushin (non- mente). Mushin è agire in accordo con la natura, nient’altro. La Via non ha limiti, non prendete queste mie parole come la rivelazione ultima. Molto tempo fa, nel mio quartiere c’era un gatto che pareva non fare altro che sonnecchiare tutto il giorno. Il gatto pareva privo di spirito, quasi come un gatto di legno. Nessuno l’aveva mai visto cacciare un ratto, eppure ovunque andasse o si trovasse non c’era ratto che si azzardasse a comparire. Andai a trovare il gatto e gli chiesi di spiegarmene la ragione. Posi la domanda quattro volte, ma il gatto rimase in silenzio. Non che non volesse rispondere: piuttosto non sapeva come rispondere. Il proverbio dice: quelli che sanno non parlano; quelli che parlano non sanno. Il gatto aveva dimenticato se stesso e gli oggetti per dimorare in uno stato di assenza di scopo. Quel gatto rese concreta la divina arte marziale del non-uccidere. Ancora non sono all’altezza di quel gatto”.
Shoken, che aveva origliato la conversazione, non poté più contenersi ed irruppe nella stanza. “ Mi sono addestrato nell’arte di maneggiare la spada per molti anni, ma ancora devo penetrare l’essenza. Questa sera ho ascoltato insegnamenti su metodi diversi di addestramento e ho imparato molto sulla mia stessa Via della spada. Ti prego, insegnami i tuoi più profondi e preziosi segreti”.
Il Vecchio Gatto rispose: “Non posso farlo. Sono solo un animale che caccia i ratti per mangiarli. Cosa posso sapere delle vicende umane? Eppure ho una cosa da dirti. L’arte di maneggiare la spada non è una mera questione di vincere un avversario. In un certo momento critico diventa l’arte di illuminare la vita e la morte. I samurai devono coltivare questa attitudine mentale e disciplinarsi in questo spirito. Penetra il principio di vita e di morte, innanzitutto, e mantieni quello spirito. Non vi saranno dubbi, né pensieri erranti, né calcoli, né decisioni. Il tuo spirito rimarrà calmo e pacifico, privo di ostacoli, libero di rispondere ad ogni evenienza. Al contrario, se vi è anche il più vago oggetto nella tua mente, vi sarà un ego, vi sarà un nemico, vi sarà un conflitto, vi sarà perdita di libertà. Entrerai nel buio della morte e perderai luminosità spirituale. Come puoi aspettarti di affrontare un avversario in tale stato ? Anche se dovessi vincere, sarebbe una vittoria superficiale e non vera arte della spada. L’assenza di scopo non è una mancanza; è senza forma, non persegue obbiettivi. Se si alimentano pensieri, il potere del ki si accumula attorno. Il ki è dunque soffocato e i movimenti diventano stagnanti, squilibrati, incontrollati. Quello che io chiamo assenza di scopo non persegue nulla, non fa affidamento su nulla, non ha nemici, non ha sé; risponde ad ogni cosa in modo naturale e non lascia traccia.
“L’I Ching afferma: senza pensiero, senza fare, naturalmente stabilita, la Via attiva se stessa nell’universo. Gli spadaccini che comprendono questo principio sono prossimi alla via”.
Shoken domandò: “che cosa si intende per Non vi è nemico, non vi è sé?”. Il Vecchio Gatto rispose: “Poiché vi è un sé, vi è un nemico. Se non vi è un sé non vi è un nemico. Nemico è quanto si trova in opposizione, lo stesso tipo di opposizione presente all’esterno in yin-yang, fuoco e acqua. Ogni oggetto dotato di forma ha un opposto. Quando la mente non ha forma, non vi è nulla che vi si possa opporre. Quando non vi è opposizione, non vi è nulla contro cui combattere. Questo è chiamato nessun nemico, nessun sé. Quando il sé e gli oggetti sono entrambi dimenticati, si manifesta un naturale stato di non attività, di assenza di problemi, di unità. La forma del nemico è scomparsa e tu non sai nulla. Non è come essere inconsapevoli; significa assenza di pensiero calcolatore e immediata risposta naturale. Questa mente è libera e consente al mondo di diventare il tuo dominio. Astrazioni quali questo, quello, bello e brutto scompaiono. Piacere e dolore, guadagno e perdita sono altre creazioni della mente. Il cielo e la terra non sono da ricercare all’esterno della propria mente. Un’antica celebrità una volta disse: Una singola pagliuzza nell’occhio può far apparire i tre mondi molto stretti; libera la tua mente e la tua vita sarà priva di impedimenti!”. Quando una pagliuzza entra nell’occhio, quasi non si riesce a tenere l’occhio aperto ed è difficile vedere le cose. Quando un corpo luminoso per natura viene contaminato da un oggetto estraneo, perde trasparenza. Lo stesso vale per la mente. Un altro antico disse “circondato da migliaia di nemici, il tuo corpo può essere fatto a pezzi, ma la tua mente è tua e non può mai essere vinta” Confucio disse : persino il più meschino degli uomini non può essere privato della sua volontà. QUANDO SEI ILLUSO, LA TUA STESSA MENTE DIVENTA IL TUO NEMICO. "Vorrei ora cessare di parlare. Ora sta a voi. Un maestro può trasmettere tecniche e illuminare i principi che le animano, ma non può fare di più. La verità deve essere realizzata individualmente. Questo è il conseguimento del Sé. Si chiama trasmissione mente a mente e trasmissione individuale al di fuori dei testi. L’insegnamento non dipende dalla tradizione bensì utilizza la tradizione e comunque un maestro non può insegnare ogni cosa. Questo principio non è limitato allo Zen. Dai metodi d’insegnamento spirituale degli antichi saggi ai capolavori creati dagli artisti, tutto è basato sul conseguimento del Sé e sull’istantanea trasmissione mente a mente, un insegnamento al di fuori dei testi. I testi insegnano quanto si ha dentro e assistono al compito di raggiungerlo da sé e per sé. In realtà un maestro non dà nulla. E’ facile parlare ed è facile ascoltare, ma è difficile comprendere questi insegnamenti e farli veramente propri. Questo di chiama Kensho (vedere nella propria natura) e satori (illuminazione). Satori significa “risveglio dal sogno dell’illusione”. E’ consapevolezza affinata”.