allora ti prendo in parola.
l`esperimento che mi ha dato piu` riscontro e` stato proprio il suwari waza kokyu ho praticato senza compiere movimenti con le braccia.
quindi senza rotazioni, incanalamenti, spirali, tegatana e tecniche varie che rispecchiano ottimi metodi per incanalare e incanalarsi ma che richiedono una meccanica che adesso non posso permettermi.
il metodo che propone uno degli insegnanti del dojo che segue la scuola kobayashi (non quello di osaka ma quello dell`honbu) e` molto simile ad esercizi fatti in precedenza con il mio insegnante di riferimento in italia, ossia una volta afferrati ai polsi il movimento delle braccia praticamente non c`e`, si cerca il kuzushi solamente spostando il proprio centro, basculando, senza muoversi pero` dal posto.
ora, questo non e` un metodo migliore o peggiore degli altri ma come esercizio mette bene l`accento sul concetto di shisei, attitudine, perche` e` necessario considerare il ma-ai, l`apertura delle proprie braccia e gomiti, la postura e gli appoggi fin dall`inizio perche` mancando i movimenti spiraliformi delle braccia non puoi poi recuperare le mancanze di questi punti.
lasciando quindi le braccia morbide e basculando soltanto il proprio centro e` necessario che questo venga fatto in modo corretto perche` e` in pratica l`unica azione che si fa.
nel mio caso benche` fossi sicuro che il seiza fosse ormai un mio punto solido, ho visto che dove non riuscivo ad entrare in uke con questo movimento del centro mettevo quella forza che senza il dolore non avrei percepito.
fino a questo trauma pensavo di aver compreso questo esercizio perche` comunque uke, compreso questo insegnante che mi ha "sistemato" questa modalita` di pratica in passato, alla fine cadeva.
dovendo per forza di cosa fermarmi al suonare del campanellino del dolore, adesso invece uke non cadeva mai.
ho dovuto rivalutare il fatto che il mio seiza non era corretto e che lo spazio tra glutei e talloni non era "vivo". o ero in fase iperattiva tendendo ad alzarmi spingendo sulle ginocchia, o ero troppo seduto verso i talloni.
immaginando uno spazio minimo tra cosce e polpacci e cercando di realizzarlo senza pero` che diventasse questione di centimetri o addirittura millimentri, ho dovuto lavorare sull`attivita` di questa parte che invece avevo considerato "immobile" solo perche` non dovevo spostarla.
distribuire la forza, la giusta attenzione, in questa zona e di conseguenza nel tanden (o nella panza se preferite!) ha sciolto la parte superiore dall`obbligo di attivare i muscoli ed ho potutto lavorare soltanto con il centro.
come se fossimo un pezzo unico """rigido""" e l`unica parte mobile fosse il mio hara.
senza il dolore alla spalla non l`avrei capito. lo capivo in teoria, ero convinto di farlo (uke cade...) ma non lo stavo facendo. dove non ero arrivato in consapevolezza supplivo in muscolarita`.
quindi non ho alzato il mio livello, tipo che adesso faccio le tenciche senza forza muscolare (magari) ma l`ho rivalutato da un`altra prospettiva...
il discorso di non usare la forza non e` mirato a dire che la forza sia negativa per l`aikido ma che a volte copre alcuni aspetti della pratica anche se non ce ne accorgiamo.