Vorrei salvare qualche topic di questo vecchio utente del FAM...
devo dire che mi manca notevolmente, ogni suo post era illuminante..
sul discorso dei Kata che sto sviscerando su questo forum vorrei innestare quanto scritto da V tempo addietro:
Nessun altro ha nulla da dire su questo argomento?
Tutti i Maestri ed insegnanti tecnici che bazzicano sto forum non hanno interesse a discutere di COME insegnano invece di discutere ad indinifto su COSA insegnano?
Intervengo Volentieri in questa Valente discussione
L'affrontare l'argomento "didattica" è quanto mai spinoso se ci si riferisce agli stili tradizionali (poichè è sulle koryu che voglio ragionare). Spesso l'approccio didattico di una koryu è assimilabile al seguente assioma
la ripetizione equivale all'acquisizione profonda della tecnica
tale primo assunto genera come conseguenza
l'acquisizione profonda della tecnica si traduce nell'applicazione pratica della stessa, a prescindere dalla situazione
Alla base di diverse koryu (e in questo mi sento di affermare che l'Hontai Yoshin Ryu è un magnifico esempio, così come molte scuole di kenjutsu) la ripetizione e lo studio dei kata, per quanto ripetitivo e frustrante possa sembrare, equivale all'acquisizione della tecnica. Tale concetto è drammaticamente travisato al di fuori del Giappone, dove si presuppone che il kata equivalga alla reale applicazione. In Giappone il kata è il sillabario delle applicazioni, ma non le applicazioni stesse. Se studi a fondo la poesia avrai tempo poi per interpretarla nel modo che più ti piace, perchè avendone studiato la forma in modo da risultare automatico il resto verrà
Nei primi anni del 1900 con l'avanzata del Kanoismo questo paradigma è stato rivoluzionato, perchè l'arte marziale non si rivolgeva più ad una casta precisa, occupazionalmente impegnata in un'unica attività, ma alla comunità. Più o meno variò in questo modo
la ripetizione equivale all'acquisizione profonda della tecnica
tale primo assunto genera come conseguenza
l'acquisizione profonda della tecnica si traduce nell'applicazione pratica della stessa, a prescindere dalla situazione
ma con i dovuti corollari
E' bene contemplare anche le situazioni e quindi non alleno più la tecnica, ma costruisco un metodo
e
Posso usare il metodo costruito per traslarlo in ambiti non necessariamente marziali
e in questo modo sono nati Kendo, Judo e altri.
Ovviamente questo non è da prendere come un dogma assoluto e si intende che la pratica libera DOVEVA essere presente anche nelle koryu, ma di fatto la metodologia didattica applicata all'apprendimento è uno dei grossi salti fatti nei Gendai-Budo. Il randori esisteva anche nelle antiche scuole, così come un metodo di apprendimento che, tuttavia, era sempre diverso. La semplificazione e la standardizzazione di elementi comuni al Budo si sono trovati accomunati in pratiche "trasversali" e "facili" (si prenda come esempio il Seitei Iai) e hanno reso la diffusione dei gendai Budo più facile
Il discorso è immensamente più lungo e complesso, ma si capisce che si dovrebbe osservare nel particolare ogni ryu e non è lo scopo della discussione
Se la domanda è come insegni?
Io un'idea ce l'avrei.
Partiamo da un qualunque movimento complesso da kata.
Prima lo penso costituito di parti più piccole e passo a provare le parti. Le provo senza uno scopo marziale, ma solo funzionale: sono forte? riesco a spingere da qui? Posso ruotare? Come?
Poi penso ai movimenti più semplici provati a vuoto (ma quelli bisogna averli provati) e vedo di trovare una similitudine con questi per correggere i movimenti e posture. Poi chiedo al mio compagno cosa sente lui e prendo atto e cerco di modificare il mio movimento.
Poi provo a fare tutto insieme pensandolo come un movimento unico e non più per parti.
Se conosco che principio applicare allora cerco di provare quel principio e penso al principio e non al movimento.
Se non conosco il principio uso quello che mi sembra più logico per quel movimento in riferimento ad un dato contesto.
Se trovo difficoltà in un certo punto del movimento, allora mi alleno a fare piccoli movimenti simili a quello da solo.
Se mi alleno dal punto di vista marziale devo prima avere in testa uno schema di movimento provato come prima e penso solo a cosa farei se fossi attaccato realmente, aggiungendo qualcosa per piccole dosi.
Questo meccanismo è più o meno quello che uso per allenarmi che faccia uchikomi o kata o tecniche libere.
Cioè ognuno deve seguire una propria strada nell'apprendimento ed il maestro deve interagire per correggere gli errori evidenti o per consiliare un certo atteggiamento.