APPENDICE – … DA CIELO E TERRA
Illustrissimo Signor Bauer
Mi chiamo Hasyim M. Gumacep, sono nato e vivo a Bali e ho l’onore di ritenermi un caro amico del Signor Eijkman, suo stimato collega.
Prima di tutto La prego di scusare il non poterle scrivere nella sua lingua, ma so che lei padroneggia alla perfezione l’olandese e mi sarà più facile comunicare con lei usando l’idioma del nostro comune amico.
Su segnalazione dello stesso Signor Eijkman, nonché per correttezza, mi preme informarla di alcuni particolari circa la sua richiesta di acquisto di alcuni kris per il suo negozio di antiquariato a Dusseldorf.
Io e il Signor Eijkman siamo legati da antica e vera amicizia e in un certo qual modo, anche a ragione delle numerose volte in cui il Signor Eijkman mi ha parlato di lei, ho un po’ la sensazione di conoscerla, seppure indirettamente, e le chiedo la libertà di sentirmi anche un po’ suo amico.
Per questo motivo mi accingo a rubarle qualche minuto della sua giornata per fornirle alcune notizie e informazioni sugli oggetti da lei indirettamente richiesti.
Capisco perfettamente che a occhi occidentali ciò che sta per leggere potrà sembrar pittoresco e bizzarro, anzi, oserei dire grottesco, tuttavia certe tradizioni e credenze sono così profondamente radicate in Indonesia, così come a Bali, da non poter fare a meno di richiedere la sua attenzione.
Un kris non è un’arma. Ovvero, non è solo un’arma. Tantomeno un mero oggetto da collezionare o riporre su un mobile. La invito, nonostante la ricercatezza o ricchezza dei materiali, a non considerarlo neanche un gioiello. A dispetto del prezzo che può meritarne l’acquisto.
Un kris è un simbolo.
Trovo difficoltà a spiegarle quanti significati può avere per noi possederne uno. Trovo difficoltà a riassumerle, evitando così di tediarla oltre misura, le caratteristiche intrinseche. Ciò che non si vede.
Quale stimato antiquario lei certamente sarà già a conoscenza delle specifiche dell’oggetto in sé, ciò che mi preme spiegarle è di natura spirituale e mistica. Poiché, nonostante esistano libri sull’argomento e sui materiali, le forme e le altre sue caratteristiche fisiche, ciò che si tralascia spesso sono le descrizioni e le informazioni su cosa è e significa un kris per un indonesiano o un malese.
Vedrà che dopo questa lettura un kris assumerà nuova luce e valore.
Le chiedo umilmente di perdonarmi nel caso le scrivessi cose di cui lei è già a conoscenza
Cielo e Terra.
Un kris ne è la congiunzione.
Creato e forgiato non da un uomo, bensì attraverso un uomo, si narra che i primi fossero stati fatti usando pietra meteoritica. Un enorme meteorite giunto dal cosmo, recante i suoi poteri, sulla nostra grande isola.
Caduto dal cielo o raccolto nelle viscere della nostra terra, il frutto del Cielo o della Terra.
Si pensa che il kris sia nato in Indonesia e poi diffusosi anche in Malesia. Ad ogni modo, vi diamo così tanta importanza da dar vita al detto: ‘Giava senza kris non sarebbe Giava’.
Storia e leggenda si mescolano fino a rendere difficile il distinguerle. Bassorilievi nei templi, antichi manoscritti, leggende orali, studi accademici, ci sarebbe così tanto da narrarle sul kris, ma voglio erudirla sul significato e nulla più.
Alcune leggende ci narrano della nascita del kris a Giava, all’epoca del regno di Majapahit.
La conferma è un bassorilievo nel tempio di Suku, datato XIV secolo, in cui vi è raffigurato Bima, il Dio-Guerriero, che a mani nude forgia un kris usando le proprie ginocchia come incudine.
Al di là delle leggende e delle supposizioni, l’origine del kris resta oscura.
Talvolta per comprendere il significato di qualcosa, però, non è tanto alla storia che si deve guardare, ma ai miti e alle leggende. Il suo significato in quanto simbolo è lì meglio rappresentato.
Eroi, semidei, guerrieri mitici, re, il kris è legato ad ognuno di loro, alle loro fortune o rovine, spesso ai loro poteri e abilità in battaglia.
Tra i primi possessori di kris si annoverano il re Hindu Sakutram, il re-guerriero Panji, Radin Inu Kartapati, re di Janggala nel XIV Secolo.
Tra questi il leggendario eroe malese Huang Tuah. Si dice che il kris di Huang Tuah non avesse fodero e che anzi considerasse come proprio fodero il corpo del nemico. Che potesse persino volare di propria volontà fino al bersaglio prescelto.
Ma parlando di poteri di un kris, come non accennare a Raden Patah, il guerriero musulmano che combatté il regno di Majapahit. Il suo kris aveva il potere di scatenare dalla sua punta interi sciami di calabroni.
Stimato Signor Bauer, un kris ha caratteristiche uniche che lo rendono un oggetto speciale. Ogni materiale ed ogni sua parte è densa di significati e credenze che affondano nella nostra storia e nelle nostre tradizioni. La lama e i tipi di ferro, l’impugnatura, il manico. Non ultimo il fabbro che lo ha forgiato. Tutto ciò dà ad ogni kris le sue caratteristiche ultime e uniche. Nonché i suoi poteri.
Immagino che queste parole possano suscitare scetticismo. E’ perfettamente comprensibile. Ma ciò che conta non è se tali leggende e credenze siano vere o mero frutto di fantasia. Ciò che conta è la forza spirituale che l’oggetto grazie ad esse riesce ad assumere. Ed è questo che ci si trova tra le mani quando si impugna un kris. Non solo la purezza o la preziosità dei materiali.
Siamo un popolo che crede che tutti noi siamo in continuo contatto con le forze dell’universo, con le sue influenze positive o negative. Crediamo che certi oggetti possano assorbire tali energie e ritrasmetterle all’ambiente circostante e al suo possessore. Una forza misteriosa avvolge il creato e tutti gli esseri. Noi chiamiamo questa forza con il nome di ‘mana’. Il ‘mana’ è l’energia intrinseca delle cose. E’ il loro spirito. Un oggetto dotato di tale forza aumenta il suo potere con il tempo e l’accumularsi degli eventi. Ma non solo eventi esterni possono agire su tale potere. Le caratteristiche stesse dei materiali scelti e di chi lo ha forgiato ne aumenta tale potere.
Per questo, sappiamo che un kris può costituire un vantaggio o una danno per il suo possessore.
Persino le misure di un kris possono essere ritenute fortunate o meno. Un kris che andasse oltre le ‘misure fortunate’ sarebbe ritenuto sfortunato e si pensa che prima o poi possa rivoltarsi contro il suo stesso possessore.
Per noi un kris ha di base sempre una forza positiva, ma che tuttavia questa forza, anche se positiva, potrebbe non venir bene gestita dal suo proprietario. Un kris adatto ad un guerriero potrebbe non esserlo per un contadino. Uno perfetto per un Adhipatti (reggente) potrebbe non esserlo per persone di rango inferiore. In realtà, ogni kris dovrebbe essere forgiato e destinato ad un individuo preciso.
Ogni kris può conservare ricordi positivi o negativi e liberarli in determinati momenti o a determinate persone. Un kris trafugato durante un saccheggio in cui sono avvenuti stupri, violenze e che apparteneva a qualcuno ucciso per prenderglielo non è un oggetto consigliabile da tenere in casa. Potrebbe significare sfortuna e malasorte per l’abitazione in cui è esposto o per il suo possessore fino ai suoi discendenti. Un tale kris potrebbe venir considerato maledetto e portatore di sventure e maledizioni. Fino alla possibilità di contenere al suo interno presenze malevole. Logicamente, potrebbe essere il contrario. Tutto varia in base alla storia e agli eventi legati a quell’oggetto. Scegliere un kris non dovrebbe essere una cosa fortuita o affidata al caso. Ci sono precisi segni che fanno capire se un kris è adatto ad un preciso possessore o acquirente: l’importanza di chi lo ha forgiato, i disegni sulla lama, il numero di uccisioni o di volte che ha versato sangue.
A tale proposito vorrei aggiungere che s’è sviluppata la credenza che un kris, considerato anche l’arma della vendetta, potesse aumentare il suo potere in base al numero delle uccisioni compiute. Soprattutto in Malesia si crede ancora che un kris ferendo o uccidendo qualcuno ne aspirasse l’anima e che bagnandosi del sangue della vittima ne assumesse abilità e conoscenze.
Un kris autentico dovrebbe essere perfetto nelle forme e nei materiali scelti. Nella lunghezza e nell’ampiezza della lama, nel numero di ‘curve’. Un kris autentico lo comunica al proprio possessore prima o poi e il proprio possessore dovrebbe rendergli omaggio conservandolo con cura, onorarlo secondo riti particolari e in giorni particolari. Dovrà lavarlo con succo di limone. Ficcarne ad esempio la lama in un tronco di banano o immergerla in un bambù ricolmo d’acqua. I giorni migliori per certi rituali variano da zona a zona. Tra giovedì e venerdì per i giavanesi, in occasione di alcune festività come il ‘jumat kliwon’ o il venerdì per i malesi o le etnie musulmane.
Soprattutto a Bali crediamo ch il potere di un kris possa perdurare a lungo se lo trattiamo con cura
onorandolo con offerte secondo il calendario balinese, al punto da fermare le piogge durante i giorni delle cerimonie o al contrario far piovere durante le stagioni secche. Crediamo che possa anche comandare il fuoco. Puntando la lama su un oggetto infuocato si pensa sia possibile spostare la fiamma o l’oggetto altrove a piacimento.
Ma numerosi possono essere i poteri di un kris: rendere invisibili in battaglia, concedere la facoltà di farsi obbedire, c’è chi dice di aver visto acqua colare dalla lama di un kris. Il fenomeno è possibile quando sono stati praticati precisi incantesimi e la lama strofinata tra pollice e dito indice, con un movimento simile a quello usato per mungere una mucca. Dopo le prime poche gocce il flusso può aumentare e la lama può diventare flessibile. A fine processo la lama ritorna alla normalità.
Si dice anche che un kris possa uccidere una persona designata anche semplicemente puntandoglielo contro. C’è chi crede che un kris possa saltar fuori dal fodero e combattere per il proprio possessore o che un kris possa avvertire il proprio possessore del pericolo vibrando.
Ad ogni modo, i poteri di un kris devono essere usati per emergenza o necessità e mai per vanità o dar spettacolo.
A dare tutti questi poteri è l’unione dei vari elementi e dei vari materiali con cui l’arma è stata creata. Non solo la lama ha i suoi poteri, grande ricercatezza e attenzione viene prestata anche al fodero o all’impugnatura.
Spesso il fodero di un kris è fatto di legno (kayu). Generalmente viene scelto il ‘timoho’. Quello del ‘timoho’ è un albero speciale. Si crede che in esso viva uno spirito che si manifesta nelle sue venature. Questo legno viene estratto solo dagli alberi tagliati in giorni particolari indicati dalla tradizione e la cui inclinazione verso un determinato punto cardinale rispetta i canoni previsti.
In particolare a Bali, alcuni tipi di legno come il ‘kayu kelet’ è considerato un dono del Cielo e per questo non viene mai coperto da altri materiali, neanche con l’oro.
Anche le impugnature danno maggior potere e ‘mana’ ad un kris. I materiali vengono scelti con cura e attenzione. L’avorio ricavato dal molare dell’elefante ha il potere di contrastare le energie negative e la magia nera mentre il corallo nero ha potenti proprietà talismaniche.
Peculiare è l’abitudine di porre nell’impugnatura dei kris, talvolta, dei capelli umani. Questi vengono considerati portatori della forza dei loro possessori.
Le figure intagliate o scolpite sulle impugnature aumentano ulteriormente l’energia di un kris.
Soprattutto a Bali usiamo incidere e cesellare dei, guerrieri, demoni, figure mitiche o eroiche per aumentare il potere protettivo dell’arma.
Ma il cuore di un kris è la sua lama. Lì risiede gran parte del suo potere. La sua lama è viva.
Nonostante possa essere anche dritta, un kris è facilmente raffigurato con una lama dalla forma serpentina.
Diamo importanza al serpente come animale. Esso ha molteplici significati: Dio delle tenebre e del profondo, signore delle acque del mondo sotterraneo e delle forze della natura o della fecondità.
Naga è il serpente o drago-serpente e non di rado viene inciso o aggiunto sulla lama per mezzo di altri materiali, quasi come una lunga striscia d’oro che percorre tutta la lunghezza della lama.
C’è chi affonda la lama di un kris appena forgiata nel cervello e nelle viscere di un serpente per aumentarne l’energia.
Altri animali mitici e figure vengono incisi su di essa, da demoni a figure ibride, unioni del mondo umano e quello animale.
Ma della lama, ciò che più conta e la rende unica è il ‘pamor’.
Secondo il particolare disegno del ‘pamor’ un kris può avere influenze positive o nefaste. I vari tipi di ‘pamor’ hanno un loro nome pittoresco in base a ciò cui rassomigliano. La marezzatura o damaschinatura di un ‘pamor’ può essere orizzontale, verticale, a spirale. Ognuna ha i suoi poteri.
Vi sono ‘pamor’ dai poteri negativi. Può accadere che tale disegno esca di sua spontanea volontà e non voluto da colui che lo ha forgiato. In questi casi il kris viene gettato via o regalato ad un museo, ma può avvenire che il proprietario lo voglia tenere. In quel caso sarà necessario dotarsi di un kris il cui ‘pamor’ sia in grado di contrastare o allontanare le influenze negative dell’altro.
Mio stimato lettore e amico, peccherò di orgoglio confessandole che ho l’onore di appartenere ad un’antica famiglia di fabbri. Mio padre e a sua volta suo padre e il padre di suo padre si sono tramandati questo ‘pusaka’ (eredità). Sono umilmente l’ultimo, anche come esperienza, ma cerco di tener viva questa tradizione. Le nostre conoscenze e abilità si sono sempre tramandate da padre in figlio. Mio nonno lavorava a corte e creava kris per i reggenti.
Grande onore gli fu riservato dal raden adhipatti di Bali (reggente). Grazie alla sua abilità visse a corte, esentato dalle tasse, libero unicamente di dedicarsi alla forgiatura di kris unici e irripetibili. Gli fu concessa in sposa una fanciulla nobile e così, nel mio sangue vi è ancora traccia di tali origini. Il nome della mia famiglia è riportato nelle genealogie degli scribi di corte, insieme al nostro stile di famiglia, al tipo di ferro usato, ai disegni più caratteristici, alle forme delle lame, ai loro poteri e le indicazioni dei rituali impiegati durante le forgiature e in seguito per conservare la lama.
Le suonerà strano, ma all’ ‘empu’ viene data un’importanza enorme. L’ ‘empu’ (fabbro) è colui che crea la lama unendo Cielo e Terra, il ferro meteoritico e il ferro preso nelle viscere della nostra terra. Grazie a lui ogni kris ottiene i suoi poteri, grazie alla sua magia, alle sue preghiere, alle sue offerte.
Nel periodo che precede la forgiatura di una lama il fabbro si ritira in meditazione e preghiera su un monte, una giungla o una caverna. Lì resta per il periodo necessario in attesa di un segno da parte delle entità divine o degli antenati che gli hanno tramandato l’abilità.
Preghiere, rituali, offerte continuano per il tempo della forgiatura. Il culmine è raggiunto quando il fabbro infonde nella lama lo spirito, dandole un’anima propria e rendendola ‘viva’.
In tutta l’Indonesia, la figura del fabbro armaiolo era quasi vista come quella dello sciamano, dotato di poteri particolari, capace di infonderli nell’arma creata. Un kris poteva dunque proteggere, dare l’invulnerabilità o guarire. Ma allo stesso tempo un kris poteva dare la morte ad un nemico semplicemente visualizzandolo nel pensiero e puntandoglielo contro da lontano.
Si raccontano persino storie di vergini sacrificate al kris affinché lo spirito o l’anima entrassero nell’arma e che quindi i segni caratteristici sulla lama fossero i capelli della ragazza.
Spero di non averla annoiata con queste storie e queste leggende. Sono tipiche del mio popolo e delle mie terre. Sarò felice di potere aggiungere ulteriori notizie e informazioni su esemplari particolari qualora lei me lo chiedesse.
Sarà un onore soddisfare qualunque sua ulteriore curiosità a riguardo. Sono tante le cose da raccontare e ho ritenuto necessario farle semplicemente una panoramica generale dell’arma.
Ad ogni modo, le spedirò i kris da lei richiesti corredati da una scheda informativa che ne presenti caratteristiche, storia e suo ‘empu’.
Presterò attenzione affinché non le arrivino esemplari dalle origini ignote, assicurandole oggetti i cui possessori precedenti non siano legati a fatti o accadimenti ‘oscuri’.
Nonostante ciò, la pregherei di segnalarmi il kris che le potrà recare problemi.
Purtroppo, anche kris che non hanno mai dato segnali negativi di alcun genere ai loro vecchi possessori, possono all’improvviso mutare le loro influenze in base al nuovo proprietario, al suo carattere o al luogo in cui si troverà.
Ne caso dovesse avvenire una tale malaugurata evenienza, sarò solerte nel darle le indicazioni migliori per risolvere il problema nel minor tempo possibile.
Le porgo i miei più sentiti auguri e le auguro una vita piena e serena.
Hasyim M. Gumacep
18 Ottobre 1955