Rimanendo in tema, al contrario. chiediamo ai nostri ospiti di non aver remore nei nostri confronti, anche "rischiando" di sembrare sadomasochisti...
In effetti pur prendendo delle belle mazzate non mi sentivo in diritto di affondare a mia volta.
Forse per rispetto nell'essere ospite, forse perché mi stavo concentrando sull'esecuzione che per me era totalmente nuova e non volevo sporcarla con la contrazione dei colpi o usare la forza laddove dovevo imparare ad usare il posizionamento o l'angolazione precisi.
O forse anche per non instaurare con l'altro una spirale di contatto sempre più forte nella quale sarei uscito macellato e senza aver capito la geometria esatta dell'esecuzione.
Ora ho capito che se anche avessi affondato di più non ci sarebbe stato nessun problema di ego nel compagno di allenamento e ci saremmo attestati su livelli dolorosi ma sicuri.
Purtroppo, anni di arti marziali in cui se affondavi era solo per cattiveria e ti veniva data indietro maggior cattiveria fine a se stessa e pericolosa per la sicurezza della pratica, mi avevano portato a percepire il livello di contatto in allenamento in questo modo.
I primi anni in cui insegnai ero solito restituire agli allievi la quantità di botte che prendevo dal mio istruttore, come in una cascata verso il basso.
Maturando, imparai a prenderle ma senza farne carico a quelli sotto di me, ad insegnare in un modo un po' più gentile di quello con cui imparavo.
Non fu per motivi commerciali dovuti all'abbandono degli allievi.
Fu proprio perché imparai a farmi carico della cascata senza bisogno di versarla verso il basso. Pensavo: ok tra istruttori, ma questi ragazzi sono qui per imparare a difendersi, non per dedicare la vita ad una disciplina.
Ora invece, dopo essere venuto via dal paradiso terrestre teatro del camp, ho capito che non c'era nessuna di queste dinamiche cui ero abituato, in atto.
Semplicemente:
1- Non siamo lì per imparare a difenderci ma per una disciplina che può durare tutta la vita e che richiede dedizione, per cui non c'è in nessun modo la figura dell'allievo pagante che vuole fare del movimento una volta a settimana.
2- Non ci sono problemi di ego in gioco, il contatto è visto come condizionamento e come fondamentale strumento affinché il corpo del compagno si metta nella posizione necessaria al movimento successivo.
3- E' molto importante scremare grazie al contatto doloroso quelli che sono solo curiosi o che sono solo molto bravi ad apparire sulle riviste fregiandosi di titoli roboanti.
Il punto 3 non significa che chiunque voglia evitare il dolore sia o curioso o commerciale, le strategie di evitamento del dolore e di ricerca del piacere sono alla base della vita e molte persone squisite e degne della migliore amicizia vorranno evitarlo, sceglieranno altre pratiche.
Tuttavia, è un dato di fatto che molti di quelli che si fanno belli sulle riviste dopo una settimana con Ottavio scapperebbero ed andrebbero a conseguire l'ennesimo diploma super militare ferocissimo del metodo usato dagli starship troopers.
Forse questa fuffa trova ancora del seguito, ma avere del seguito non è la necessità di chi intraprende un percorso come quello che Ottavio ci ha dato modo di assaggiare.
Una sola domanda mi rimane nella zucca:
quando una ragazza o un uomo di piccola stazza vogliono incamminarsi in questa pratica, dovendo allenarsi con persone dalle ossa robuste, vengono almeno inizialmente tutelati o è richiesto loro di sopportare quello che sopportano i più robusti?
Me lo chiedo perché forse ci sono persone che avrebbero la passione, ma non ce la fanno a scontrarsi con ossa geneticamente il doppio delle loro, senza contare il condizionamento, per cui magari si vedrebbero costretti ad abbandonare non perché non hanno la mentalità giusta, ma perché rischierebbero molto più di altri di infortunarsi.