Kabuto, quello che posso dirti è che, la maggior parte degli infortuni e incidenti che capitano in Aikido, capitano proprio in quei Dojo dove si rinnega la natura "Marziale" della disciplina.
Quando si tende troppo all'addolcimento dei gesti, quando si evita accuratamente ogni aspetto cruento, fatalmente si finisce per non insegnare quella parte della disciplina.
Un Aikidoka che non ha idea delle finalità "possibili" di ciò che fa, un Aikidoka che non tiene presente la derivazione Daito della propria disciplina, che ignora di studiare gesti atti a "rompere" che si "aprono" per la scelta di offrire una possibilità all'aggressore (Aikido tende a risolvere il conflitto dissuadendo) e si abitua alla "ginnastica dolce" corre il serio rischio di sbagliare un gesto, l'intensità con cui esegue, un angolo o una direzione e rompere un braccio, una spalla o un polso solo perchè non ha idea che il geto che fa nasce proprio per quello.
Solo uno che lo sa può in coscienza decidere di non farlo e stare alla larga da quegli incidenti, mentre uno che ignora non fa alcuna scelta.
Stesso dicasi per il Karate o il Nambudo o qualsiasi Arte Marziale.
Quando studi colpi, leve, proiezioni, lotta, rotture, non puoi metterci la "non violenza", devi aver coscienza di quanto cruente siano le tecniche che studi, proprio per sapere cosa "non si deve fare" ed evitare di rimanere li come un allocco a dire "non volevo, non immaginavo, non credevo...." davanti a un compagno di palestra che urla e piange col braccio penzoloni o il naso rotto.
La filosofia non violenta delle Arti Marziali, nasce dalla profonda conoscenza della violenza, non certo dalla sua negazione.