ma si torna sempre al "perchè devo combattere" o "quando mi devo difendere"?
Infatti
non sono soddisfatto delle risposte
ma attendo ancora fiducioso
C'è un libro che a me piace molto. E' di Henry Pleè.
Parla di punti vitali, ma quello che mi ha colpito è la disamina attenta sotto il profilo psicologico, di come funziona il nostro cervello in varie situazioni.
Sommariamente ve ne sono due durante uno scontro. Il primo è quello in cui percepiamo una volontà da parte dell'aggressore di eliminarci fisicamente. Allora subentra il famoso istinto di sopravvivenza.
Il secondo caso quello in cui pur essendo aggrediti, non percepiamo la volontà di ucciderci. Ad esempio in una rissa o in un incontro sportivo sul ring. In questo caso si parla di "ritualità".
Pertanto su queste basi, per me sussistono tre condizioni:
Il COMBATTIMENTO. Rituale di contrasto nel quale due persone si affrontano con la volontà di far male. Esempio, rissa, incontro sul ring, ecc.
DIFESA PERSONALE/SOPRAVVIVENZA. Scontro nel quale è a rischio la vita.
OFFESA. Azione allenata e studiata specificatamente da chi ha necessità di uccidere per professione. Ovvero militari.
Queste tre cose non coincidono e portano ad applicazioni diverse.
Se vengo aggredito all'incrocio da un pazzo che mi spinge o mi tira un pugno, non reagirò ficcandogli le dita negli occhi o soffocandolo a morte.
Nel secondo caso, se un aggressore tira fuori un coltello con la volontà di uccidermi perchè gli sono antipatico allorà agirò in maniera diversa, secondo l'istinto di sopravvivenza. Colpi int utti i modi, morsi, unghiate, ecc...
Il terzo caso non lo discuto.
Quindi quando potremmo trovarci nei casi di cui sopra?
nel primo e nel terzo solo per nostro volere.
nel secondo perchè ci siamo costretti.